mercoledì 14 dicembre 2011

Clima natalizio?

In un pomeriggio di questi giorni, camminavo, a fatica, tra le gente nel cuore di una città italiana in una fiera natalizia. Era una folla schiacciante, rumorosa, che senza nessun pudore assaliva le bancarelle, travolgendo tutto; si, è un quadro esagerato, sicuramente, ma volevo dare un'idea come quando si osserva la Guernica: il colpo d'occhio è pervaso da un movimento caotico dove Picasso voleva far comprendere le atroci sofferenze dalla guerra civile spagnola.
La folla dove ero immerso non era una guerra, ma la gente era violenta come in una guerra, dove uno è contro l'altro avvolto nel suo microcosmo personale, sordo, ceco, stretto nel suo egoismo.
Ad un certo punto, dentro questa folla, scorgevo un'anziana donna, era storpia, con una tazza in mano chiedeva l'elemosina dicendo "buon natale"; in quel mentre un'altra donna con le mani piene di regali, alla richiesta di carità le si rivolgeva bruscamente dicendo "ma vada via e si vergogni!", io le mettevo un euro nella tazza e la povera donna mi ricambiava con un sofferente sorriso.
In quel preciso istante, assistendo a quell'episodio così incivile volevo urlare a tutti i presenti nella via dicendo "ma che Natale volete festeggiare? Che significa per voi clima natalizio? Vi ricordate cosa si ricorda con il Natale e cosa dovrebbe essere?
Perchè quella donna si sarebbe dovuta vergognare? Perchè era povera e sfortunata, ridotta all'elemosina, motivi ritenuti validi per spogliarla della sua dignità?
In questa società dove l'indifferenza e l'egoismo hanno esautorato l'amore verso il prossimo, rendendoci partecipi ad episodi come come quello che ho narrato, come possiamo essere degni di parlare del Natale?
Questa società ha costruito un Natale basato sul consumismo, l'egoismo e l'ingordigia, dove l'uomo ha dimenticato i propri valori e il senso dell'amore; ognuno si è arroccato nel proprio individualismo, errando senza meta nella più assoluta cecità.
Dire a Natale siamo tutti più buoni è pura demagogia, è il trionfo dell'ipocrisia, tutto l'anno dovrebbe essere Natale perchè l'amore e al solidarietà non hanno tempo, dovrebbero essere presenza costante in noi stessi  ogni giorno, ogni ora.
La magia del Natale non dovrebbe essere insita nel regalo materiale, nel sorriso di circostanza, negli auguri obbligatori, ma nella solidarietà, nel conforto morale e materiale, rivolgendosi a chi è più sfortunato di noi, conferendogli dignità e rispetto, perchè siamo tutti uguali su questa terra.


domenica 11 dicembre 2011

Meritocrazia

La meritocrazia dovrebbe essere un qualcosa di ovvio, figlia della trasparenza e della coscienza civile globale; dovrebbe insidiarsi per ogni dove in Italia come nel mondo, appartenerci, restituendoci quel senso di fiducia, di sicurezza che purtroppo non abbiamo.
Il problema del considerare la meritocrazia un aspetto secondario è il male più deleterio, che ha avvolto come un cancro la società civile, rendendola instabile, debole.
Premetto che la meritocrazia è venuta meno non solo in Italia, ma anche all'estero; ovviamente la percezione diretta l'abbiamo  nello stato in cui viviamo: l'Italia.
Il problema riguarda, purtroppo e soprattutto, la pubblica amministrazione all'interno della quale è stata da sempre attuata la politica clientelare e delle raccomandazioni per incarichi di ogni livello, inserendo nell'apparato pubblico personale inadeguato e incompetente.
E' un malcostume, quello delle raccomandazioni, che ha contribuito ad una costante e graduale perdita di efficienza dell'apparato pubblico diretto esclusivamente a servizio dei cittadini.
Un concorso pubblico vinto da meritevoli, non sarebbe solo un sicuro investimento per la pubblica amministrazione,  ma la risposta in tema di efficienza e professionalità che il cittadino attende,  infondendogli  fiducia e sicurezza nei confronti dello Stato.
La meritocrazia si associa spesso al nepotismo, in quanto determinate categorie professionali rimangono di esclusivo appannaggio in nome di distorte tradizioni che ricordano l'epoca feudale.
Nel tessuto sociale moderno e occidentale, purtroppo, si riconosce ancora l'esistenza, seppur non canonizzata, di caste ben definite che prevaricano le regole meritocratiche.
La soluzione per smantellare un sistema cosi radicato non deve essere considerata utopistica ma certo non ha effetti immediati, se si vorrà avere in futuro una società più giusta bisogna aver fiducia nei giovani, i quali devono comprendere e frenare i comportamenti anti etici, capire che il futuro si costruisce con l'impegno e la serietà d'intenti senza dover ricorrere ad abietti stratagemmi e comprendendo che ognuno, qualunque sia l'estrazione sociale, ha diritto di elevarsi ai massimi ranghi.
Se avvieremo sin d'ora iniziative atte a disfare un sistema viziato e pericoloso ai fini della costruzione di una società che sia capace di dare il giusto alle persone meritevoli e degne, consegneremo ai nostri successori un mondo sicuramente migliore e più libero.


lunedì 5 dicembre 2011

Solitudine

In questo nostro mondo, una piccola sfera vagante nell'universo infinito, ci rapportiamo spesso ad esso nella solitudine del cosmo; non sappiamo se in quello spazio immenso, del quale difficilmente comprendiamo la vastità, non riuscendo a validare nella nostra mente il concetto di infinito, siamo veramente soli e se vi siano altri mondi con altre vite ed altre dimensioni.
E' una solitudine, la nostra, che entra nel nostro io ed abbraccia la nostra esistenza; per questo nell'arco della vita siamo continuamente portati a cercare relazioni sociali causa la paura, inconscia, di restare soli; quindi: solitudine del genere umano nella vastità dell'universo e solitudine individuale dentro il nostro mondo, da qui la costruzione di un nostro personale microcosmo che parte dalla famiglia d'origine e, se questa non c'è, da noi stessi, a volte questo processo non nasce o si interrompe nella sofferenza della solitudine, sofferenza perchè l'uomo, essere sociale come la gran parte degli esseri viventi è spinto per sua natura ad intrecciare relazioni sociali ai fini della sopravvivenza.
La solitudine è stato tema costante trattato da tutti: filosofi, letterati, musicisti, pittori; è stata studiata dagli scienziati, il Leopardi ne fece il baluardo della sua esistenza e della sua produzione letteraria, per Beethoven fu una compagna costante nelle sue struggenti vicende amorose trasfusa nelle sue opere musicali.
Solitudine è sinonimo di sofferenza, abbandono, oblìo, dove l'uomo non trova più sè stesso; raramente l'uomo si ritrova nella solitudine.
Non essere soli equivale a dare senso alla propria vita, a dare quello stimolo che rende viva l'esistenza.
La persona sola va aiutata, considerata, al fine di consentirle di riacquistare la propria autostima e per questo bastano piccoli gesti che per il destinatario hanno però grande valenza per ricostruire quel microcosmo che riteneva perduto per sempre.

sabato 26 novembre 2011

Guardarsi intorno

Guardiamo ciò che esiste intorno a noi, alle volte. E'un qualcosa di faticoso, fastidioso perchè noi siamo abituati ad osservare quello che c'è all'interno dei nostri microcosmi composti dalla quotidianità, dai nostri egoismi, dalle nostre indifferenze.
Sfugge ai nostri occhi spesso la realtà, non percepiamo quell'universo esterno del quale facciamo indissolubilmente parte, come se respirassimo un'aria diversa: non è così.
Saper confrontare la nostra esistenza con altre è un gesto di grande umiltà, un qualcosa di nobile.
L'insoddisfazione personale, il non apprezzare quelle cose che noi abbiamo la fortuna di avere, non saper dare il giusto valore a cose ritenute scontate, non sapersi accontentare di ciò che ci offre la vita, crearsi problemi futili ed inesistenti è ignobile.
La durezza di questo discorso è, ovviamente, rivolta a tutti coloro che non riescono più a dare un senso alla vita, pur possedendo tesori preziosi.
Guardarsi intorno vuol dire gradire la qualità della nostra vita, gioire di aver un posto al mondo.
Ma non potremo mai essere consapevoli delle ricchezze che abbiamo se non usciamo dal nostro microcosmo.
Questo è un discorso che coinvolge tutti a prescindere la credo religioso e dalla condizione sociale.
Per uscire dal microcosmo è sufficiente intrecciare rapporti umani ed ascoltare i problemi altrui.
In questo percorso, che certo non è sufficiente illustrare in queste poche righe, mi vorrei soffermare su uno dei diritti umani più importanti e preziosi: la salute.
Nel nostro microcosmo la salute la diamo spesso per scontata è un qualcosa che ci appartiene e che non pensiamo si possa perdere e, peggio ancora, pensiamo che sia un bene fruito da tutti perchè non vogliamo conoscere le sofferenze altrui causa il nostro egoismo.
Io ho avuto occasione di guardare negli occhi un malato terminale, nel breve incontro visivo è stato possibile percepire tutta la sua sofferenza e tutta la sua rassegnazione per quella vita che gli sfuggiva dalle mani a causa di quel male che, giorno dopo giorno, lo divorava, ho percepito la disperazione della sua compagna di vita che aveva consumato tutte le sue forze affinchè si potesse cambiare quel destino cosi crudele.
Quando entriamo in contatto, seppur per poco, con simili situazioni umane, non possiamo che renderci conto di quanto siamo fortunati di possedere beni che altri hanno perduto per sempre e non per loro volontà, ci aggrappiamo spesso e troppo ai beni materiali, trascurando di possedere altri beni, come la salute, preziosi ed insostituibili.

giovedì 17 novembre 2011

Pensiamoci

E' ormai chiaro che il mondo contemporaneo è basato su sistemi plutocratici dove le potenti lobby, le multinazionali, gli speculatori, le associazioni segrete nell'ombra ingeriscono nei sistemi politici determinandone le decisioni governando, di fatto, il mondo.
E' la prevaricazione dell'economia reale, basata sul lavoro umano, la produzione e i commerci, è la prevaricazione di quella democrazia liberale che con il sangue ci eravamo conquistati; i governi sono in balia di un sistema finanziario globale che con prepotenza influenza le decisioni dei governi dei popoli, dov'è finita la volontà popolare, dov'è finito il concetto di libertà, dov'è finito il diritto di un popolo di governare ed adottare le scelte ritenute più giuste per lui stesso? E' possibile che siano i banchieri e le lobby a decidere come dobbiamo vivere?
Di questo sistema plutocratico e ipocrita un' infinità di cose noi non sappiamo nulla, nè ne dobbiamo sapere nulla, ci vengono raccontate altre cose da parte dei mass media asserviti al potere economico, politico e oscuro, che devono suscitare in noi reazioni emotive che ci distraggano dai problemi reali, che contribuiscano a creare in noi una confusione mentale tale da non comprendere quale sia il bene e quale sia il male, che cosa stia realmente succedendo.
Noi, piccoli, inermi, ascoltiamo e leggiamo tutto quello Loro vogliono che noi sappiamo, noi che il potere non l'abbiamo.
Siamo definitivamente passati da un sistema politico-sociale ad un sistema politico-economico, come dire "si vive per mangiare" invece di "si mangia per vivere".
E' molto pericoloso cambiare i punti di vista quando coinvolgono le sorti di milioni di persone, è assurdo che operazioni finanziarie che di facciata vengono motivate per sostenere imprese e promuovere sviluppo, siamo in realtà il frutto di accordi oscuri finalizzati ad arricchire chi è già ricco, decisi da lobby e società segrete.
I mostri finanziari stanno distruggendo tutti noi, le nostre economie, noi che alla mattina ci alziamo per andare a lavorare e guadagnarci il necessario per vivere, che stiamo cercando un lavoro e non lo troviamo, che stiamo studiando con fatica per avere un posto nella società, che chiediamo soltanto di vivere in pace e in salute, che non ci interessa essere ricchi se questa ricchezza è frutto di disonestà.
I popoli devono riprendere la propria sovranità, preservare la propria economia, bisogna arginare la plutocrazia che selvaggiamente si sta impossessando di tutti noi, l'uomo deve riappropriarsi di sè stesso a partire dal concetto che "il denaro è una sua invenzione".
Pensiamoci.

venerdì 11 novembre 2011

Alluvione: perchè?

Era l'ottobre del 1970 ero dai miei nonni, loro abitavano al secondo piano di un vecchio palazzo dopo Staglieno, sotto il viadotto dell'autostrada, iniziò a piovere, dalla finestra della cucina vedevo il sentiero a gradini che saliva verso il monte trasformarsi in un torrente.
Era la cupa sera dell'alluvione di Genova.
Nel buio la pioggia incessante stava ingrossando il Bisagno e tutti i suoi affluenti, mio nonno aveva chiuso tutte le finestre, nella notte mi nascosi nel letto, impaurito,  mentre il boato dell'acqua del fiume che invadeva tutto mi penetrava, un rumore sinistro che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita, io, bambino, pensavo che finisse il mondo, inghiottito da un mostro invisibile.
In quella notte terribile l'acqua invase tutta la valle del Bisagno, violò la sacralità del cimitero di Staglieno, irruppe ovunque trascinando automobili, alberi, ponti e persone; l'onda arrivò fino al centro della città: un mare di fango assassino inghiottì, nel cuore, Genova.
Come dimenticare la vista, dall'alto della tromba delle scale, dell'acqua che aveva invaso il portone, il rumore della gente che camminava nel fango, il vociare dei vicini di casa che in dialetto si chiedevano cosa stesse succedendo, mentre in lontananza si sentiva il suono delle campane delle chiese che si confondeva con lo scrosciare sinistro dell'acqua.
Come dimenticare le auto accartocciate una sull'altra, le strade piene di fango, i ponti crollati e la disperazione di chi aveva perso tutto in quella notte maledetta.
Eravamo in casa, prigionieri, fortunati solo per non essere al piano terra come tanta altra gente.
E' un ricordo tremendo che non dimenticherò mai.
Quando il 4 novembre ho sentito le prime notizie arrivare da Genova ho detto: ecco ci risiamo, in 41 anni le cose non sono cambiate, il mondo si evolve, ma certe cose restano sempre le stesse, immobili.
Mi sembrava di rivedere le stesse scene del '70 ma a colori, ma il grigio della tragedia e gli occhi della disperazione erano gli stessi: Genova, una delle più importanti e moderne città italiane, era di nuovo in ginocchio dall'alluvione.
Inutile, a mio avviso, addossare le colpe all'ultimo sindaco o all'ultimo responsabile, perchè, semplicemente, si continua a far finta di non sapere che le cause delle alluvioni a Genova, come nel resto della Liguria, sono ricunducibili all'incuria manifesta dei greti dei torrenti, nell'aver coperto gli alvei ed averli trasformati in strade, nell'avere selvaggiamente edificato ecomostri ai tempi d'oro della speculazione edilizia; l'acqua si riprende i suoi spazi, tutto qui.
Il torrente Fereggiano ne è l'esempio, tra l'altro, ancora più assurdo: dal Monte di Quezzi scende questo torrente strozzandosi letteralmente in una conduttura e proseguendo tutto il resto del suo percorso sotto la strada, anche chi è ignorante in idraulica può capire che la portata d'acqua non può essere costante da una sezione grande ad una piccola, provocando la diminuzione della velocità del fluido con l'esondazione dello stesso: è il principio dell'acqua in un imbuto.
Ma le colpe non vanno solo a chi ha dissestato l'ambiente per fini economici e politici, vanno anche a chi non ha provveduto ad affrontare la problematica delle acque e a chi ha iniziato a realizzare opere pubbliche per cercare di risolvere questi problemi utilizzando quantità enormi di denaro pubblico, lasciando poi i lavori incompiuti  per mancanza di ulteriori fondi, per assurdi problemi burocratici o perchè stoppati dalla magistratura in quanto correlati ad oscuri fatti penalmente rilevanti dovuti a corruzione, appalti illeciti ed infiltrazioni della criminalità organizzata.
Alla fine chi ne paga le conseguenze di tutto ciò?
I cittadini onesti che pagano le tasse, che dovranno ricominciare tutto da capo perchè l'alluvione ha distrutto tutto, consapevoli dell'inerzia di un sistema, tipicamente italiano, che una volta finito il clamore del momento, tornerà a non interessarsi, per asseriti problemi economici e di chissà quale altro tipo o altre scuse, del dissesto idrogeologico e l'acqua, bene di tutti, elemento prezioso della nostra vita, continuerà a trasformarsi in un feroce mostro devastatore ad assassino.



giovedì 3 novembre 2011

Madre Terra

Gli  ultimi tragici fatti naturali di Liguria e Toscana sono un segnale che la natura fa all'uomo.
Una natura violentata che crediamo avere sottomesso, poi, di soppiatto ci si accorge che la sua potenza è tale da renderci una nullità.
Non è catastrofismo, sia ben chiaro, l'uomo e la terra sono due elementi complementari che vivono in simbiosi  dall'eternità.
Questo nostro pianeta è la nostra casa, ci ospita come una madre: infatti i nostri antenati vedevano nella terra il simbolo della divinità, un qualcosa di superiore ed eterno, potente e vivo; un rispetto così alto da rendere l'uomo sempre un suo suddito.
Il senso di maternità della terra, quelle braccia che ci avvolgono e ci permettono di dare un senso allo vita, quella terra feconda che permette a tutti gli esseri viventi di crescere e continuare la propria specie, la generosità con la quale è stato offerto ogni bene che c'è in natura devono fare riflettere attentamente l'uomo che non è stato riconoscente di quanto ha ricevuto, dimostrando invece ingratitudine ed egoismo. Il senso di superiorità del genere umano ha messo in serio pericolo quell'equilibrio simbiontico con il suo ambiente naturale, il suo progresso lo ha portato a saccheggiare senza ritegno le risorse naturali disponibili, a deteriorare l'ambiente, tutti doni che andavano gestiti con oculatezza anche in vista delle generazioni  future.
Ma al futuro non ci ha pensato nessuno e oggi le nostre generazioni cominciano a pagare i danni del passato, in un mondo sempre più affollato e abbisognevole di risorse alimentari ed energetiche.
Ma la terra manda segnali e, come dicevo prima, l'uomo diventa impotente: terremoti, uragani, catastrofi naturali, in questi frangenti siamo indifesi, piccoli, la tecnologia, quel mondo tecnologico che ci siamo creati intorno non ci protegge, anzi, ci distrugge.
Le forze della natura sono indomabili e imprevedibili, sono le stesse forze che agiscono dentro di noi, l'uomo soggiace al suo destino, il caos degli eventi è incontrollabile, la fragilità umana predomina, senza scampo.
Per questo la terra, un giorno, si riprenderà tutto e l'uomo concluderà il suo ciclo, una fantastica avventura che finirà se l'umanità non avrà l'umiltà di tornare a pensare di essere figlia, seppur prediletta, della madre terra.




venerdì 28 ottobre 2011

Crisi

Crisi è una parola che ormai imperversa continuamente ovunque, basta aprire un giornale, sfogliare le notizie su internet parlare in giro con la gente.
Crisi nazionale, europea, mondiale, crisi nella crisi, stato di crisi, crisi economica, crisi del lavoro, crisi dei consumi, si può andare avanti all'infinito.
Parlando dell'Italia si fanno, si colgono differenze circa la crisi: il Nord industriale sta subendo gravi ripercussioni sul mercato dovute alla concorrenza di altri emergenti soggetti economici esteri, tuttavia, in determinati settori riesce a sostenere, seppur in parte, la competitività grazie all'esclusività dei prodotti e alla loro qualità, purtroppo la competitività, in termini di offerta sul mercato, è stata ottenuta, anche troppo spesso, allocando unità produttive al di fuori del territorio nazionale laddove la manodopera è a più basso costo, ciò però a inevitabile discapito dell'occupazione nazionale. Molti operatori sono però riusciti a conservare posti lavoro grazie a valide strategie di mercato andando a reperire clientela in paesi in via di sviluppo, spostando quindi gli assi commerciali e con buoni risultati; la crisi del lavoro, tuttavia, si è creata anche per il diverso tipo di richiesta di occupazione, tante aziende non reperiscono operai specializzati, talvolta, pura manovalanza, che viene attinta dalla pletora di cittadini stranieri che entrano nel territorio nazionale; il settore agricolo sopravvive grazie soprattutto alla manodopera straniera, purtroppo e troppe volte sfruttata e gestita, soprattutto al Sud, dalla criminalità organizzata.
Lo stato di crisi dell'imprenditoria  ha favorito il ricorso a rapporti di lavoro ritenuti più convenienti in termini di costo, diversi dal rapporto di lavoro dipendente a tempo determinato, facendo dilagare lo stato di precarietà del mondo del lavoro.
Per gli imprenditori pressione fiscale eccessiva, scarso giro d'affari dovuto alla costante diminuzione del potere d'acquisto e la difficoltà di restare sul mercato a causa della inconstrastabile concorrenza di taluni paesi esteri come la Cina, sono le cause principali di questo stato di stagnazione dell'economia che non rende possibile nuovi investimenti portando ad una inevitabile recessione.
Non sono da sottovalutare inoltre, per l'Italia, l'economia sommersa e il mercato illegale, un'economia parallela che complica notevolmente la situazione nazionale e fa perdere enormi entrate tributarie alle casse dello Stato oltre a favorisce la concorrenza sleale.
Soluzioni? Guardarsi intorno, mettere da parte l'orgoglio nazionale e cogliere soluzioni dai nostri partners europei a partire da una vera riforma del sistema tributario ed emanare seri provvedimenti che consentano un vero ed efficace contrasto all'evasione fiscale anche in termini di sanzioni, perchè solo se tutti contribuiranno alle entrate erariali sarà possibile diminuire conseguentemente la pressione fiscale, favorendo cosi le imprese e i consumi, migliorando lo stato di crisi economica.
Discorsi scontati e utopici? Qualcuno lo penserà sicuramente, soprattutto pensando che in Italia basso è il senso civico e chi evade le tasse è stato considerato finora sempre "un furbo" e non "un ladro".



martedì 25 ottobre 2011

Bisogno di aiuto

Ci sono momenti nella vita nei quale sembra sia diventato tutto improvvisamente oscuro, come se si entrasse in un tunnel senza fine, senza la possibilità di scorgere la luce dell'uscita; il buio cala come le tenebre della sera, fa sentire il freddo dell'angoscia e l'aria sferzante dell'impotenza.
Tante volte ci sentiamo impotenti, non riusciamo a fare cambiare il senso del nostro vivere e ciò ci sconforta.
Spesso non si riesce ad ottenere ciò che si vuole, spesso si reclamano valori come il bisogno di giustizia e la voglia di libertà; tante persone subiscono ingiustizie, danneggiate da individui senza scrupoli che infieriscono senza pietà, poi cercano giustizia in un mondo dove l'onestà e l'etica sono concetti assai poco considerati; spesso questo bisogno di giustizia non viene soddisfatto, accrescendo il senso di sfiducia verso chi dovrebbe istituzionalmente dovrebbe proteggere le vittime e punire severamente chi approfitta, chi ruba, chi truffa, consolidando inoltre un deleterio spirito di rassegnazione; non dovrebbe essere utopistica la richiesta di avere una vera giustizia, ma, alle volte sembra che la giustizia non sia di questo mondo.
Il bisogno di avere un aiuto da parte di qualcuno, anche per delle piccole cose, spesso non viene soddisfatto, aiutare il prossimo è troppo spesso un qualcosa di evitato, perchè nell'egoismo si rifugia spesso la concezione dell'esistenza; quindi colui o colei che non riceve aiuto da nessuno, che deve fare ogni cosa da sè, affrontare problemi anche gravi da sè si sente al buio, al freddo.
Non dovrebbe essere utopia aiutare il prossimo, amare il prossimo, cercando di mettere da parte l'egoismo e l'opportunismo.
Tanti problemi possono essere risolti con l'aiuto reciproco, superando rancori e diffidenze, dare un aiuto significa donare un po' di se stessi all'altro, un atto di generosità gratuito, che seppur inefficace per la difficoltà dei problemi dell'altro, consente a quest'ultimo di vedere comunque una luce in fondo al tunnel, di avere del conforto, di ritrovare la fiducia, di avere una speranza, di ritrovare l'autostima, elementi, questi, che danno la forza per andare avanti, l'energia che navigare nel tempestoso mare della vita.


domenica 23 ottobre 2011

Silenzio

Ogni volta che sentiamo notizie tragiche l'emozione ci assale e l'angoscia, la tristezza ci paralizzano, forse anche perchè le notizie arrivano in fretta, entrano con violenza nella nostra casa, oggi la comunicazione è cosi, irrompe nella nostra sfera privata e talvolta ferisce, oggi è stata una domenica da dimenticare, tutta la settimana è da dimenticare.
Il pensiero di oggi è per il  ragazzo che è morto stamattina in moto, spero che nessuna si permetta di commentare, solo silenzio nel dolore di una giovane vita strappata con violenza nella tragicità del fato, solo col silenzio si rende omaggio a chi ha perso tutte le opportunità troppo presto.




domenica 16 ottobre 2011

Violenza

Indignarsi, condannare, imprecare, urlare, non basta, no.
Violenza che chiama violenza, violenza sulle persone, sulle cose, nell'aria, sulle istituzioni, tutto a ferro e fuoco, no non è civiltà, non è questo l'uomo.
I fatti di Roma per l'ennesima volta dimostrano che esiste tra noi, nella nostra società, un lato oscuro che si manifesta in modo terribile qualora ce ne sia l'occasione.
La violenza si manifesta nei modi più svariati e mai è giustificabile, l'atto violento compiuto in ragione di una mancanza di etica, di morale, di quei valori che dovrebbero contraddistinguere ogni essere umano, è abberrante. 
Senza fare retorica, vorrei inviare un messaggio a chi vive di violenza e lede il quieto vivere delle nostre città: riprendete la vostra coscienza, guardatevi dentro, riguardate i filmati dei vostri misfatti, guardate in faccia a chi avete bruciato la casa, la macchina, guardate in faccia quei poliziotti, ragazzi della vostra età, che volevate massacrare solo perchè erano un simbolo dello Stato, siete ancora in tempo perchè siete giovani, se capirete di aver sbagliato potrete anche voi contribuire in bene per un mondo migliore, la violenza fallisce sempre, solo l'amore vince sempre!


lunedì 10 ottobre 2011

Siamo tutti uguali

Vorrei urlare in mezzo ad una strada per far capire che tutti siamo uguali, sette miliardi di individui siamo su questo pianeta, sempre in aumento; l'uomo moderno ha alle spalle 200.000 anni di storia  eppure, nonostante la sua evoluzione, la sua crescita intellettuale, non ha capito ancora di non ripetere gli errori del suo passato: utopia, si, utopia, in un dibattito infinito che non trova soluzioni per i grandi problemi in ogni tempo, non è bastato il tuffo nel futuro per annullare i problemi che c'erano in passato, non è bastato un secolo, quello appena trascorso, dove era prossimo il rischio dell'autodistruzione con le armi atomiche, siamo rimasti fondamentalmente primitivi: un individuo trova ancora giustificazione nel prevaricare l'altro, non c'è uguaglianza. E' la natura umana, viene giustificato, è la genetica, è il nostro essere "umani", ma non è cosi: diffidenza, egoismo, potere, cattiveria, tutto viene strumentalizzato per soggiogare, eludere ciò che constentirebbe di vivere in un mondo senza sofferenze o con meno sofferenze, ma nulla è valso per far capire all'umanità che ogni singolo individuo non può essere privato dei suoi diritti fondamentali come la libertà e non può essere discriminato per la sua razza, il suo sesso o per altro ancora, per questo vorrei urlare per strada per far capire a tutti che siamo tutti uguali, che la nostra vita è limitata, che tutto il nostro egoismo avrà una fine, che il lato oscuro di noi stessi non dovrebbe tramandarsi!
Invece tolleriamo che un bambino di neanche quattro anni chieda l'elemosina per la strada, che una persona che sta male non venga soccorsa, che ci siano stati dove sistematicamente vengono violati i diritti umani, che ci sia una grossa parte di questa Terra che soffre, ogni giorno, ogni ora, mentre noi scartiamo il cibo solo perchè non ci piace, ci facciamo inghiottire dal consumismo affondando nello spreco, evitando di curarci di chi soffre vicino a noi o di chi ha meno di noi.
Il bene è gratuito, ma tanta, troppa gente, lo ritiene una merce di scambio, perchè uno si sente superiore all'altro, perchè non c'è l'umiltà ad ammettere che siamo tutti uguali e che ogni sorta di discriminazione va comunque condannata.

venerdì 7 ottobre 2011

Chi ha cambiato il mondo

Ci sono uomini e donne che hanno cambiato il mondo, che lo stanno cambiando e lo cambieranno; spesso non sono stati capiti dai contemporanei, sono stati taciuti, sono stati estromessi, ma anche non sono stati notati perchè umili nel loro silenzio.
Il mondo lo si può cambiare, basta volerlo.
L'uomo può cambiare se stesso, basta che lo voglia.
Andare sempre avanti è sempre stato il motore del mondo, senza il quale tutto sarebbe ancora immutato, il mondo non sarebbe tale se non ci fossero state persone capaci, caparbie e creative capaci di cambiarlo anche nella loro apparente follia, nella loro vita disordinata, senza regole, anticonformista.
Grazie a queste persone, che hanno agito nei campi pià svariati, dalla scienza allo spirito, il mondo ha conosciuto il suo progresso.
Nell'era moderna, tuttavia, queste persone hanno una grande strumento in più: la comunicazione.
Nel passato le idee si diffondevano di meno e solo verso i ceti colti, ora e grazie soprattutto alla rete, chiunque riesce a corrispondere con il resto del mondo rendendo la divulgazione delle idee di velocità pari a quella degli impulsi cerebrali che le hanno generate; oggi chi vuole innovare l'umanità, cambiare la società ha questo strumento eccezionale.
Se i grandi uomini del passato avessero avuto la possibilità di poter comunicare come l'uomo moderno, vivremmo sicuramente in un'epoca ancora più evoluta.

lunedì 26 settembre 2011

L'assoluto

La novità sui neutrini che dopo accurate, lunghe, ripetute misurazioni, sembrerebbero aver superato il muro della velocità della luce che Einstein, nel 1905, aveva conclamato, con la teoria della relatività, quale valore assoluto, ha fatto tremare tutti; i commenti e le valutazioni li lascio ai fisici, la teoria della relatività per ora continua a reggere, le altre leggi fisiche continuano a reggere nel nostro viaggio nel tempo e nello spazio, certamente una domanda si porrà sempre l'uomo: ma cosa è veramente assoluto? L'uomo ha viaggiato nella storia tramandando le sue conoscenze, nei secoli lo scibile umano è stato più volte stravolto, conoscenze astronomiche degli egizi sono diventati canoni scientifici solo nell'era moderna, pregiudizi della più svariata natura hanno messo a tacere personaggi illustri, magari finiti al rogo per aver detto cose vere ma che non dovevano essere dette, tutto ciò mentre sin dal suo inizio, comunque immaginato o teorizzato, l'universo avanzava con le sue leggi che dovevano solo, si fa per dire, essere scoperte e rese note per far comprendere come esso funzionava, un concetto semplice dopo tutto.
Però c'è un se, un ma...tutto quello che la scienza ha scoperto è certezza assoluta? La continua ricerca scientifica che l'uomo svolge è per avere una risposta a questa domanda che si incrocia poi con la filosofia, nell'eterno dilemma che cerca di unire il certo al trascendentale. Il bisogno di certezza è insito nell'animo umano, l'incertezza genera paura, sempre; da qui il tremendo scompiglio che ci sconvolge quando un qualcosa che pensavamo fosse assoluto, in realtà, non lo era o non lo era mai stato, è una perdita di certezza che destabilizza, da qui si capisce quanto è fragile l'uomo: la sua vita ha bisogno sempre di conferme, ma il concetto di assoluto non può mai essere confermato. Nulla è permanente, tutto si evolve. Lo stesso fatto di rimettersi in discussione nel corso della vita fa parte del bisogno di rinnovamento che l'uomo ha dentro di sè. Per questo la ricerca scientifica, che esalta la necessità di evoluzione della conoscenza, può sconfessare teorie del passato superandole, dimostrando quindi che nulla è immodificabile o rivisitabile, che nulla è assoluto.





















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martedì 13 settembre 2011

Qu' est-ce-que il y aura en memoire de nous?

Les Egyptiennes, les Grecques, les Romains, les Babylonien, aussi les hommes prehistoriques ont laissèe ses souvenirs vers nous,  est une chose merveilleuse, une temoignage incroyable; avec ses dessins, ses ècrites, ces civilisations ont donnèe, pour l'eternitè, toute leur histoire, toute leur culture.
Avec leur souvenirs, hommes qui ont vècu dans la nuit des temps, ont permis a l'homme modern de composer une histoire perfecte et superbe, les bases absolutes de tout le savoir humain; il est suffit penser au latin: une langue parlèe par les antiques romains et adoptèes du christianisme et pour toutes le sciences antiques aussi pour le grec, la langue adoptèe pour traduire les èvangiles.
La pierre, le papyrus, le papier, toute materieles qui ont adresèe le temp, les siecles et, on dirait, tout analogique!  Lorsque l'homme laissait imprimer sur des supportes les plus variables ses histoires, ses massages, les communications etèes immediates, comme, cette a dir pour example jusqu'à le siecle passè avec la machine à ecrire ou avec l'impression de journaux; ceci donnerait l'impression de idèes vieilles, passèes; mais il n'est pas comme ça.
L'homme, à partir dejà de la premiere partie du XX eme siecle, a developpè avec ses decouvertes scientifiques dans le champs de la tecnologie associèe a l'electricitè, le monde de l'electronique et, depuis, de l'informatique, in particulier, avec l'invention du code binaire a etè revolutionè le concept de codifier chaque information, chaque calcule, parce que le code binaire a introduit definitivement l'homme dans l'age numerique.
Le monde numerique a revolutionnè la vie de l'homme aujourd'hui, a modifiè totalement les habitudes dejà a partir de les enfants, a changè le systeme du travail et des commerces, mais l'homme etè en train dans les ans '90 aussi de se porter encore plus en avant avec "internet", le plus grand systeme de informations et communications que, avec ses developpes, a conduit a la plus complete transformation du monde: mais il serà bien fait-ça?  Le remplacement du papier avec les supportes numeriques seront un sure moyen de comunication avec les generations futures?  On dit que le DVD dovrait etre eterne, mais depuis on a decouvert que avec le temp il aussi va a se degrader, si tout la connaissance et oevres modernes seront virtuelles, il y aura la certitude de l'èternelle? Beaucoup des doutes il y aurait environ le monde virtuel et numerique; le risque de la complete disparition des temoignages de notre civilization moderne sarait concret, tous perdu pour toujour.
Pour cette raison, la recherche sur le developpement des systemes numeriques et virtuelles, doit decouvrir absolument le moyen pour ne effacer pas la temoignage de notre monde dans l'avenir.
(excusez moi pour mon mauvais français)


domenica 11 settembre 2011

11 settembre

Non voglio fare retorica sull'11 settembre, perchè se ne è parlato tanto, tantissimo in questi dieci anni, forse troppo ed è sfuggito un particolare importante: conoscere fino in fondo il vero unico motivo delle stragi di quel giorno che, come tutte le stragi, portano emotività corroborata dai mezzi dei comunicazione che cercano, con successo, di suggestionare, ma non di informare veramente il pubblico.
Nella sua immensa tragedia, l'11 settembre è stato, purtroppo e a lungo, un enorme spot, sul quale giornalisti, case editrici, televisioni e tutto l'indotto ad essi collegato, hanno guadagnato montagne di denaro e questa, francamente, è una qualcosa alquanto squallida, lo sfruttamento commerciale di fatti terribili non è degno di una società che si ritiene civile.
Non c'è mai stata chiarezza, a mio avviso, sull'intera vicenda, le carte non sono state ancora del tutto scoperte, quello che però si sa, e per certo, che quel giorno, in una normalissima giornata di fine estate, migliaia di persone innocenti hanno perso la propria vita senza sapere perchè, di troppi non se ne è saputo piu nulla, spariti, ingoiati dai quei grattacieli implosi su loro stessi, la ricorrenza dell'11 settembre deve essere unicamente un giorno di silenzio e raccoglimento.
L'11 settembre, indubbiamente è stata la strage delle stragi, per il suo significato e per l'obiettivo colpito, un evento terribile che ha cambiato il mondo occidentale, su questo penso che non ci siano dubbi; ma rendere omaggio alle vittime di queste stragi significa comunque ricordarsi che, nel mondo, ci sono state tantissime altre stragi, delle quali se ne è parlato poco o forse nulla o, più semplicemente, ce ne siamo dimenticati, delle quali le vittime sono altrettanto degne di rispetto, la memoria va a tutti e non solo ad alcuni.



I


mercoledì 7 settembre 2011

Permanentemente instabile

E' un po' che non scrivo sul blog, ciò mi ha preoccupato molto in questo periodo, avevo paura che le idee se ne fossero andate, perdute per sempre: ciò è causato dal fatto che l'uomo è un essere  "permanentemente instabile", è vero: queste due parole assieme sembrano un paradosso, eppure il concetto trae origine dalla natura stessa dell'uomo, è l'assenza di un baricentro, perchè basta un'emozione a sconvolgerci, basta un rumore per spaventarci, tutte alterazioni che incidono profondamente sul nostro comportamento tali addirittura da far cambiare l'impostazione stessa della nostra esistenza.
Nessuna vita è di routine, ogni uomo, ogni donna, è individuo a sè ed ognuno trascorre il tempo della propria vita in modo diverso, anche le cose che sembrano più banali, che quotidianamente si compiono, possono essere speciali, se eseguite con passione e amore; certo è una concezione ottimistica che tanti non condivideranno, la noia della vita quotidiana fatta di lavoro, scuola, casa, mangiare, dormire.........è tale se a queste cose si dà un colore grigio, senza passione nè amore: anche il rapporto di coppia diventa grigio se non c'è piu passione e amore.
Bisogna colorare la nostra vita, sempre, e meditare su ciò che possiamo migliorare, perchè l'uomo è permanentemente instabile, è la sua creatività che lo contraddistingue dagli altri esseri con una grande forza di andare sempre avanti e reagendo ai problemi, senza subirli passivamente.
La vita, anche quando avanza negli anni, può serbare delle sorprese, perchè siamo immersi in un caos ideale; basta un fatto, una conoscenza, una curiosità per deviare un percorso nel quale ci sentivamo già predestinati; il cambiamento non deve spaventare, la paura della nuova condizione non deve assalirci, ci deve, bensì, incuriosire, ciò che vivremo di nuovo sarà una cosa emozionante e piacevole se abbiamo scelto di viverla con passione e amore.
Tutto ciò va vissuto con fierezza, dicendo quello che si pensa e agendo con coerenza,  senza spaventarsi delle proprie vicende, la persona forte e tenace sarà sempre stimata dagli altri perchè in grado di affrontare i momenti instabili della sua vita senza ipocrisia.

venerdì 19 agosto 2011

Mare

Un mare per quanto piccolo è un qualcosa di immenso, questo lo percepisco ogni volta che mi immergo in quell'acqua salata e fresca che rigenera il corpo e la mente; ho fatto il bagno in parecchi mari che sulle cartine sembrano piccoli laghi come il Mar di Marmara, per esempio, ma anche lì non potevo vedere che fino all'orizzonte, in quel preciso momento mi sentivo piccolo, inghiottito da quella massa d'acqua azzurra,  fragile di fronte alla forza del mare ma, tuttavia, attratto dal fascino di quella distesa liquida che ha, da sempre, attirato l'uomo.
La forza del mare è insita nel mistero che custodisce, un enorme e fantastico scrigno che ancora oggi è in gran parte ignoto, forse ancora più ignoto dello spazio che ci circonda.
Ogni volta che volgo lo sguardo al mare, accompagnato dal suono delle onde che si infrangono sulla riva, la mente vola, sublimata dai riflessi dell'acqua, mentre gli occhi percepiscono il grande spazio che hanno di fronte che si confonde all'orizzonte con il cielo blu.
Il mare e l'uomo, compagni di viaggio e avventura, amici nemici, hanno vissuto in simbiosi sin dalla notte dei tempi, il mare ha regalato i suoi tesori, ha aiutato l'uomo ad evolversi, di contro l'uomo non è stato sempre grato con lui, anzi lo ha spesse volte maltrattato e depredato, dimostrazioni ne sono l'inquinamento e lo sfruttamento indiscriminato della pesca, le stragi delle balene, la cementificazione delle coste.
Con i suoi interventi devastanti l'uomo ha sovente avvelenato il suo più grande alleato, non c'è niente da fare: anche in questo caso l'essere più intelligente della terra ha dimostrato ben poco rispetto verso l'ambiente e soprattutto verso il mare; non voglio entrare nei discorsi demagogici relativi al rispetto per l'ambiente, li conosciamo bene, l'unica cosa da fare era, per restare amici del mare, averne cura sin dall'inizio non dopo; l'irrefrenabile voglia dell'uomo di progresso gli ha fatto sin dall'inizio dimenticare di essere lui stesso parte integrante della natura violata,  di essere dentro il sistema e non sopra il sistema, facendogli dimenticare della sua soggettiva impossibilità di dominare i fenomeni naturali, di contrapporsi alle forze della natura; per questo dico che quando vedo il mare mi sento piccolo perchè prima o poi la natura riesce sempre ad avere la sua rinvincita sui soprusi dell'uomo.

domenica 14 agosto 2011

Il nostro mondo è veramente evoluto?

Il nostro mondo lo riteniamo evoluto, ma ne siamo veramente sicuri?
Forse ci ha accecato il numero "2000", una porta che sembrava ci sbalzasse direttamente nel futuro, che sembrava ci lasciasse alle spalle e per sempre un millennio iniziato in pieno medioevo.
Tante cose sono state dette ma poche cose sono state fatte dopo il 1° gennaio 2000: doveva essere una data storica, le generazioni che la vivevano erano tra coloro che potevano dire di essere vissuti a cavallo di due millenni, una cosa fantastica a quanto pare.
Si pensava che tutto il mondo, dopo il 2000, si sarebbe vestito di quell'aria futurista, forse anche un po' sterile, ma innovativa, moderna dove l'uomo avrebbe vissuto vestito della sua tecnologia un pò come nei cartoni de "I Pronipoti", con gente scintillante, ricca, città piene di torri e macchine volanti, la definitiva conclusione del passato, vissuto nella fatica, nella povertà e con le guerre.
Si, ho divagato, con lo stesso stato emotivo che vivevo da bambino, quando pensavo al futuro, a quel mondo in cui sarei vissuto da grande, da vecchio, erano sogni sorretti dalla speranza di un mondo diverso che aveva risolto, finalmente, i suoi problemi di povertà, fame, disuguaglianza, ingiustizia, malattie, guerre: un'utopia; si, perchè l'umanità non si è avvalsa affatto delle esperienze della storia dalla quale trarre insegnamento, ha continuato a seguire i suoi istinti senza voltarsi indietro e senza andarsi a guardare dentro, cieca e sorda.
Il risultato è stato che ora, all'undicesimo anno dell'era 2000, il mondo continua a patire sofferenze come in passato, dilaniato da conflitti, miseria e ingiustizie, et etiam, continua a viaggiare a velocità diverse: un mondo composto da mondi diversi nei quali, con modalità altrettanto diverse, c'è una continua violazione dei fondamentali diritti dell'uomo e la negazione dei suoi  bisogni primari.
Che ci sia una parte, quella dominante, di mondo, tecnologicamente progredita in grado di gestire grandi interessi come quelli economici e di mercato non significa affatto che il mondo, nel suo complesso abbia raggiunto un grado apicale, in relazione al tempo, della sua evoluzione.
A prescindere dai singoli contesti culturali,  ritengo che fino a quando l'umanità intera non garantirà fino all'ultimo dei suoi componenti i più elementari diritti, questo nostro mondo non potrà mai ritenersi progredito, ma questo si sa, è utopia.
Nel mondo continua ad insistere un sottobosco di sofferenza enorme con un un occidente opulento e sprecone in contrapposizione al Sud del mondo misero e affamato, indignarsi non basta.
Ma tutto passa segnato dall'indifferenza e, in parte, dalla rassegnazione, forse è l'assenza di speranza dettata dall'impotenza soggettiva di poter cambiare le cose, correlata ad una crescente generale mancanza di rispetto della dignità umana, questa una costante che nel nuovo millennio doveva definitivamente decadere.

domenica 31 luglio 2011

L'egoismo

L'egoismo dell'uomo non ha limiti: un misto di indifferenza, sete di potere, denaro, affermazione; nella storia dell'umanità l'egoismo ha creato mostri, messo in ginocchio interi popoli, negato diritti, diviso famiglie.
L'egoismo è l'amore assoluto per se stessi che se portato all'accesso crea grave nocumento agli altri; il raggio d'azione può essere breve, ma non certo meno intenso o più esteso laddove vengono coinvolti anche i grandi interessi e le grandi masse.
Le dittature, per fare un esempio, riconducono sempre agli interessi esclusivi di una sola persona o di una casta che con metodi antidemocratici, frutto della follia, riesce ad assoggettare intere masse di popolazione negando i diritti umani, condizionando le economie, imponendosi, a livello internazionale avocando la sovranità nazionale basata su un sistema assolutistico. La storia ci insegna che i tiranni e i sistemi a loro collegati hanno sempre avuto una fine; l'istinto di sopravvivenza, la forza e il coraggio alimentati dai nobili ideali di libertà hanno sconfitto il totalitarismo, i mostri hanno vita breve, il male, le forze oscure che si insidiano come cancri nelle società vengono prima o poi estirpati.
Ma l'egoismo è nell'uomo anche nella vita  di tutti i giorni.
Bisogna resistere all'egoismo e dare spazio alla generosità, la solidarietà, non solo materiale,  da una persona verso l'altra esercitata con la comprensione e l'ascolto; caso tipico nella coppia, entrambi devono essere solidali, l'amore è complementare, quando nella coppia c'è egoismo, c'è ipocrisia,  non c'è più coppia; inoltre il bene, quello vero, è sempre gratuito, se per un gesto di aiuto si ha la pretesa di una contropartita, già il gesto stesso stesso è egoismo; il bene offerto non deve essere a vantaggio di se stessi ma per gli altri, sempre.
Sconfiggere l'egoismo già nella vita di tutti i giorni porterebbe ad una migliore vita relazionale, un contributo notevole per la società nella quale noi viviamo, tutto ciò è utopistico, lo so, l'illusione di un mondo futuro perfetto, con un uomo perfettamente equilibrato in pace con se stesso e con gli altri è una speranza che tende a infinito, tuttavia le buone intenzioni, sempre e comunque, non saranno mai dannose all'uomo e al suo mondo.

sabato 30 luglio 2011

La nostalgia

La nostalgia è un sentimento che accompagna, costantemente, l'uomo.
Spesso pensiamo al passato, perchè solo questo è cosa certa nella vita, la transizione dal passato al futuro, il presente, collega ogni momento dell'esistenza, uno scorrere del tempo circolare che fa percepire e rivivere nell'esame del ritroso ciò che la mente, nel ricordo, immagazzina, scartando involontariamente, ciò che non si vuole ricordare. La nostalgia traspare sempre in ciò che ricordiamo, è un sentimento legato ai luoghi, situazioni, persone; facendoci dimenticare la concretezza del presente. Talvolta vorremmo che il presente fosse come il passato, ma poi ci rendiamo conto che l'esistere volge solo in avanti e che è impossibile rivivere o attualizzare i momenti vissuti, talvolta vorremmo invece un presente diverso dal passato, i dispiaceri, le situazioni dolorose vissute segnano in maniera indelebile la nostra vita, ma anche in questo caso, il nostro antecorso storico ha momenti immemorabili che affiorano nella nostra mente con la nostalgia.
La nostalgia accompagna le poesia di un poeta o le composizioni di un musicista; la  nostalgia legata alla terra d'origine che, per le vicende dalla vita, l'uomo è stato costretto ad abbandonare è un sentimento, per esempio, che costantemente accompagna il presente di chi è emigrato: vivere in luoghi diversi da quelli natii, il doversi adattare ad altri stili di vita, costretti magari a dover parlare altre lingue è una condizione di vita difficile spesso non compresa, chi nasce e vive nello stesso luogo e continua a frequentare l'ambiente di sempre spesso non si rende della sua condizione di privilegio perchè predominato dall'indifferenza.
Neruda, nelle sue poesie, invocava sempre il suo Cile, nella sua condizione di esiliato e non lo dimenticava, chi si è trovato costretto a lasciare la sua terra sente nell'animo il richiamo di essa, sempre.
Certo, altri sentimenti e interessi prevalicano la nostalgia o, almeno, ne attenuano gli effetti, il nostro subconscio seleziona continuamente le informazioni derivate dalle emozioni permettendoci di creare un equilibrio interiore che ci permettere di gestire la nostra emotività;  una situazione serena di vita, la pace con se stessi e con gli altri, l'amore, sono tutti elementi che favoriscono ad allontanarci dal nostro passato, concedendo valore e senso alla vita presente; qualora taluni elementi vengano a mancare, la forza devastante dei ricordi del passato riaffiora inevitabilmente, il sentimento nostalgico è forte, cosi forte da distruggere, specialmente se la vita attuale è conseguenza degli errori del passato.


martedì 5 luglio 2011

La paura

La paura è un sentimento che deriva dall'incertezza dell'ignoto, è un'ombra che segue l'uomo per tutta la sua vita condizionando l'intera esistenza; il non sapere genera paura, la paura influenza la volontà, pregiudica le scelte, ma l'incertezza dell'ignoto da cosa deriva?
La risposta è nel futuro.
Il futuro suscita curiosità perchè non sappiamo come sarà veramente, lo possiamo ipotizzare in base agli indirizzi che diamo alla nostra vita, ma è condizionato dagli eventi imprevedibili ed ignoti che generano una paura talvolta inconscia, tutta la vita viene costruita sulla base di eventi causali che ne condizionano il percorso, eventi che non fossero accaduti avrebbero generato il futuribile: un qualcosa di possibile che non potrà mai più accadere.
E' possibile che il futuro non generi paura? E' una domanda logica alla quale l'uomo ha cercato di dare le più svariate risposte, ma l'incertezza di ciò che dovrà accadere, anche di positivo, anche se prevedibile, genera insicurezza e quindi paura.
Spesso l'uomo cerca di nascondere questo sentimento, cercando di dare un'immagine di sè forte e temeraria, l'uomo coraggioso è un'icona che ha caratterizzato i grandi miti della storia sin dall'antichità; ma è un modello utopistico, in realtà la figura di un essere privo di paura e quindi capace di dominare i propri primordiali sentimenti non esiste.
L'uomo è un essere che, nonostante la sua tenacia, è travolto dai propri sentimenti seppur influenzati dalla sua intelligenza, quindi anche il più temerario, il più scevro è intimamente pauroso; la ragione di questo è che seppur l'umanità sia in grado di creare civiltà e progresso, non ha la possibilità di avere il controllo degli eventi nè di prevederli con certezza, la causalità costantemente irrompe nelle vicende umane; questa è la ragione che porta all'incertezza del futuro unitamente ai timori e alle angosce per ciò che potrà accadere.
Non c'è soluzione, a quanto pare, unico rimedio è riuscire a vivere bene il presente e cercando di gustarne i lati positivi..."carpe diem".
Lorenzo de' Medici nella suo "Trionfo di Bacco" esorta l'uomo a cogliere l'attimo, il presente, poichè di "doman non c'è certezza", e la giovinezza sfugge inesorabilmente, ponendo quindi in risalto l'incapacità dell'uomo di avere cognizione di quello che accadrà; tra le righe si può interpretare il messaggio che invita a vivere il presente con letizia, lungi dalle paure, senza pensare al futuro incerto.

domenica 19 giugno 2011

L'indifferenza

La società moderna è connotata indubbiamente da pregevoli qualità, affermazione, questa, che vuol fugare l'idea corrente di considerare sempre e comunque negativamente il nostro vivere comune; il negativo e il positivo sono caratteristiche conviventi e imprescindibili della natura umana, è l'uomo, e solo lui, che deve selezionare ciò che c'è di buono e scartare, o meglio, attirare al bene ciò che è oscuro e deleterio.
Spesso si tende a considerare irrecuperabile ogni male, certo non è un limite che tende ad infinito, determinati  "mali" della società non possono, per la loro gravità sociale, essere attratti nell'ambito della tolleranza e della giustificazione; è anche vero, tuttavia, che la tendenza generale è quella di giudicare a priori solo sulla base di idelogie e considerazioni personali, talvolta spinti dell'emotività provocata dai mass-media che tendono volutamente ad attrarre l'attenzione solo su determinate questioni o aspetti delle vicende narrate.
Qui entra in scena il raziocinio, la capacità di valutare che deve essere quanto possibile distaccata dall'emozione, in quanto lo stato emotivo può provocare gli effetti opposti; tuttavia sarebbe opportuno non giudicare mai, ma soltanto esprimere una propria opinione; il giudizio ha bisogno della disamina di tutti gli aspetti riscontrabili e certi di una determinata vicenda e non può certo essere formulato da chi questi elementi non li ha.
Ma ci sono aspetti della nostra società, che spesso non vengono considerati quali dei mali di per se stessi, perchè fanno parte di spesso del nostro stesso modo di vivere, anzi sono comportamenti inconsapevolmente ritenuti normali.
Uno di questi è l'indifferenza.
Nella più volte conclamata frenesia del mondo moderno, dove prevalgono la logica di mercato e gli interessi economici associati ad una ossessiva spinta consumistica, i valori dell'etica e della morale sono stati sovente messi da parte, questo non vuol dire tuttavia confrontare la società attuale con quella del passato, in quanto in ogni epoca l'uomo si è comportato diversamente a seconda del contesto storico e culturale nel quale viveva prediligendo o negando determinati valori e diritti; nella nostra società, tuttavia, considerato l'alto grado evolutivo, sarebbe opportuno, anche in chiave diversa, che certi valori fossero riaffermati.
L'indifferenza è un qualcosa di odioso ed effimero, che entra nella vita quotidiana anche nei rapporti umani più elementari.
Talvolta l'indifferenza è associata alla paura, al sospetto, alla xenofobia.
Hanno girato tutto il mondo certi video, dove persone percosse e abbandonate chiedevano aiuto ai passanti che si giravano dall'altra parte, ciò non è ammissibile in una società che si ritiene civile.
Ancora: l'indifferenza verso i problemi di persone che hanno avuto vite nefaste, verso gente più sfortunata di noi che è stata costretta a lasciare la propria terra in cerca di fortuna, l'indifferenza verso chi tende la mano e chiede un euro per mangiare, verso chi chiede un aiuto anche spicciolo, spesso si "giudicano" queste persone, per giustificare la nostra assoluta mancanza di senso di solidarietà e carità, si guarda come sono vestite e da dove vengono.
L'indifferenza rende cechi e sordi, con il rischio di chiudersi nel ristretto ambito individuale, restando insensibili ai fatti del mondo esterno.
Per uscire dall'indifferenza sarebbe sufficiente aver contezza di ciò che è enunciato nella dichiarazione universale dei diritti umani: che siamo tutti indistintamente uguali!
La consapevolezza della pari dignità degli individui dovrebbe favorire un reale prevaricamento dell'indifferenza, per cominciare basterebbe essere più attenti a ciò che ci succede intorno ed ascoltare di più chi è in difficoltà, quel concetto di carità e solidarietà che dovrebbe distinguere una società che si considera civile, errato è confondere il concetto di civiltà con quello di progresso, perchè il progresso non rende più civili.

venerdì 17 giugno 2011

La musica è il fuoco dell'anima

"La musica è il fuoco dell'anima" è una citazione di Platone che fonde la musica con la filosofia, vuole dirci che l'arte dei suoni diventa un sentimento che con osmotico impeto entra nel nostro ego modificandoci.
La musica, cosi come la conosciamo, viene percepita spesso come un fenomeno artificiale: gli strumenti sono stati creati dall'uomo, la notazione, la melodia, il ritmo, l'armonia, sembrano derivare esclusivamente dall'uomo nel suo immenso bisogno di esternare la propria spiritualità; la musica invece è sempre esistita in natura è solo stata convogliata, catturata, scoperta dall'uomo, da qui trae origine la derivazione divina della musica che già i Greci volevano fosse diretta espressione di un dio.
La musica è stata la protagonista, fin dalla notte dei tempi, di ogni vicenda umana, da qui la sua connotazione di entità eterna ed insostituibile.
Nel passato la musica ha seguito le regole del linguaggio: di nicchia e raffinata per gli altolocati, diversa quella derivata dalla espressione del popolo; la musica è stato strumento di distizione fra i ricchi e i poveri, il musicista era letteralmente reclutato dalla casta nobile come successe a Beethoven, costretto a comporre i suoi capolavori in funzione dei suoi protettori.
La musica, nel passato, non veniva considerata patrimonio dell'umanità, bensì esclusivo appannaggio di pochi, segno del loro potere e del loro prestigio.
Oggi le cose sono cambiate, anche se, tuttavia, la musica non è certamente più vista come essenza divina ma sicuramente come l'arte più poliedrica e trasversale di tutte le arti; la musica è viva, in essa rivivono i suoi compositori rendendoli immortali.
Nel mondo di oggi la musica è spesso, troppo, considerata solo come un prodotto commerciale da vendere e consumare, a prescindere dai suoi contenuti.
La musica non dovrebbe essere veicolata da interessi commerciali nè, tantomeno, dovrebbe essere influenzata solo dalla cultura anglosassone; la musica è nata già di per sè come un linguaggio universale con peculiari caratteristiche di bellezza che spesso, nella musica commerciale, vengono disattese.
Si riscontra sempre più un progressivo allontamento dei giovani dalla musica classica, un vero dramma, questo è dovuto soprattutto al condizionamento della musica commerciale e ad una esigua formazione musicale generale di base; come altre discipline la musica dovrebbe essere più presente nei programmi scolastici al fine di dare una vera e pregnante educazione musicale capace di far riscoprire ed apprezzare un mondo musicale, quello della musica classica, che rischia sempre più di tornare ad essere un interesse di nicchia.

venerdì 10 giugno 2011

Gli anni '70

Dopo tanti anni forse la gente dimentica: i ricordi si affievoliscono, le nuove generazioni lo studiano solo a scuola. Parlo di un periodo che poteva essere esaltante sotto certi aspetti ma mortificato, infangato, insanguinato, parlo degli anni '70, anni di piombo.
All'epoca quelli della mia generazione erano ragazzini, erano anni bui, la televisione ogni giorno raccontava dei tragici fatti di cronaca del terrorismo, un qualcosa di oscuro, feroce, sovversivo che ingrigiva le nostre giornate, il cui eco rimbombava in modo assillante anche nei nostri cuori di bambini.
Come dimenticare gli attentati a magistrati, poliziotti, istituzioni, le stragi e le rivendicazioni che puntualmente apparivano dopo ogni singolo atto terroristico?
Le vittime del terrorismo cadevano nell'adempimento del dovere per uno Stato colpito al cuore, uno Stato che forze oscure volevano sovvertire con frange armate, organizzate, la strategia della tensione attuata da un nemico invisibile e in casa nostra, che coltivava le sue reclute nelle università guidata da ideologie antidemocratiche e sovversive.
Erano tempi molto duri per tutti, dei quali ricordiamo immagini in bianco e nero, dove non poteva essere più garantito al cittadino il suo diritto alla sicurezza e alla incolumità personale; tutto si vorrebbe dimenticare, archiviare per sempre, ma come dimenticare le vittime e come dimenticare quei magistrati e quelle forze dell'ordine che in quegli anni combatterono tenacemente, duramente e al caro prezzo della propria vita?
Non dimentichiamo, cerchiamo di mantenere vivi i ricordi e onorare la memoria di tutti i caduti e che non si dimentichino le loro famiglie che ancora oggi rivendicano giustizia.
La nostra attuale società distratta troppo spesso dal suo frenetico e compulsivo stile di vita, non è più in grado di fermarsi a riflettere e di dare uno sguardo al passato, nella proiezione cosmica e assoluta verso un futuro dove però è necessaria una riaffermazione dell'uomo e dei suoi valori, dove è necessario uscire dal relativismo dei nostri tempi.
Riflettere e comparare ieri e oggi per dare un giudizio più obiettivo sulla qualità della nostra società, dovrebbe far assurgere alla conclusione che la società di oggi, e mi riferisco questa volta a quella italiana, sia migliorata rispetto a quella di quarant'anni fa, tuttavia si deve fare ancora tanto e solo con il contributo di tutti si può sperare in un futuro non conosca più, per sempre, periodi come quello degli anni di piombo.
Ora che la società è proiettata nel terzo millennio, forse non si vuole pensare troppo al passato, specialmente alle cose tristi, resta però il fatto che tanti fatti tragici di quel periodo sono rimasti impuniti e i familiari delle vittime non hanno ottenuto la dovuta giustizia, misteri che rimarranno tali o un giorno si saprà tutta la verità?

domenica 5 giugno 2011

Bisogna crescere

In un'Italia attraversata da crisi politiche ed economiche, dove è stato necessario ricorrere ai 150 di unità per ricordare per l'ennesima volta agli italiani che siamo una nazione, spesso ci poniamo interrogativi inquietanti, spesso non capiamo dove finisce l'ironia, la satira e comincia la realtà; l'Italia è un paese forse, comunque, non più diverso di altri, ma la voce prorompente dei mass media attira, secondo i momenti, a questo o a quel problema.
Taluni continuano ad affermare che siamo un popolo diviso, il campanilismo provinciale e radicato, l'affermazione di se stessi, il desiderio irrefrenabile di vantarsi degli orgogli regionali sono realtà, ritengo, molto inquietanti, fastidiose, contrarie al principio di uguaglianza sancito dalla nostra costituzione.
Si fa fatica a guardarsi dentro, si tende a giudicare, commentare, si esaltano solo propri i pregi e mai i difetti a meno che questi non siano degli altri, si pensa di essere al centro del mondo, vi è assoluta mancanza di modestia, vi è chiusura.
I vari problemi  vengono posti all'attenzione secondo le convenienze del momento, suscitando la suggestione delle masse chiuse nella loro provincia, invadendo le menti, le motivazioni sono spesso e solo politiche: è una strumentalizzazione al servizio del potere.
Non siamo, per certi versi, differenti dagli italiani di tanti anni fa, siamo solo più circondati da tecnologia, nulla più, di converso c'è un costante impoverimento del livello culturale generale, seppur ora il grado di istruzione sia più elevato rispetto al passato, ma, terminata la scuola, tutto irrimediabilmente finisce: si legge poco, si ascolta spesso solo musica commerciale, il turismo è soltanto spesso solo gastronomico; capisco certamente il disagio in chi non si identifica in questo quadro spero, comunque, che siano tanti.
Per far si che veramente cresca, il nostro paese ha bisogno di un necessario e generale innalzamento del suo livello culturale, che favorisca l'apertura e faccia rinascere il senso critico; è necessario ascoltare più voci e non solo limitarsi a taluni mass media, bisogna aprire le menti e ragionare in autonomia senza seguire cecamente le correnti; nell'era di internet, sarebbe opportuno sfruttarlo sempre più per questi scopi, la rete permette di scegliere ciò che si vuole, l'utente nel web può partecipare e condividere opinioni.
Sfruttare la rete per crescere, far farla diventare un formidabile veicolo di cultura anzi, farla ritornare a questo, visto che l'iniziale rete internet era nata per far comunicare i ricercatori fra loro.

sabato 4 giugno 2011

Formare i giovani per costruire il futuro

Argomenti correnti come la criminalità minorile, la crisi dei valori, la droga, inducono tutti a riflettere sullo stato di salute delle nuove generazioni.
Forse in modo diverso, con problemi diversi sono le stesse cose che sentivamo noi quando eravamo "i giovani", la generazione antecedente giudica e confronta la generazione successiva, è un fatto normale, l'intento, lodevole peraltro, è quello di far comprendere a colui che è dopo ciò che bene e ciò che male, di plasmargli la coscienza per consentirgli di inserirsi responsabilmente nella società. Nella formazione di un individuo agiscono però diversi fattori in concorrenza fra loro, in grado di agire sui punti vulnerabili della psiche e sulle sue predisposizioni mentali. 
Esistono però fattori che devono assolutamente essere presi in considerazione e ciò nasce quando ci si chiede il perchè di determinati comportamenti e determinate tendenze che portano ad una sostanziale decadenza della qualità del tessuto sociale, è necessario capire cosa c'è alla base di un problema.
E' troppo semplicistico pretendere di risolvere determinati problemi con pregiudizi generici e conclusioni affrettate, ciò addirittura rischia di agevolare il proliferarsi dei fenomeni negativi.
Tra i fattori determinanti nella formazione di un individuo dal punto di vista etico e morale in primis c'è sicuramente quello familiare, poi viene la scuola, agenzia educativa che nei suoi vari gradi contribuisce alla maturazione dell'individuo, fornendogli elementi essenziali per il suo inserimento nella società.
Quali sono i problemi di oggi che troviamo nel percorso educativo? Molteplici e diversi rispetto a quelli del passato.
Un crogiuolo di stimoli investono la psiche del giovane, una tempesta di sollecitazioni esterne che provengono da una società frenetica, variegata e consumistica che forniscono, talvolta, una visione non reale della vita; il compito della famiglia è proprio questo: filtrare per quanto possibile i richiami esterni che investono il bambino, il processo inverso di ciò che invece succedeva nella società del passato quando tutta l'educazione proveniva dalla famiglia a causa dell'assenza di mezzi di comunicazione e della sua condizione sociale.
Tuttavia oggi che siamo nell'era della comunicazione, spesso manca invece la comunicazione stessa fra genitori e figli in entrambi le direzioni, in età infantile sono i genitori che spesso non parlano ai figli, in età adolescenziale sono invece i figli che non parlano ai genitori; non parlare significa non trasmettere, è la cosa più deleteria dei rapporti umani in generale, perchè non si risolvono i problemi, cresce il disinteresse, si elevano muri di silenzio difficili da demolire, non parlare divide le coppie, crea nemici, aumenta la diffidenza.
Bisogna cercare di parlare con i figli, sussurrare la parole ai bambini, ascoltarli sin da piccoli, instaurare con loro un rapporto di fiducia saldo e duraturo, intraprendendo assieme un percorso educativo volto a proteggerli da una società tentacolare che ha perso la sua attenzione sulla centralità dell'uomo, che ha spostato l'attenzione su altri valori  assolutamente privi di contenuti che condizionano, inevitabilmente, la nostra vita, bisogna cogliere solo cosa c'è di positivo nella società, tralasciare i modelli ingannevoli e falsi spesso presentati con attraenti spots dai mass media.
L'arduo compito è, in sostanza, contribuire fattivamente, attraverso la formazione dei giovani, a costruire un futuro per loro, che, guardando al passato, sia per l'uomo e non contro l'uomo, che impedisca la sua autodistruzione, che elevi la qualità intellettuale di una società sempre più inquinata dal consumismo, dal materialismo e dal relativismo.

martedì 24 maggio 2011

L'uomo è veramente libero?

L'uomo è un essere libero ma schiavo della sua ragione; libertà e schiavitù: stanno tra loro come il bianco e il nero, la vita e la morte, l'uno e lo zero, possono coesistere due condizioni opposte, oppure sono opposte solo da certi punti vista?
L'uomo ha lottato, lotta per libertà: la libertà fa progredire, sviluppa, è un qualcosa che fa bene, il mondo di ieri, senza andare troppo indietro, quello dei nostri nonni, aveva poca libertà, nella miseria il popolo, oltre a  soffrire la fame, non aveva diritto di esprimersi liberamente, non  aveva diritto ad un'istruzione, non aveva diritto ad un posizione sociale, milioni di persone erano nelle mani di pochi regnanti e oligarchie ristrette, dittature,  dove erano ben definite invece le classi sociali che gestivano incontrastate il potere, ma la  limitazione dei diritti elementari di ogni persona causata dalla completa soggezione ad un sistema non è la sola forma di privazione della libertà, paradossalmente l'uomo può essere schiavo di se stesso anche inconsciamente in quanto vincolato dal suo stesso sistema di vita, perchè influenzato dalla miriade di condizionamenti del mondo esterno.
L'etologia ci insegna che anche l'animale, essere che non ha il grado evolutivo dell'uomo, modifica il suo comportamento sulla base di stimoli esterni; nell'uomo il comportamento appreso acquisito attraverso l'educazione e la conoscenza assume una connotazione diversa grazie alla ragione che lo contraddistingue  quale essere intelligente.
L'uomo moderno evolutosi grazie alla sua intelligenza, si è autocreato i condizionamenti diventando, pur essendo formalmente libero, schiavo del suo stesso progresso; esempi? ce ne sono svariati: il consumismo, la comunicazione portata all'esasperazione, il bisogno ossessivo di essere circondato da cose sempre più sofisticate e, talvolta, inutili, lo stressante stile di vita gravitante attorno alle città, il denaro; tutte cause di una schiavitù moderna che hanno privato l'individuo della sua indipendenza più intima. Bisogna riflettere molto, specialmente per le nuove generazioni che vivono già ora come normali determinati stimoli esterni quasi fossero già scritti nel loro DNA, è un serio pericolo in quanto essere succubi anche involontariamente e passivamente di determinati condizionamenti esterni, può nuocere sulla comprensione dei veri valori della vita.

lunedì 16 maggio 2011

Gli italiani e la politica

Dopo una turbolenta campagna elettorale fatti di comizi, baruffe, insulti e coloriti talk show, eccoci al dunque: stanno ormai consolidandosi i risultati delle scelte degli italiani chiamati ad eleggere sindaci e presidenti  di provincia, un significativo numero di elettori che, chiamato ad esprimere il proprio voto, ha ribaltato in taluni casi le previsioni, facendo capire che dentro l'urna tutto può cambiare e nulla è scontato.
Certo le amministrative sono le elezioni più vicine al popolo, infatti è più vicina la percezione di un sindaco che di un ministro, sono tuttavia un segnale che in una democrazia va tenuto in seria considerazione da parte delle forze politiche sia di maggioranza sia di opposizione, è un momento di riflessione che serve a far capire che orientamendo deve prendere la politica nel prossimo futuro. Bisogna sicuramente prendere in seria condiderazione l'affluenza al voto,  un termometro che misura il grado di affezione degli elettori, in questa tornata non è stata esaltante.
Per il resto  l'analisi del voto da parte delle forze politiche non sarà obiettivo, dati i diversi fattori che intervengono specialmente nelle elezioni amministrative.
Sicuramente, si continua a vivere in  un clima di grande incertezza, dove però solo una piccola porzione d'Italia si interessa veramente ai problemi sociali, una grande fetta, invece, è solerte solo alle critiche ed a un modo di vivere isolato basato sul "tanto ci pensa qualcun altro", facendosi condizionare molto facilmente dalle suggestioni collettive; sarebbe molto importante che si diffondesse una cultura dell'informazione e dell'analisi razionale, si dovrebbe leggere molto di più e ascoltare di meno la propaganda, capire anche bene come funziona la macchina politica, le istituzioni, capire che, tuttavia, amministrare uno stato con tutti i suoi problemi non è poi così semplice e che qualsiasi provvedimento in qualsiasi materia non produce mai effetti immediati, inoltre sarebbe interessante avere anche uno spirito comparativo rispetto al passato: fino a vent'anni fa i governi duravano al massimo un anno, adesso tirano verso l'intera legislatura, sembrerà strano ma questo è un fatto sorprendente in uno stato dove l'instabilità politica è sempre stata sovrana, ci lamentiamo che la buracrazia è soffocante, ma ci siamo dimenticati di quando negli uffici c'erano solo rumorose macchine da scrivere e on line c'era solo la cornetta del telefono, diciamo di essere poveri, e in parte è anche vero, ma trent'anni fa eravamo veramente meno poveri? La crisi  imperversa, ma non ci ricordiamo della grande crisi dell'industria degli anni 80 e della terribile svalutazione della lira nel luglio del 1985. Pensandoci bene, tuttavia, tante cose sono migliorate e sotto tanti aspetti siamo maturati anche nella politica, certo non ancora del tutto, una cosa è sicura: che alle volte il pessimismo sfrenato non è proprio salutare e che in Italia, tutto sommato, non si vive poi cosi male come ci vogliono far credere.

domenica 8 maggio 2011

E' stato eliminato

C'è gente che si chiede se sia stato giusto freddare e far scomparire lo sceicco del terrore, ci sono invece altri che si chiedono perchè ci si pone ancora questo problema.
L'11 settembre 2001, ormai dieci anni fa, il mondo viveva uno dei momenti più tristi e drammatici del dopoguerra, una forza oscura colpiva al cuore gli Stati Uniti d'America, lasciandoci sbigottitti, increduli; le Torri Gemelle del World Trade Center di New York implodevano su se stesse e con esse implodeva il senso di sicurezza che era dentro ognuno di noi, la strategia del terrore aveva prevalso,  rendendoci consapevoli che era stato imposto, con crudeltà,  un nuovo terribile equilibrio che avrebbe segnato la nostra epoca.
Un nemico invisibile, ma organizzato, capillare, armato e tecnologico, gli elementi inseriti nei tessuti sociali disposti a tutto per un unico scopo: la guerra contro l'Occidente, contro i sistemi democratici, contro quella parte di mondo che, tutto sommato, lo ha fatto evolvere e che ha ricosciuto all'umanità i suoi fondamentali diritti.
Un nemico da combattere con nuovo tipo di guerra al di fuori dalle strategie tradizionali, al di fuori degli schemi, un nemico che non colpisce obiettivi militari ma gente inerme, noi che abbiamo come solo colpa di essere "occidentali".
La strategia del terrore entra dentro le coscienze, il nemico può colpire ovunque e in qualsiasi momento, minaccia e lancia messaggi attraverso i moderni mezzi di comunicazione di massa, mettendo gli Stati nelle condizioni di non poter garantire ai cittadini il diritto alla sicurezza.
Non si può giustificare chi semina terrore e morte, chi rappresenta un lato oscuro, il male.
Per capire questo, per chi avesse ancora dubbi in proposito, basterebbe calarsi nei panni dei familiari delle vittime del terrorismo, di qualsiasi forma di terrorismo, come quello vissuto in Italia negli anni 70: come si può vivere dopo la morte di un figlio, consapevoli che nessun risarcimento potrà mai restituirlo? Come può una sposa accettare l'idea che il proprio marito sia stato rapito, con violenza, dalla sua esistenza, senza una ragione coerente con la sua vita? Domande senza risposta, domande che devono però far riflettere chi ancora ha dubbi, chi sostiene che tutto sia causato dell'imperialismo del mondo occidentale sugli altri sistemi mondiali, ma i grandi problemi non possono e non devono essere risolti con la violenza, le contrapposizioni non vanno affrontate aggredendo la società civile composta da uomini e donne che combattono con i problemi della vita di tutti i giorni e che sono lontani dai coinvolgimenti socio-politici-culturali.
Gandhi diceva: "Ci sono cose per cui sono disposto a morire, ma non ce ne è nessuna per cui sarei disposto ad uccidere", questo è un monito per chi ritiene che il terrorismo sia il sostentamento di un ideale.
Per questi motivi è lecito sostenere che l'operazione di eliminazione dello sceicco del terrore, capo carismatico della più organizzata e capillare compagine terroristica mondiale, sia stata obbligatoria e giusta, la risposta alla domanda di giustizia invocata dai familiari delle vittime degli attentati,  perchè certi mostri della storia mettono in pericolo non l'esistenza ma anche il futuro dell'umanità stessa.
La speranza è che questo determinante passo avvenuto dopo dieci anni dall'11 settembre contribuisca ad un definitivo annientamento di queste forze oscure.

venerdì 6 maggio 2011

Fame di energia

Nella moderna società c'è una sfrenata fame di energia, è un appetito costante, senza orari, in questo mondo in eterno movimento,  viziato, assillato.
L'energia, e non solo quella elettrica, è una costante di ogni momento di ogni giornata dell'uomo moderno, milioni e milioni di gigawatt vengono consumati per far vivere la nostra società.
Per produrre questa energia l'uomo sta erodendo delle riserve naturali che la nostra madre terra, pazientemente, nelle passate ere geologiche aveva accumulato, selezionato, preservato; ricchezze che l'uomo ha scoperto si può dire all'ultima ora della sua storia millenaria e che nel  giro però di qualche minuto ha razziato con non comune ingordigia. L'olio di pietra, cosi si chiama, l'oro nero dell'era moderna, una sostanza se vogliamo sgradevole sia nell'odore sia nell'aspetto, che se pur creata dalla natura milioni di anni or sono ha portato l'uomo nel futuro; il petrolio non solo fonte di energia ma elemento base per produrre materiali nuovi, inesistenti in natura. Tutto ciò ha viziato l'uomo, lo ha accecato e non lo ha protetto, preso dall'entusiasmo e dal benessere del consumismo, bisogni secondari sono diventati primari prevaricando ogni logica, senza pensare al futuro, quello reale.
Non si è pensato che quelle riserve naturali potessero forse esaurirsi, che bruciare e trasformare il petrolio avrebbe intossicato l'aria che avvolge il pianeta, avrebbe prodotto rifiuti non biodegradabili e velenosi.
Una petrolio-dipendenza necessaria ma altamente pericolosa per l'intera umanità: il caro prezzo del progresso.
Ma l'uomo si è accorto tardi di quello che stava accadendo, chiuso nel suo piccolo mondo non guardava alla finestra  dalla quale scorgere milioni di bottiglie di plastica galleggiare senza meta nell'Oceano Pacifico o tristi tramonti dove il sole era oscurato da un minaccioso velo di ossido di carbonio.
Quando l'umanità ha preso coscienza dei costi del progresso, si è resa finalmente conto che bisogna rivisitare le fonti energetiche comprendendo che la dipendenza assoluta dal petrolio stava provocando un pericoloso effetto boomerang.
Fonti di energia alternative, riscoperta dei materiali naturali, riduzione dell'uso indiscrimato di prodotti inutili, risparmio energetico, riciclaggio dei rifiuti, rieducazione dell'uomo al raziocinio: è una ricetta che se seguita forse contribuirà a rigenerare il nostro pianeta, la nostra casa in questo immenso universo.
Ma, per esempio, come risparmiare veramente energia?
L'uomo medio, nella sua casa, sappiamo che sta già contribuendo con lampade a basso consumo ed altri espedienti ma....gli altri? Industrie, banche, centri commerciali, edifici pubblici,  tutto ciò, insomma, che è fuori dell'ambito domestico? Nulla! Ogni notte milioni di lampade sono accese per illuminare a giorno edifici vuoti, anche i "grandi" potrebbero cominciare a risparmiare.....sarebbe un ottimo esempio per tutti!


domenica 1 maggio 2011

Il bene non fa notizia

Ogni giorno, aprendo un giornale o ascoltando la radio, veniamo investiti da notizie di cronaca nera, dove  il lato oscuro della nostra umanità sembra sempre trionfare su un bene che  appare sempre più raro; la turpe ombra del male sembra coprire ovunque, raffreddando i nostri animi, devastando i nostri sentimenti.
Le somministrazioni di notizie negative che ci narrano dei fatti di cronaca intrisi di sangue e violenza ci riempiono la mente tanto da non farci più vedere il bene; i mass media raramente ci raccontano del bene di ogni giorno, una realtà che solo noi , da soli, possiamo raccontare. E 'assai triste venire a sapere e da soli che al mondo ci sono milioni di persone che ogni giorno, per tutto l'anno, si dedicano agli altri, gratuitamente; che ci sono altettanti milioni di persone che vivono intrisi di onestà e bontà, no: su queste persone non troveremo mai un articolo, anche in ultima pagina, su un giornale, il bene non fa notizia.
Ma è giusto non parlare del bene? Penso che non sia giusto.
Non è giusto che la società non si accorga che tra le sue fila  esistono persone di una bontà infinita, che agiscono in un silenzio altrettanto infinito nella più assoluta modestia, persone che dedicano parte del loro tempo al volontariato, un pilastro che sostiene la nostra società, una mano tesa a chi ne ha bisogno, sempre e ovunque; persone alle quali bisogna dire: grazie di esistere!
No, di loro non se ne parla, fa certamente più notizia un'intervista a chi si è macchiato di sangue e che adesso è diventato scrittore e poi un eroe, mentre il tempo ha fatto dimenticare a noi tutti che quella persona ha distrutto famiglie, vite, sporcato le nostre strade di sangue.
In questo mondo confuso, dove spesso prevale la superficialità e l'indifferenza, forse dovremmo essere più grati verso quelle persone che in umiltà e assoluto silenzio aiutano chi è più sfortunato e contribuiscono alla costruzione di un mondo migliore fondato sul bene gratuito.
Parlare un po' di più di loro forse farebbe vendere meno giornali, ma, sicuramente, diffonderebbe una cultura del bene in questa nostra contraddittoria società.

Dedicato a Beato Giovanni Paolo II

Questo pensiero è rivolto a tutti: credenti e non credenti.
L'uomo ha sempre avuto bisogno di professare ed essere sostenuto da un ideale, nella sua caratteristica di essere sociale ha sempre cercato altri simili a lui per condividere il suo ideale e diffonderlo, gli ideali hanno mosso e sostenuto gli assetti sociali, hanno modificato il modo di vivere, hanno portato la libertà, hanno sconfitto le demagogie, l'ideale è il frutto della ragione dell'uomo.
Gli ideali sono stati affermati da grandi uomini che hanno diffuso il loro credo ad hanno sconfitto il male.
Per chi crede  le religioni, nelle loro svariate forme, sono ciò che più universalmente accomuna gli individui, i princìpi religiosi e il loro fondamento hanno sempre nutrito quel bisogno di spirito e necessità di dare risposte a ciò che l'uomo non si riesce a spiegare; l'essere superiore che caratterizza le religioni monoteiste è colui al quale l'uomo si rivolge confortato dalla fede in lui.
I non credenti hanno anch'essi ideali, si nutrono di altro che non è fondato su un credo religioso, ma non per questo, come avveniva in un passato non proprio lontano, vanno discriminati ed emarginati; ne verrebbe meno il principio fondamentale di libertà dell'uomo!
L'inizio di tutto è, quindi, la libertà di pensiero, fondamentale, universale.
Oggi, primo maggio, la Chiesa cattolica ha proclamato beato Papa Wojtyla.
Chi è stato Wojtyla? Una figura universale che ha accomunato credenti e non credenti, una forza immensa che ha sconfitto il male, colui che disse a tutti noi: Non abbiate paura, aprite, spalancate  le porte a Cristo!
Non abbiate paura: è un dogma che la nostra generazione ha recepito come tale, proveniente da un uomo cosi grande perchè era uno di noi in mezzo a noi, sofferente, ambasciatore di amore e pace, colui che ha accolto nelle  proprie braccia tutti, che si è scusato con noi per gli errori della Chiesa con umiltà, un uomo che  ha cercato di avvicinare le altre religioni cristiane e non cristiane in quanto tutti fratelli di un unico padre, un uomo che  ha  innescato la caduta dei regimi totalitari dell'Est, dove milioni di persone hanno ritrovato la libertà, un uomo  che ha indirizzato l'umanità intera nella sua universalità, a prescindere dal credo, nel nuovo millennio, chiedendo a noi nuove generazioni di non ripetere gli errori del passato e di credere nella pace e nella fratellanza tra i popoli.
L'ombra di Wojtyla continua a proteggere anche la nostra epoca, continua ad infondere in noi quella forza per sconfiggere tutto ciò che fa male all'uomo, continua a infondere speranza, perchè non dobbiamo avere paura e l'uomo ha un enorme bisogno di pace e amore.
Ancora una volta, oggi primo maggio 2011, Wojtyla è stato capace di riuinire milioni di persone in pace e questo è il miracolo, in un mondo ancora una volta macchiato dagli odi e dalle guerre.

lunedì 25 aprile 2011

L'Europa è unita?

Il concetto di Europa Unita lo possiamo far risalire agli antichi Romani, ovviamente riportato al contesto di allora; quella volta, parlando di circa duemila anni fa, era addirittura un'idea più grandiosa: quella di "mondo unito", perchè nell'antichità l'uomo, con i mezzi assolutamente limitati di allora, aveva delle conoscenze geografiche ben più ridotte di quelle attuali. Addirittura possiamo parlare di un'idea di mondo globale, la globalizzazione dell'antichità, una cosa sorprendente che l'uomo moderno e civilizzato crede  che sia, forse, una sua prerogativa esclusiva.
In quell'epoca, ovviamente, i Romani non volevano unire per spirito di fratellanza e solidarietà tra i popoli, le motivazioni erano ben altre: ragioni economiche legate al prestigio di Roma, la prevalenza di un popolo su altri per dimostrarne la potenza e la grandezza. L'unione europea di quel tempo non era stata attuata mediante accordi e convenzioni, bensì invadendo, sottomettendo, imponendo. Nel Diritto Romano, padre nel nostro diritto in tanti principi, c'è quello della "soggezione", un elemento del rapporto giuridico: un soggetto è sottoposto ad imperio di un altro per  i propri diritti, o scopi, questi concetti sono oggi ovviamente inseriti in un contesto diverso, dove il diritto è basato su principi democratici, mi riferisco logicamente alle realtà nazionali attuali basate su sistemi democratici.
Nel mondo romano l'Impero aveva sottomesso, posto quindi altri popoli sotto una soggezione assoluta, imponendo lingua, moneta e ordinamento giuridico; aveva soprattutto imposto i propri obblighi tributari le cui entrate, non certo erano basate sul nostro concetto costituzionale di contribuzione a fini dell'esclusivo pubblico interesse ma erano destinate alle casse dell'Impero; era, insomma, un qualcosa di assoluto, ma, per quell'epoca, sicuramente una cosa straordinaria nel senso più lato del termine.
Modus operandi simili, ovviamente correlati ai propri contesti storici, sono poi stati messi in atto: il Sacro Romano Impero, l'Impero Ottomano, l'Impero Austro-Ungarico, l'Impero Napoleonico, il Colonialismo, eccetera; anche prima dei Romani, ma loro erano forse i primi ad organizzare una struttura amministrativa globale e organizzata, basti pensare al termine "provincia" e "prefetto", erano enti  ad istituzioni periferiche inserite in una struttura gerarchica piramidale che faceva capo all'Imperatore, oggi, nell'ordinamento italiano, esistono ancora le province, enti locali e territoriali e i prefetti, che rappresentano il governo nazionale in ambito provinciale.
Tornando all'Europa, oggi il concetto di unione europea è ben diverso: basato sui principi di eguaglianza, cooperazione e solidarietà fra i popoli, regolamentato da accordi e convenzioni tra gli stati membri, sulla condivisione delle scelte comunitarie e su obblighi che non sono basati su principi di prevalenza di un popolo sull'altro, ma che derivano dalla necessità di attuare politiche comunitarie benefiche a tutti gli stati aderenti.
Chi scrive si è sempre proclamato fervente europeista, è giusta l'idea di europa concepita dopo la seconda guerra mondiale e già formalizzata con il trattato di Roma del 1957, un'avanguardia veramente eccezionale per l'epoca, considerato il contesto politico mondiale allora ricorrente come la contrapposizione dei due blocchi est-ovest.
Il Trattato di Roma  sanciva la cooperazione economica tra gli stati membri di allora, il principio di unione avrebbe rafforzato le economie nazionali per creare un'economia europea capace di far fronte alle sfide dei mercati mondiali.
Dopo ulteriori evoluzioni avutesi nei 50 anni successivi, si è poi arrivati ad un concetto di unione europea che va oltre quello di natura economica: il concetto di cittadino europeo libero di circolare, vivere, lavorare in tutto il territorio dell'Unione.
Ma si vorrebbe andare ancora oltre: il concetto di casa comune europea inteso nella sua essenza intenderebbe la definitiva unione politica dell'europa, qualcuno vorrebbe degli stati uniti d'europa, un'unità giuridica basata sui principi di eguaglianza ed equità, i fondamenti una "cultura europea" basata sull'annullamento degli egoismi e delle velleità nazionali, la definitiva fine del protezionismo egocentrico di ogni nazione che tende in ogni modo a tutelare i propri interessi. Un esempio di unione giuridica sarebbe la stesura di un unico codice penale europeo che sancisca la stessa pena per il medesimo reato in ogni paese membro: utopia? Probabilmente si.
Allo stato attuale nessun ordinamento giuridico nazionale di ciascun stato membro potrebbe modificarsi ed adattarsi ad un ordinamento giuridico "europeo", perchè ogni stato, seppur vincolato da direttive comunitarie, esprime uno stato di diritto figlio della propria cultura nazionale con precise origini storico-sociali, con leggi adeguate alle realtà e alle esigenze di ogni singolo paese in relazione alla propria realtà socio-economico-politica, il tutto condito dagli orgogli nazionali che ci vede tutti cugini e non fratelli; senza sottovalutare anche le realtà interne insite in ogni paese che a sua volta è composto da distinte realtà regionali tutelate talvolta dagli ordinamenti giuridici interni come nel caso delle minoranze linguistiche dei catalani in Spagna o degli Alto-Atesini in Italia, per esempio. Insomma è una faccenda assai complessa, intrigata e, anche se fosse teoricamente possibile, richiederebbe uno sforzo da parte non solo delle nostre generazioni attuali bensì anche da parte di quelle future: un processo lunghissimo che sarebbe, comunque, influenzato da una miriade di fattori e la storia ci insegna come sia improbabile che l'assetto dei popoli possa ritenersi definitivo, a causa della sua fragilità, basta una causa sociale  per stravolgere anche un ordinamento democratico, la storia conta una miriade di colpi di Stato e questo è solo un esempio.
Il concetto di una vera Europa Unita è quindi lontano, tuttavia una cosa è certa: l'opera dei padri fondatori e di tutti coloro hanno contribuito all'attuale assetto europeo continua a dare un effetto sorprendente e permanente: la pace, tutta l'Europa, travagliata nei secoli da guerre terribili come l'ultimo conflitto mondiale, è libera delle tensioni tra gli stati nazionali, una pace duratura che sta rendendo la vecchia Europa un nuovo continente basato su democrazie reali dove è centrale un principio universale: la libertà dell'uomo.