domenica 30 dicembre 2012

Addio Professoressa..

E' difficile scrivere qualcosa su Rita Levi Montalcini che qualcun altro non abbia già pensato, ma mi sembrava doveroso e quantomai significativo lasciare una traccia in questo blog a ricordo di una persona straordinaria.
Personalmente la Professoressa è una di quelle persone che io ho sempre sentito "eterne", forse perchè la sua vita ha abbracciato diverse generazioni, la mia compresa, perchè ciò che lascia è immortale in quanto la scienza è immortale.
In questo blog scrissi un articolo riferito a persone che hanno cambiato il mondo, bene: Rita Levi Montalcini è una di queste e come tutti i grandi se n'è andata in punta di piedi, in silenzio, nella sua modestia.
Una lunga vita dedicata alla scienza nel corso di due secoli nei quali altre persone straordinarie hanno lasciato il loro segno indelebile diventando immortali.
In questo tempo cosi segnato dall'oscuro, spesso non pensiamo ai sacrifici e alla genialità di certe persone che per contribuire nel loro campo al progresso dell'umanità hanno dedicato la loro stessa vita alla scienza.
Grazie a persone come la Montalcini oggi siamo in grado di combattere nemici dell'uomo che prima neanche conoscevamo.
La genialità di queste persone cosi grandi spesso non la percepiamo, perchè il loro lavoro è silenzioso e spesso, nella storia, sono stati persino perseguitati come successe con Galileo.
Oggi rendiamo omaggio a questa grande donna che ha creduto in quello che faceva fino alla fine e che ha lasciato un'eredità scientifica enorme di immenso valore e l'umanità intera deve esserle grata anche per ciò che la scienza sarà in futuro.

mercoledì 19 dicembre 2012

L'homme de Noel

Un jour en hiver
l'homme passe pour une rue de verglas
Il fait froid, très froid
le temps c'est passè
le pensèe de l'homme tombent sur la neige
qu'est-ce-que vous faites? Dit une madame qui passait just à coute
je suis pouvre madame, dit l'homme
la vie ne m'a pas donnè rien!
maintenant c'est Noel
les enfant e tout le monde attend les cadeaux
... et pour moi? Que-est-ce qu'il ya?
Noel n'est pas  pour moi
je n'ai pas un sou
pour le pauvres Noel est toujours le meme jour!
si le monde à Noel ne pense pas aux pauvres, qu'est-ce-que ce Noel?
La neige tombe sur l'homme, il fait froid, pour lui-meme  n'est pas Noel.


21.12.2012

Siamo ormai al count-down, i Maya dopodomani hanno fatto finire il calendario, sul web in questi giorni stanno impazzando le tesi più assurde, le fantasie più variopinte.
Il termine "fine del mondo" lo si associa al meccanico terminare di tutto ciò che esiste, umanità compresa, uno scenario apocalittico associato al giudizio universale quando Dio, nel senso più assoluto del termine, chiede all'uomo di redimersi dai peccati e viene giudicato definitivamente su cosa è stato.
La storia dell'uomo è costellata di eventi, di segni incisi nel tempo.
L'uomo ha voluto cadenzare il suo tempo  per memorizzare la storia e dare un senso al suo io.
La data del 21.12.2012 non è del tutto priva di senso, tralasciando i catastrofismi ingiustificati, a mio avviso, è comunque ormai tanto tempo che l'umanità si chiede dove stia andando e forse è giunto il momento, magari  coincidente con questa data, ma comunque coincidente con questa epoca, di interrogarsi profondamente e meditare su ciò che siamo e come saremo.
E' un momento di  forte crisi esistenziale e di smarrimento questa epoca, l'umanità vive nella paura, manca la sicurezza, si stanno incrinando ciò che dovevano essere assiomi assoluti, principi incrollabili.
L'instabilità sta minando l'uomo dalle fondamenta, per questo, se volete, scegliamo pure una data, il 21 dicembre prossimo, da dedicare alla riflessione e trovare la soluzione per dare una svolta in senso positivo a questo nostro mondo.
Nel secolo scorso ci sono stati cambiamenti radicali, milioni di persone sono morte per consegnare a noi posteri un mondo migliore, si è affermata la libertà, è stata sottoscritta la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, di ogni uomo e donna; è stato tutto straordinario dopo secoli in cui l'uomo era suddito, spoglio della sua dignità.
Questa dignità, oggi, la stiamo perdendo, altre forze, altri poteri, stanno prevaricando l'uomo facendogli perdere quella centralità fondamentale per la sua stessa esistenza, ma  l'uomo non può perdere!
Per questo, ora più che mai, in quest'epoca traviata da crisi e oscurata dall'insicurezza, l'uomo deve interrogarsi affinchè non arrivi una nuova "restaurazione" ossia la recessione, la regressione.
Preservare la pace, portarla dove ancora non c'è, preservare la democrazia, il lavoro, mettere al bando scellerate ideologie imperialiste, gli egoismi, le violenze, contrastare i predomini economici, tornare alla solidarietà sociale partendo dagli ultimi, dare voce a tutti; tutto ciò contribuirà a far risorgere la nostra civiltà e a dare quella spallata per riaffermare la dignità umana.

lunedì 3 dicembre 2012

Costi o risorse?

E' da tanto tempo, in Italia e non solo, che si sente parlare nelle più fantasiose sfumature di tagli ai costi.
Io vorrei innanzitutto chiarire cos'è un costo.
Chi ha studiato economia sa bene che un costo può essere un verosimile danno per chi fa impresa come può essere un impegno di investimento, un costo dannoso è quello che incide negativamente nell'andamento dell'impresa che la impoverisce che ne crea nocumento.
Il costo buono, invece, genera profitto e quindi è un investimento che produce nel breve, medio o lungo termine ricchezza: è un bene.
Da queste argomentazioni, che di per sè possono sembrare un po' difficili da comprendere specialmente per chi non ha rudimenti di ragioneria o logica aziendale, si può partire agevolmente, effettuando i dovuti rapporti, per arrivare a quello che succede nell'amministrazione di uno stato.
Se ne sente parlare tutti i giorni, in questo ultimo anno il dibattito si è accresciuto, spesso non si capisce il perchè di certi discorsi, ma, comunque il cittadino medio ha afferrato bene certi concetti fornendo approcci critici che non possono essere ignorati da chi ha incarichi di governo ai vari livelli.
Tagliare, ossia, diminuire i costi è di per sè semplice, la logica dei tagli o dell'eliminazione delle spese rientra in un'ottica di risparmio di per sè giusta: il buon padre di famiglia eliminando le spese futili in tempi di ristrettezze tutela il bilancio familiare evitando l'indebitamento e il fallimento.
Ma la diligenza del buon padre di famiglia, un principio cardine nell'ordinamento giuridico, dev'essere saggiamente dosata in ogni questione economica.
Tornando all'azienda, alla quale sempre più si ispira l'amministratore pubblico per salvaguardare le finanze, si rileva che l'impresa tutela i suoi interessi evitando gli sprechi e migliorando i propri investimenti, un investimento sbagliato danneggia l'impresa mettendo in serio pericolo il risultato economico voluto.
In campo pubblico le cose sono ben diverse: nella logica di bilancio, non essendovi lo scopo del lucro, ovviamente, ed essendovi fattori influenzanti di svariata natura a partire dalla tipologia di politiche perseguite, ecco che viene messo da parte troppo spesso il concetto della buona amministrazione, entrando in gioco logiche svianti derivate da politiche fallimentari attuate contro l'interesse dei cittadini.
In uno stato in difficoltà economiche come l'Italia si continua a perseverare una politica dei tagli dei costi pubblici: giusto, ma verso quali?
Qui mi rifaccio ai concetti iniziali: costi o risorse?
Sanità, istruzione e sicurezza sono tre comparti che hanno subito tagli vertiginosi, sono costi dannosi quelli da sostenere per dare un servizio sanitario ai cittadini, istruirli e renderli sicuri? Non penso proprio che lo sia, eppure nell'ottica dell'economia di bilancio lo sono diventati; è stata tolta la dignità a chi opera in quei settori, gli sono stati ridotti gli strumenti, tutto accrescendo lo stato di disagio sociale a scapito delle fasce più deboli; è triste per un poliziotto, un medico e un insegnante sentirsi qualificato come un costo da ridurre il più possibile: loro sono un investimento per il paese! I costi per la ricerca sono investimento, i costi per la giustizia sono un investimento! E' stata persa l'individualità umana, i cittadini sono diventati una posta di bilancio!
Risultati di queste operazioni devastanti?  Il disastro: non si possono chiudere caserme dei carabinieri, uffici, tribunali, scuole, ospedali per una logica di riduzione di costi, tutto da la percezione dell'assenza dello Stato che serve i propri cittadini in funzione del pubblico interesse, il tutto quando altri costi non vengono nemmeno presi in considerazione: superpensioni, superstipendi, spese militari, sanzioni dell'UE per mancati adempimenti legislativi, penali per grandi opere bloccate, eccetera, eccetera, eccetera.
E' un costo anche il pensionato che ha lavorato una vita con sacrificio, pazzesco; concludo che tutti i cittadini sono un costo ormai, ma lo stato non era formato da un popolo che con sovranità doveva amministrarsi per esistere?
Chiudiamo allora lo Stato perchè è un costo.
Spero che questa logica economica deleteria per tutti finisca, fino a quando le risorse non verranno valorizzate come fa il buon imprenditore e gli sprechi, quelli veri, saranno eliminati, l'Italia, quella di chi lavora e produce, quella di con sacrificio serve lo Stato, non crescerà mai più e sempre più verrà a mancare quello stato sociale indispensabile per tutelare le categorie più deboli.



lunedì 19 novembre 2012

Le temps perdu.


Marcher sur les cendres du passé pour regarder vers l'avenir ou démolir le passé pour construire l'avenir?
C'est un dilemme qui détruit, en particulier dans les jeunes générations, qu'ils ne sont pas disposés à considérer le passé.
Souvent, un certaine passé ne peut pas être répétée ou mise à jour, analyser le passé pour en tirer une essence bon pour la société est quelque chose qui est très difficile: tout porte à croire que le temps derrière nous est seulement perdu et l'expérience du passé vain.
Qu'est-ce que c'est le passé désormais?
Beaucoup monde l'identifie avec le temps perdu, l'oubli, la fin: l'archaïque ne correspond pas à le monde actuel, tout doit être moderne, et quelques-uns pense plutôt le contraire: le passé est vivant en nous, faire notre  l'action provenant de nos ancêtres, notre pensée est l'évolution de la pensée de nos ancêtres, il ya du bon dans tout, il suffit de trouver, de l'isoler et de le promouvoir.
Le passage du temps est énorme, il est facile d'oublier à quel point de ne pas penser à lendemain  mais l'homme oublie ce que lui n'aime pas et ce que lui ne veux plus, et comme dans notre monde personnel, la société moderne doit également prendre le bon du passé sans que ça soit le seule façon de donner un sens au monde d'aujourd'hui, ce serait terrible, cela signifierait l'absence totale d'idées, la sécheresse de l'initiative: un monde voué à la mort.
Il faut faire vivre le présent  le nourrir tout le temps, que maintenant fournir un terrain fertile pour agir comme une force motrice pour obtenir une société entreprenante, étonnant, libre.
Le passé n'est pas du temps perdu, tout ce qui a été à créé l'homme d'aujourd'hui,  sa sagesse doit faire-lui comprendre que ne doit pas se- répéter l'histoire mauvaise qui à toujours condamné l'humanité.

Il tempo perduto

Rievocare le ceneri del passato per guardare al futuro oppure demolire il passato per costruire il futuro?
E' un dilemma che strugge, soprattutto è presente nelle giovani generazioni che poco propense sono a considerare il passato.
Spesso un certo passato è solo da dimenticare perchè non può essere riproposto o riattualizzato, analizzare il passato per trarre da esso un'essenza positiva per la  società attuale è impresa assai ardua: tutto fa pensare che  il tempo dietro di noi sia solo perduto e che sia vana l'esperienza pregressa.
Ma cosa significa il passato?
Tanti lo identificano con il tempo perduto, l'oblìo, il finito: l'arcaico non si adatta all'attuale, tutto dev'essere moderno; alcuni invece la pensano all'opposto: il passato è vivo in noi, l'agire nostro deriva dall'agire dei nostri avi, il pensiero nostro è l'evoluzione del pensiero dei nostri avi, in tutto c'è del buono, basta trovarlo, isolarlo e valorizzarlo.
Lo scorrere del tempo è irrefrenabile, dimenticare è facile tanto quanto sia non pensare al domani, ma si dimentica ciò che non piace e ciò che non si vuole più, e come nella nostra sfera personale, anche la società dovrebbe sforzarzi a tranne il buono dal passato senza che questo sia, però, l'unico modo per dare un senso al mondo attuale, ciò sarebbe grave, vorrebbe dire assenza assoluta di idee, aridità di iniziativa: un mondo destinato a morire.
Bisogna rendere vivo il presente, alimentarlo continuamente, fornirlo di quel terreno fertile che funga da volano al fine di avere una società intraprendente, sorprendente, libera.
Il passato non è tempo perduto, tutto ciò che è stato ha formato l'uomo di oggi, dovrà essere la sua saggezza a fargli comprendere cosa non deve ripetersi dalla storia per evitare quei famosi corsi e ricorsi storici  che hanno dannato sempre l'umanità.

mercoledì 7 novembre 2012

Obama Presidente

Obama ha vinto, Obama è Presidente degli Stati Uniti per la seconda volta, una notte, quella americana, che ha conferito all'America l'immagine di una rinnovata democrazia, dove il popolo ha deciso di dare un volto al suo lieder, nella tenace volontà di  rendere merito ad un uomo che ha creduto negli americani e verso i quali ha riposto stima assoluta.
Il forte senso di nazione che è in ogni americano, si rinnova più intensamente in occasione della elezione del proprio presidente che sta perdendo quell'immagine retorica di uomo potente sul mondo in favore di quella di uomo potente nel mondo.
Ma parliamo ora di una potenza più intensa, che guarda di più gli interessi di quei milioni di americani che non appartengono ai ceti influenti delle multinazionali e della finanza, secondo Obama la forza di uno stato non deve misurarsi con la sua potenza militare e di predominio, ma con la capacità di elevare le condizioni di vita dei suoi cittadini con l'obiettivo di sconfiggere la povertà e la disuguaglianza, lo sviluppo e il benessere di una nazione trae forza dalla capacità di proteggere e sostenere i ceti più deboli e di attuare politiche sociali  basate sui principi di equità e giustizia, uno stato che promuova il senso civico e punisca chi è pervaso da istinti trasgressivi che danneggiano il civile consesso.
In una realtà multietnica come gli Stati Uniti dove esistono svariate minoranze, Obama vorrebbe arrivare a sedare definitivamente gli squilibri sociali dovuti alla razza, al sesso e alla religione, un piano ambizioso che ne ha fatto una peculiarità della sua amministrazione.
L'America deve cambiare - ha detto - nei  bassi fondi di New York esistono risorse inimmaginabili, uomini e donne che potrebbero dare, se posti in grado, un grande contributo allo sviluppo della società, l'America deve dimostrare al mondo di essere una vera democrazia occidentale dove i sentimenti di libertà ed eguaglianza trionfino sulle diseguaglianze a partire dalla discriminazione razziale che prepotentemente si impose nella società americana del passato.
In questa epoca di crisi economica e di squilibri sociali, più che mai in America e nel mondo intero vi è la necessità che i grandi della terra cooperino e investano nella pace e nello sviluppo.
E' ormai storia del passato l'equilibrio mondiale basato sugli armamenti che rischiò di portare il mondo in un conflitto totale nucleare, le potenze mondiali devono improntare il loro operato sui principi di libertà e solidarietà tra i popoli e di questo Obama ne è fermamente convinto.
Tutto il mondo sta vivendo nella speranza di un futuro migliore in questi primi anni del nuovo millennio che sono stati lacerati da fenomeni deleteri quali le crisi economiche e il terrorismo internazionale.
Se l'Occidente sarà perseverante nell'apertura al dialogo tra popoli, culture i e religioni diverse, forse si aprirà una nuova epoca per il mondo, gli asti e le differenze dovranno essere elementi del passato e non connotare la società che ci sarà dopo di noi.
Auguri di buon lavoro al Presidente Obama.

lunedì 29 ottobre 2012

Come fare per vivere?

L'uomo e l'ambiente che lo circonda: un rapporto difficile che nacque nella notte dei tempi, quando la storia di questo essere intelligente, che avrebbe dominato nel contesto naturale, ebbe inizio.
Le necessità di sopravvivenza nate dai bisogni primari aventi come impulso la continuità della specie portarono l'uomo a modificare continuamente il suo habitat, ai fini del suo sfruttamento; la Terra, con il suo immenso patrimonio di risorse,  era un formidabile contenitore di materia, la base di tutto quello che noi abbiamo.
Con la sua evoluzione, l'uomo ha raffinato la propria vita grazie allo sviluppo della tecnica supportata dalle scoperte scientifiche: un viaggio sorprendente che però ha avuto e continua ad avere un prezzo altissimo che l'uomo non riesce a controllare. 
Oggi si continua a pagare il pesante prezzo del progresso rendendo precario l'equilibrio uomo-ambiente.
In termini pratici l'uomo continua a sfidare il suo habitat in ragione delle sue necessità e del suo progresso, portando a situazioni contrastanti e, talvolta, paradossali.
Ma come riuscire avere strumenti e mezzi che consentano all'uomo di poter continuare ad esistere?
Tutta la premessa è rivolta verso il grave caso dell'ILVA di Taranto, gigante dell'industria siderurgica italiana, importantissimo motore della nostra economia risorsa preziosissima per le zone dove è ubicata, ma tutto è in grave conflitto con gli insediamenti umani che gravitano attorno ad essa in quanto ritenuta a ragione una bomba ecologica che ha compromesso inesorabilmente l'equilibrio uomo-ambiente.
Il contraddittorio connubio rende assai difficile il trovare soluzioni che possano portare il giusto equilibrio per far proseguire l'esistenza del presidio industriale.
Le necessità ambientali legate al diritto alla salute degli abitanti dell'area si scontra con il diritto al lavoro degli stessi abitanti: chiudere quell'industria significherebbe togliere il pane quotidiano a migliaia di famiglie; ma quali sono le cause che hanno portato a tale situazione?
Le ragioni sono insite nell'assenza di regole ambientali che regnarono all'epoca del boom economico, allora si pensò soltanto alla produzione per soddisfare una crescente richiesta da parte di una società che voleva definitivamente dimenticare le rovine dell'ultima guerra, investitori senza scrupoli fecero delle fabbriche una formidabile fonte di profitto in barba alla salute e alla sicurezza di chi ci lavova; la fame di lavoro soddisfava i fabbisogni di industriali senza scrupoli allettati dai grossi guadagni grazie alla grande produzione derivata dalla formidabile richiesta di materie prime: era l'Italia del boom che non pensava ai suoi figli, che non guardava al futuro. Oggi, purtroppo, noi generazioni arrivate dopo stiamo pagando pesantemente le conseguenze di quegli anni è l'ILVA ne è un esempio: decenni di produzione di acciaio senza investimenti per limitare i danni ambientali stanno rovinando l'uomo con le sue mani, oggi si cercano le responsabilità e i capri espiatori, ma nulla potrà restituire all'uomo ciò lui stesso  violentato, deturpato, inquinato.
Ormai è tardi si possono limitare ma non eliminare i danni e in questi periodi di crisi come si fa togliere il lavoro nel dilemma della necessità  di tutelare l'ambiente? E' una domanda alla quale nessuno, neanche le istituzioni, sta cercando di dare risposte concrete.

mercoledì 10 ottobre 2012

Recessione sociale


A volte vorremmo spegnere questo tempo e addormentarci in un'altra epoca, vorremmo riscoprire noi stessi in un altro luogo, riassaporare un gusto della vita dimenticato, sperando di ritrovare qualcosa che ci manca.
Nel mondo occidentale abbiamo ormai dato per scontato certi valori come la libertà nonostante in altre realtà del mondo questa sia ancora un qualcosa di impossibile; non lontano da noi altri lottano ancora per la libertà combattendo con le mani tiranni che si erano appropriati dell'esistenza altrui.
Esempi recenti sono state le guerre civili della primavera araba, dove milioni di persone hanno preso coscienza ed hanno abbattuto regimi consolidati e ritenuti insovvertibili; in questi giorni e ormai da tempo il popolo siriano sta contrastando anch'esso una tirannia annosa, sangue di innocenti è stato versato, il bisogno di libertà e di pace ha pervaso gli animi, logori da anni di oppressione.
Noi, da occidente, stiamo a guardare e quasi non capiamo, la naturalezza della nostra condizione di uomini e donne liberi, nonostante le nostre crisi e i nostri problemi, ci appare ovvia e scontata.
Questo succede perchè si perdono i sapori della vita e ci nutriamo del futile, scorrendo il nostro tempo a non pensare e guardare passivamente il mondo che ci circonda, non capiamo cosa voglia dire vedere negati i propri diritti  e non pensiamo più a chi, in passato, ha dato la propria vita per gli ideali di libertà, quei martiri sono lontani da noi, ma senza il loro sacrificio oggi saremmo anche noi a combattere per conquistare ciò che più ci appartiene.
Stiamo perdendo la memoria del nostro passato, ma l'oblìo è il sale della decadenza, un pericoloso ingrediente che rischia di riportarci da dove siamo partiti.
La vita è composta da sentimenti indispensabili: non sciupiamoli nell'orrido senso dell'ovvio e del relativismo, contribuiamo a ridare colore alla nostra società, torniamo ad essere gelosi di ciò che possediamo, diamo valore a ciò che sembra ovvio in un'apparenza falsa che ci rende cechi e insensibili, è necessario adoperarsi in questo se vorremo evitare una deleteria recessione sociale.

domenica 7 ottobre 2012

Disorientamento

Forse sarò noioso, pedante, ma ritengo sia giusto che certi argomenti continuino ad essere commentati anche dopo le bufere mediatiche perchè la loro gravità è cosi oltre ogni limite che tutti, dico tutti, devono esserne al corrente.
In questo blog ho parlato spesso della cosiddetta questione morale che predomina pesantemente in tutte le vicende politiche e sociali italiane, la rassegnazione in antitesi al bisogno di energia positiva che potrebbe generare il popolo è allarmante, l'assuefazione rispetto a determinati temi è sconvolgente, ci troviamo tutti in un brodo primordiale annaspando tra i flutti, cercando di raggiungere una riva sicura che ci protegga.
Questo clima di girone infernale dantesco, dove i piccoli si sentono schiacciati da mostri ingordi di potere e denaro, permea la nostra vita in un costante senso di profonda sfiducia verso uno Stato sempre più patrigno.
In questo contesto tutti sono disorientati: mentre la mano tesa dell'erario affonda nelle nostre tasche sempre più  vuote, turpi personaggi si accaparrano di soldi pubblici a fini personali, proprio loro che dovrebbero salvaguardare il pubblico interesse in favore dei ceti più indifesi.
Tutto fa accrescere lo sconforto e la sfiducia, mentre i partiti navigano confusi e all'estero si deturpa l'immagine dell'Italia: quale esempio viene dato alle nuove generazioni? quali obiettivi vanno raggiunti per stroncare un sistema malato e in agonia?
Il popolo si interroga indignato mentre ha a che fare con disoccupazione, crisi e futuro incerto, furibondo al solo pensiero che amministratori pubblici vivano scapricciandosi e negando l'evidenza del loro malaffare.
Serviranno i moniti del Presidente della Repubblica e i decretoni di Monti? Tutti vorrebbero di si. Tutti vorrebbero una definitiva pulizia e un'aria finalmente nuova in quest'epoca di sacrifici, dove gente onesta si interessasse dei nostri problemi e non ai suoi.
Adesso comincia la campagna elettorale e tutti ci interroghiamo a chi porre la fiducia: un problema serio in questo momento privo di punti di riferimento, ci sentiamo traditi e non sappiamo come reagire.

domenica 30 settembre 2012

..Estate

E' stata un'estate infuocata, questa, più simile ad un girone infernale dove i dannati, ormai condannati fino al giorno del Giudizio, nuotano espiando la loro condanna.
Il caldo torrido però non ci ha distratto dai nostri problemi, affermando la nostra intenzione di apparire consapevoli di quello che ci succede intorno e di constatare, purtroppo, la nostra più completa impotenza riguardo a determinate questioni.
L'affermazione "siamo alle solite" è sempre alla ribalta nei discorsi, l'argomento verte sempre su chi ci governa  e  dove stiamo andando.
La politica di risulta che esiste ormai in Italia rischia di impantanare definitivamente tutto: è un timore, un presagio che aleggia nell'aria e che nessuno riesce a mandare via.
1992-2012, quali differenze? Con l'implosione della prima repubblica tutte le carte sembravano state messe allo scoperto e nei balletti giudiziari di irriverenti politicanti traspariva un sistema malato e morente, vent'anni dopo? Siamo alle solite: il sistema è malato e morente, ma è mai guarito? In vent'anni una generazione di politici ha rimpiazzato le vecchie arpie, quelli che vent'anni fa avevano vent'anni  hanno trovato pane per i propri denti riuscendo per l'ennesima volta a trarre profitti dalla vita politica alla faccia degli onesti cittadini.
Quali sono le ragioni? La politica dell'Impero Romano e la politica dell'Italia di oggi, distanti tra loro solo dal tempo perchè i Romani di allora sono gli Italiani di adesso, è un discorso genetico e, pertanto, irrimediabile, andate a vedere come vivevano i tribuni Romani......come i politici di oggi!
Buon Autunno.


sabato 2 giugno 2012

Dovere morale

Al di la di ogni discorso, di ogni promessa, di ogni impegno preso, con tristezza noi cittadini rileviamo che poi le risposte dei politici non corrispondono all'effetto sperato e quella grande parte di popolo che sopravvive senza l'illusione di un domani migliore si rassegna ormai, sconsolato.
A nulla servono i moniti, finchè la politica non sarà intesa quale dovere morale verso il bene dei cittadini, missione personale spinta da una vocazione specifica non innescata da interessi personali e connessa ad un senso di responsabilità altissimo verso chi a posto la fiducia con il suo voto.
E' il dovere morale che deve riaffermarsi, chi fa politica prende, a qualsiasi livello, impegni gravosi  e non deve intendere che essere eletto significa aver raggiunto una posizione di potere, perchè il potere, in democrazia, appartiene al popolo.
E' stato travisato tutto, purtroppo, perchè all'interno delle amministrazioni sia centrali sia locali, nel corso degli anni e soprattutto nel periodo della ricostruzione e del boom economico, la figura del politico è diventata un appoggio clientelare su tutti i fronti, motivata in primo luogo dalla necessità assoluta di raccogliere voti al fine di poter rinnovare il proprio mandato per reiterare le proprie condotte, in uno stagnante circolo vizioso che ha portato a etichettare la politica con un profilo talmente basso da essere disdegnata con l'astensione elettorale.
Deve ritornare la propulsione e la politica deve fare, perchè i cittadini vogliono effetti non promesse, i programmi devono essere concreti, serve coerenza e buon esempio.
I gravi problermi che attanagliano l'Italia attualmente sono il retaggio di quella mala politica che ha sempre rinviato le decisioni facendo dei programmi carta straccia, non ha mai guardato al futuro e tutto ciò è desolante.
Serve gente motivata, concreta e onesta, capace di dare le attese risposte e riaccendere le speranze e ciò si ottiene soltanto con un altissimo senso di dovere morale.
 
   

martedì 29 maggio 2012

La terra trema

29.05.2012
In questa convulsa giornata si è riproposto nella stessa zona, con tutta la sua violenza il terremoto, questo fenomeno naturale che ci ricorda, ogni volta, quanto siamo fragili e quanto sia dominante la forza della natura sull'uomo. L'Emilia, regione esemplare nel quadro italiano per l'operosità dei suoi abitanti, è stata lacerata per la seconda volta e con violenza dal sisma, la notizia è rimbalzata immediatamente nella rete dove internauti e massa media hanno fatto capire a tutti e in tempo reale la gravità dell'accaduto, la paura e l'angoscia per coloro  hanno oggi perso la vita.
Come ho scritto tempo fa, ci si sente impotenti e pervasi dalla paura rispetto a questo fenomeno naturale che si scatena dalle viscere della terra, quella madre terra che diventa matrigna infingarda, fonte di sventura, che sbriciola comunità colpendo nell'intimo, che si appropria della stessa esistenza delle persone.
Le notizie che continuano ad arrivare in questa giornata tramite le radio, le televisioni e internet alimentano un quadro devastante di sofferenza e fanno accrescere il bisogno di risposte da parte di tutti, per riuscire a capire perché questa nostra Italia, storicamente sismica, non riesca a difendersi efficacemente da questo tipo di calamità.
Le evoluzioni di questi eventi sono pressoché sempre le stesse: le scosse, il terrore, i soccorsi e le ricostruzioni, lo Stato che dopo la calamità proclama la sua solidarietà nel momento dove l'emotività è ai massimi livelli, i centri colpiti sotto i riflettori dei media, la macchina dei soccorsi, le polemiche, la solidarietà ai terremotati.
L'evento sismico è soprattutto un grande trauma psicologico, dove la paura si appropria della nostra mente e terrorizza.
Vedere il proprio paese crollare, la propria comunità sbriciolarsi, le chiese violentate porta ad un senso di smarrimento terribile perché il sisma sorprende e coglie sempre impreparati, perché è un fenomeno che la scienza interpreta sui dati di fatto, sulla storicità degli eventi, che l'uomo non riesce a prevedere: questa è la vera impotenza.
L'Emilia di pianura, costellata di centri laboriosi ornati da inestimabili tesori artistici, è stata violentata a sorpresa perché non era considerata zona ad alto rischio sismico, come invece è da sempre considerata quella appenninica, gli emiliani si sono sentiti traditi da quella terra che loro avevano curato nei secoli e che aveva dato loro prosperità e benessere.
L'Italia, purtroppo, è costellata nella sua storia dai terremoti, paese prevalentemente montagnoso e vulcanico, stretto tra la placca africana, quella europea e quella asiatica, appunto.
Mentre in Italia, per l'ennesima volta, si contano morti e feriti, si stimano i danni, si affronta l'emergenza, come accennavo prima, ci si chiede il perché non si possa difendersi efficacemente da questo fenomeno.
La risposta è insita in due parole: cultura sismica.
E' quella che hanno i californiani e i giapponesi, ma che noi non abbiamo.
L'Italia deve investire obbligatoriamente nell'antisismico, a livello locale devono essere poste in essere politiche che favoriscano la messa in sicurezza di tutti gli edifici e che venga sancita l'obbligatorietà di costruire con criteri antisismici ovunque, questa dev'essere la risposta alla richiesta di sicurezza da parte dei cittadini, delle comunità, dei lavoratori.
Il problema della sismicità italiana non deve naufragare nella burocrazia né, tantomeno, deve essere accantonato una volta spenti i riflettori mediatici e passata la suggestione collettiva, è essenziale investire nella prevenzione e farlo subito, perché la storia sismica italiana continuerà ancora e la gente continuerà a terrorizzarsi e a morire.


domenica 20 maggio 2012

Dedicato a Melissa

Ieri l'orrendo, infame, assurdo attentato di Brindisi di matrice alle fine che non si sa: mafia, terroristi, un folle? Sta di fatto che colpire una scuola, anche al di là del simbolo di luogo educativo che nella Grecia antica sarebbe stato protetto dagli dei, vuol dire abbattersi con violenza, crudeltà verso i nostri figli, verso coloro che vivono nel loro mondo cosi ancora bello e di sogno rispetto al crudo e oscuro mondo degli adulti; la storia italiana è costellata di attentati, di stragi, terribile, tutto assolutamente terribile e ancora più terribile è non sapere ancora, dopo decenni,  chi  ha  commesso la strage della stazione di Bologna del 1980. Tutti ci chiediamo perchè: perchè non è possibile che la nostra società che riteniamo civile, non abbia il potere di assicurare sicurezza ai suoi appartenenti, che tutto sia all'ombra di forze oscure e criminali e che esista gente che, pur non appartenendo ad un sistema, sia posseduta dall'assurda follia criminale di uccidere persone innocenti, chi potrà mai restituire l'anima di una persona barbaramente uccisa ai suoi cari, che vita potrà più condurre un genitore con il figlio ammazzato? E' tutto terribile, perchè il dolore non si ripaga e i cimiteri si riempiono di vittime innocenti di feroci assassini.
Melissa è un martire del nostro tempo, per rispetto e in segno di lutto da qui l'articolo continua con il SILENZIO                              (................................................................................................................................)

martedì 15 maggio 2012

Ciao Grecia!

Nel silenzio del Monte Athos, in Calcidica, è possibile fermarsi, perchè il tempo li è fermo pregno di spirito che permea l'aria, tra gli ulivi e le cicale che non disturbano quel silenzio quasi lo festeggiassero.
Il tramonto di Oia, spettacolo eterno, dove gli innamorati si baciano guardando un sole che si tuffa oltre l'orizzonte e il cielo tinto di rosso fa sfondo ai gabbiani che felici volteggiano tra le cupole blu.
L'oracolo di Delfi che nel ramo d'ulivo trovava il buon auspicio ha lasciato che il suo spirito vaghi ancora benevolo in quel luogo unico anche nella calura del mezzogiorno, mentre, sotto un albero di ulivo, siedi dove filosofi antichi plasmavano idee che avrebbero segnato l'umanità intera per l'eternità.
E Epidauro dove la tragedia e la commedia di alternavano sotto la luce delle stelle assistiti dagli Dei.
Guardo le distese di ulivi di Olimpia, immaginando quello stadio gremito di pubblico che applaudiva di quel discobolo immortalato da Mirone.
E ancora silenzio mistico in un monastero delle Meteore, sorto su quei sassi alti lanciati dagli dei, dove migliaia di monaci hanno abitato in silenzio e nella preghiera.
Il cielo terso e blu che c'è su tutta la Grecia si confonde col suo mare dal quale nacque Afrodite, ti immergi in quelle acque limpide costellate di isole e protette da Poseidone.
In una sera d'estate senti in lontananza un bouzouki che intona una musica e ti viene voglia di ballare in allegria e in compagnia come usa fare in Grecia.
Ovunque ti trovi ti senti a casa, in mezzo a gente gentile e dignitosa anche al centro di Atene, dove i ritmi sono più vorticosi che a Nafplio con il suo mercato multicolore.
La gentilezza che trovi anche nella più modesta taberna ti rende felice.
Per questo che ogni volta che lasciavo la Grecia per tornare a casa dicevo sempre: Arrivederci o Grecia!

Dedicato agli amici Greci, un grande Popolo.





giovedì 10 maggio 2012

Che fine sta facendo l'Europa?

Oggi Barroso ha fatto una dichiarazione terribile che deve far riflettere sul nostro futuro europeo: la sostanziale indifferenza, da parte dell'Eurogruppo, il club, per un abbandono della Grecia dall'Euro.
Questa affermazione, proveniente da un Commissario europeo istituzionalmente eletto da nessuno, a capo di un'entità sovranazionale che ha un solo un parlamento eletto dai cittadini europei con sola funzione consultiva, è aberrante.
Ci troviamo di fronte al vero fallimento dell' Unione Europea, nata con l'ideale di unire gli stati del vecchio continente trainando quelli meno virtuosi e ricchi al fine di aiutarli nella crescita e nello sviluppo, invece diventata una sorta di club manovrata dalla Germania, che dopo quasi settant'anni ha colto l'occasione di ritornare a pieno in un preoccupante quadro imperialista, pronto a decidere, ad influenzare le decisioni di un debole organismo europeo, ingerendo su altri stati sovrani.
Quale diritto hanno determinati soggetti quali Barroso e la Merkel  nel ingerire negli affari interni di uno stato in nome di un'unità europea che di fatto non potrà mai esistere?
Perchè mettere alla gogna adesso la Grecia e il suo popolo e permettersi di fare affermazioni improbe, quando l'annessione all'Unione Europea è stata ratificata con accordi  internazionalmente riconosciuti nonchè continuare a considerare i popoli mediterranei stati di serie B indegni di appartenere ad un distinto club di membri filo-teutonici?
Perchè in certi casi l'Europa si fa sentire, mentre in altri casi sta in un silenzio assordante come è successo quando l'Italia ha vissuto poco tempo fa il tragico fenomeno dell'immigrazione clandestina una tragedia umana che è stata interamente gestita ed affrontata dallo Stato Italiano e dove l'Unione Europea ha considerato il problema "solo italiano"?
Tutto questo per ribadire che le parole di Barroso di oggi sono assolutamente riprovevoli e che se l'Europa invece di aiutare e favorire la cooperazione dei suoi membri sarà sempre di più uno strumento di predominio e oppressione di stati sovrani più deboli rispetto ad altri, avrà sempre meno ragion d'essere. Forse il tempo dell'ottimismo europeo è finito.

mercoledì 9 maggio 2012

Rinascere

Scrivere... scrivere è l'unico modo per destare gli animi; tramite i giornali si fece il risorgimento, anche quella volta la comunicazione fu essenziale in un mondo senza radio o altri mezzi di comunicazione di massa.
Oggi c'è il web che seppur ormai strasfruttato per ogni cosa è un grande e prezioso veicolo di informazione immediata, bisogna sfruttarlo ancora di più per questo, perchè con esso si possono diffondere idee nuove che muovino le coscienze e facciano capire a tutti che ancora si può cambiare la nostra società, non è passato il tempo.
Nessuno intende fare rivoluzioni ma è possibile concretamente voltare pagina, se lo si vuole sarà possibile; il volere è potere, stagnare in una situazione come quella che stiamo vivendo oggi è inaccettabile, dobbiamo tornare a vivere, produrre, lavorare; siamo o non siamo una repubblica fondata sul lavoro?
L'Italia si sollevò da una guerra rovinosa, gli italiani si rimboccarono le maniche, tutti, crebbero le fabbriche e si arrivò al boom economico; adesso dobbiamo ricostruire l'Italia non dalle macerie di una guerra, ma dagli effetti devastanti di anni di una guerra basata sulla speculazione e il malaffare. C'è del buono in Italia, sono i cittadini onesti e laboriosi, gli agricoltori, gli imprenditori capaci, tutti strozzati da assurdi vincoli tesi a globalizzare in modo fallimentare un'economia che sarebbe fiorente e competitiva, basti pensare al nostro patrimonio artistico e naturale, invidiato dal mondo e non sfruttato intelligentemente dal punto di vista turistico.
Per far ripartire l'Italia e farla rinascere bisogna spazzar via tutti coloro che hanno fatto politica  amando solo sè stessi e i propri interessi, dimenticandosi di noi cittadini e dell'intero paese.
Se i corsi storici si ripetono e se tutto sarà condito d'entusiasmo forse potremmo tornare ad essere veramente orgogliosi di essere italiani sovrani a casa nostra!


martedì 8 maggio 2012

L'asse Parigi-Berlino

La sconfitta di Sarkozy in Francia è un segnale di cambiamento per l'Unione Europea, dovrebbe indebolire l'asse Parigi-Berlino viste le diverse vedute del neoeletto presidente francese, c'è bisogno di cambiamenti per uscire dal pantano nel quale siamo e deve finire la predominanza di certi stati membri su altri, considerato che l'Europa Unita dovrebbe essere cooperativistica e non egemonica.
In quest'ultimo anno la Germania ha veramente ingerito troppo nelle faccende europee, dando dettami che sono stati seguiti dai burocrati di Bruxelles, portando i P.I.G., nonchè Irlanda e Spagna sull'orlo del fallimento; in questa operazione la Francia di Sarkozy ha serie responsabilità, in quanto ha sostenuto Angela Merkel, peraltro sempre più sola nel suo ambito nazionale, nel suo intento di imporre all'Europa e in particolare modo ai paesi dell'area Euro, rigide regole economiche e di mercato, ingerendo sui governi nazionali mettendoli in crisi.
Una potenza economica come la Germania non può e non deve permettersi di dettare regole ad altre economie cosi diverse ma che potrebbero essere, se lasciate in autonomia, virtuose; ogni stato ha le sue peculiarità e in nome di un'Europa che non potrà mai essere unita, non può esservi alcuna pretesa di uniformare gli Stati Europei ad un'unica economia standardizzata.
Il risultato di queste operazioni, attuate con le scuse del debito pubblico, che nessun stato europeo non ha, sono state manovre economiche durissime che infieriscono sullo stato sociale e direttamente sui cittadini, mortificando il vivere civile portando ad una inevitabile recessione.
Se si indebolirà l'asse Parigi-Berlino, forse cambierà il vento in Europa, rimettendo in discussione le scelte scellerate precedenti.

Antipolitica o politica?

Siamo di fronte ad una situazione politica che assomiglia molto a quella di vent'anni or sono, puntualmente in l'Italia si ripropone il grave problema della capacità di autodeterminazione.
La politica, quella creatura cosi importante per l'autodeterminazione di un popolo, giace in Italia come un pachiderma in agonia, dilaniato da mali incurabili, privo di idee e propositi per il futuro; tanto agonizzante che ha chiesto aiuto a non politici (o presunti tali) per amministrare questa nostra nazione, culla di civiltà al centro del mediterraneo.
Siamo tutti veramente attoniti per l'incapacità dimostrata dalla politica, dal suo sistema partitocratico, di governare degnamente questo nostro paese, di non essere in grado di risolvere o perlomeno tentare di risolvere almeno qualcuno dei tanti problemi italiani.
L'esito delle amministrative è stato un segnale forte per i politici, dove, a parte l'astensionismo, chi è andato a votare ha fatto capire di essere stanco delle parole e delle promesse, l'affondamento dei partiti è inesorabile, tutti vogliono un cambiamento e tutti si chiedono cosa faranno i politici per affrontare le elezioni del 2013, per tornare ad avere un governo vero e credibile, composto di persone elette dal popolo e un parlamento che veramente legiferi in favore di un popolo che non venga considerato solo un fatto economico come adesso accade.
I partiti tradizionali ai difendono, leccandosi le ferite, invocano all'anti-politica, ma perchè anti-politica?
Politica vuol  dire adoperarsi per il bene collettivo, senza interessi personali, facendo gli interessi del popolo in aderenza ai principi costituzionali di libertà ed eguaglianza, valorizzando il lavoro, combattendo le discriminazioni; la politica, i politici che hanno governato finora hanno illuso il loro elettorato, hanno approfittato, accaparrandosi denari pubblici facendo omissioni e mettendo i cittadini in pericolo; gli effetti di tutto questo sono stati elegantemente addossati con un governo tecnocratico ai cittadini stessi, inermi vessati.
Se la politica è vessatoria allora ben venga l'anti-politica che poi sarebbe la vera politica di uno stato democratico. Ridare la voce al popolo, vero sovrano in una democrazia, questo è quello che deve succedere in Italia, con un popolo giovane, intraprendente, solo il popolo con le sue risorse ci farà uscire dalla crisi e non tecnocrati asserviti a poteri extranazionali.



giovedì 19 aprile 2012

Indignamoci

Sono atterrito e sconsolato, deluso, rassegnato, penso di esprimere il pensiero di gran parte di noi italiani, inermi pedine, vittime ignare di un malaffare senza limiti, dilagante e infinito.
Non narro le cronache, penso siano note a tutti, sappiamo abbastanza ma non è certamente tutto quello che c'è da sapere sul marcio che ci circonda.
Il mio pensiero va a chi ha poco o nulla, a chi fallisce, a chi muore per non riuscire più a vivere, un panorama desolante, drammatico e mentre queste persone lottano per sopravvivere altre persone indegne distraggono, si appropriano indebitamente di soldi pubblici, di noi tutti, si fanno corrompere, accumulano tesori con una avidità senza limite in barba all'onestà e alla dignità; questione morale se ne parlava tempo fa: dov'è finita?
Mentre noi tutti onesti cittadini diamo la metà e più del frutto dei nostri sacrifici, in corrispondenza questi soldi vanno in larga parte nelle tasche di persone che dovrebbero contribuire al benessere sociale ed essere artefici di una corretta e onesta gestione della cosa pubblica.
Milioni di euro sottratti ai cittadini vessati da manovre economiche sempre più dure, in nome di sacrifici da sempre conclamati, dico da sempre, da ogni governo di qualunque bandiera.
E' scoprire l'acqua calda il sentire certe notizie, perché la solerzia nell'appioppare balzelli palesemente incostituzionali con decreti d'emergenza non è adottata per emanare provvedimenti che colpiscano severamente e rapidamente il malaffare italiano, che diano certezza nella giustizia, che blocchino l'ingordigia di chi della politica ne ha fatto uno strumento per fini personali, che possano dare una mano a quei milioni di italiani in difficoltà inermi spettatori di uno scempio indegno e vergognoso.
Indignarsi non basta, tutto ciò deve finire, bisogna riconsegnare pulita l'Italia agli Italiani!


martedì 27 marzo 2012

Ελλάδα

Η Ελλάδα της φιλοσοφίας, της δημοκρατίας, της τέχνης. Αυτή είναι η Ελλάδα που μελετήσαμε στα σχολικά βιβλία, μια γη γεμμάτη γοητεία εκεί που ο λαός της θεμελίωσε τις αξιες της μοντέρνας κοινωνίας.
Μετά το αρχαίο παρελθόν της, την δοξασμένη κλασσική εποχή, η Ελλάδα λησμονήθηκε για αιώνες.
Την θυμήθηκε ο Μουσσολίνι που επιχείρησε να της " τσακίσει τα πλευρά" και επέστρεψε στη μνήμη μας σήμερα με τον πλέον τραγικό τρόπο λόγω της σοβαρής οικονομικής κατάστασης στην οποία έχει περιέλθει.
Εδώ και καιρό μιλάμε για την Ελλάδα , του κινδύνου της χρεοκοπίας της, μια λέξη τρομακτική που επιδυκνύει απελπισία , άρνηση του μέλλοντος, εκμηδενισμός, όλοι οι ευρωπαίοι εταίροι, συμπεριλαμβανομένης της Ιταλίας , την κοιτάνε αφ'υψηλού , με καχυποψία και ανυσηχία για τις συνέπειες που θα μπορούσαν να προκύψουν απο την χρεοκοπία της.
Αλλα ως τώρα τί ήταν για εμάς η Ελλάδα γενικά;
Ενας τουριστικός προορισμός που συνέφερε , αρχικά με τη δραχμή, ακόμα πιο συμφέρουσα, με επιπλέον προσοχή στα νησια, ναι γιατι στις περισσότερες των περιπτώσεων η Ελλάδα μνημονεύεται για τα νησιά της στα οποοία ζούν μόνο το 5% των ελλήνων, αλλα αν ρωτήσετε ποιοί είναι πραγματικά οι έλληνες , λίγοι θα απαντήσουν οτι γνωρίζουν και αυτοί θα περιριστούν στο συρτάκι, στην αλλαγή φρουράς των ευζώνων, στην Αθήνα η άλλα πράγματα απο οργανομένες εκδρομές.
Η Ελλάδα, χώρα μέλος υπο κάθε έννοια της Ευρωπαϊκής ένωσης, ήταν πάντα απομονομένη απο τις υπόλοιπες χώρες της Ευρώπης λόγω της γεωγραφικής της θέσης μεταξύ της Τουρίας και της πρώην Γιουγκοσλαβίας, κλεισμένη στη σιωπή της , στο πέρασμα των χρόνων υπέστη τον Τουρκικό ζυγό, βίωσε αιματοβάμμένους εμφυλίους πολέμους και δικτατορίες, ιστορικά γεγονότα που σημάδεψαν σε βάθος την πολιτική και κοινωνική τς θέση.
Τελικά όμως για τους Ελληνες ξέρουμε λίγα. Αυτό είναι το πρόβλημα και αυτό γιατί κανείς δεν έδωσε την δέουσα προσοχή στον ελληνικό λαό.
Ο έλληνας είναι άνθρωπος περήφανος και αξιοπρεπής , οπως λίγοι ευρωπαϊκοί λαοί. Είχα την ευκαιρία να ταξιδέψω στην Ελλάδα απο το βορρά ώς το νότο, είδα πολύ φτωχά χωριά στα οποία ομως ο λαός δεν έχανε ποτέ την αξιοπρέπεια του, ναι γιατι οι περισσότεροι 'Ελληνες δεν υπήρξαν ποτέ πλούσιοι, το επίπεδο της ζωής τους ήταν πάντα αρκετά χαμηλό και δέν είναι ενα σημερινό δεδομένο, γι'αυτό έρχεται αυθόρμητα το ερώτημα : "μα ποιός νοιάστηκε ποτέ πραγματικά για τους έλληνες";
Η σύχγρονη Ελλάδα κυβερνήθηκε ανέκαθεν απο ανάξια άτομα ακόμα και μετά το 1974, οταν η ολιγαρχία πήρε τη θέση της δικτατορίας, πήραν την εξουσία διευθαρμένοι κυβερνώντες, που υποστηρίζονταν απο προσωπικότητες που αποζητούσαν τον πλούτο και τα προσωπικά συμφέροντα σε βάρος του ελληνικού λαού.
Η Ελλάδα είναι ενα έθνος χωρίς δική της βιομηχανία, οι περισσότερες επιχειρήσεις βρίσκονται στην Αθήνα και την Θεσσαλονίκη , και κατα τα άλλα είναι εφοπλιστές και τουριστικοί πράκτορες, αλλα αυτοί που διαχειρίζονται αυτές τις επιχειρήσεις δεν νοιάστηκαν ποτέ για τιν πατρίδα τους φοροδιαφεύγοντας , διαυθείροντας δημόσιους λειτουργούς , παραμορφώνοντας την εικόνα της Ελλάδας , μια ισχυρή και ύπουλη ολιγαρχία που έσπρωξε το έθνος στο γκρεμό.
Ο Ελληνικός λαός πληρώνει τώρα σκληρά όλα τα επακόλουθα που προκάλεσε αυτή η ολιγαρχία και αυτό είναι θλιβερό. οι Ελληνες δεν αξίζουν τέτοιας αντιμετώπισης.
Ο Ελληνικός λαός , αυτός των υπολοίπων 9.900.000 Ελλήνων πολιτών είναι κατι άλλο και θα είναι εκείνοι με τη δύναμη τους και την περηφάνια τους που τους διακρίνει που θα σώσουν την Ελλάδα. Ετσι οπως έκαναν στο παρελθόν εκδιώχνοντας τους Τούρκους και κυρήσσοντας την ανεξαρτησία τους.
Στην Ελλάδα συνάντησα ανθρώπους μορφωμένους, ευγενικούς και περήφανους που έχουν καθόλα το δικαίωμα να αισθάνονται ευρωπαίοι και να μην κατατάσονται σε λαό β' κατηγορίας λόγω των ανάξιων πολιτικών που τους κυβέρνησαν , αλλα και η Ευρώπη θα πρέπει να παίξει το ρόλο της γιατι η Ε.Ε πρεπει να ξαναγίνει εργαλείο συνεργασίας και αλληλοβοήθειας μεταξύ των λαών της και οχι απλά μια αδιαμφισβήτητη αυτοκρατορία τρωικανών και γραφιοκρατών απο τις Βρυξέλες.

mercoledì 14 marzo 2012

Volare

Volare, sogno dell’uomo, sogno di ogni uomo, nella simbologia del comportamento umano vuol dire cambiare il punto di vista del nostro mondo.
Volare significa anche chiudere gli occhi e lasciare la realtà divagando con la fantasia, lasciando alle spalle le vicende della vita con le sue preoccupazioni e le sue angosce.
Volare è dare spazio alla nostra creatività dalla quale scaturisce il bello, il geniale, la parte migliore di ogni individuo in assoluta libertà, rimettendo a se stessi ogni decisione, è un viaggio verso l’ignoto e l’irraggiungibile, è la sfida dei limiti.
Quando l’uomo si accorse degli uccelli, nacque forse la prima invidia, perché loro riuscivano a raggiungere luoghi irraggiungibili, forse era la prima volta che l’uomo primitivo, seppur nella sua grettezza di primate, capiva che esistevano delle limitazioni, degli handicap.
Il peso di sé stesso costringe l’uomo a muoversi orizzontalmente sulla faccia del pianeta ma non verticalmente: è la limitazione della libertà, è la negazione di quel sentimento di onnipotenza che tutte le civiltà hanno sempre attribuito ad esseri sovrannaturali, ad un dio.
Per questo il volare meccanico è stato distinto dal volare allegorico dove l’uomo simboleggia il suo bisogno di dare alla vita un approccio diverso spinto dalla voglia quasi fisica di andare oltre la realtà, nel surreale e nell’utopico.
Il bisogno di volare verso un mondo diverso, forse effimero, nasce essenzialmente dall’angoscia che insiste nella realtà della vita, il volare è inteso quale fuga verso un vivere diverso che nell’immaginario sia una sorta di eden consci della sua irraggiungibilità, ma in questo contesto converge anche il bisogno, già accennato prima, di dare sfogo alla fantasia e alla creatività che contribuiscono in modo determinante ad alleviare il presente con i suoi problemi e le sue angosce: è il senso delle arti in tutte le loro espressioni.
Leggere un libro nel silenzio di una stanza, ascoltare o addirittura suonare un notturno di Chopin, incantarsi davanti ad un’opera d’arte fa volare, perché, anche per pochi attimi, ci stacchiamo dalla realtà liberandoci dai suoi pesi; dare sfogo alla nostra creatività e fare qualcosa che ci dia soddisfazione, che ci piaccia, ci libera dalla schiavitù di una società sempre più frenetica e grigia, che ha perso il senso di centralità dell’individuo.
L’uomo contemporaneo ha bisogno di volare, in un mondo sempre più corrotto dall’oscurità e dal dolore in una continua sovrapposizione di bene e male; è un bisogno di luce, di colori, di profumi e di amore, un mondo che dovrebbe essere la realtà ma è, invece, un sogno.

domenica 4 marzo 2012

Addio Lucio

Una piazza, la tua piazza, gremita di gente che ti vuole bene, le tue canzoni che ripetutamente, da giorni, echeggiano per radio, l'indissolubile connubio di musica e poesia che fino all'ultimo giorno della tua vita hai voluto fosse il senso della tua arte.
L'uomo delle parole non messe a caso, provenienti dalla profondità di un animo nobile e generoso.
Spesso chi raggiunge il successo non lo conserva, ma te no, perché sei appartenuto ad una generazione ruggente che credeva nei valori e credeva nel suo pubblico, non ritenuto un mero fruitore della tua arte ma essenza basilare di un rapporto di amore e stima.
L'autenticità della tua personalità ti ha accompagnato per tutta la vita con la poesia e la musica, potevi essere un divo irraggiungibile, invece eri uno di noi tra di noi e questo è un qualcosa che fa delle persone dei giganti.
Morandi ha detto "che bello scherzo che ci hai fatto", andare via cosi, sul più bello........si perché Lucio Dalla non era al declino, era sempre alla ribalta e per questo sarà sempre immortale.
L'immortalità si conquista tramite l'amore, è un modo per dire che quando si pensa alla morte, chi se ne va resta vivo se nella sua esistenza è stato capace di dare sé stesso agli altri e trasmettere nell'anima degli altri un messaggio di amore e pace.
Lucio Dalla ci ha lasciato un testamento importante: saper guardare con ottimismo al futuro in quel connubio straordinario esistente tra lo spazio e il tempo, mettendo da parte l'ipocrisia e l'egoismo.
Grazie Lucio.

sabato 18 febbraio 2012

Mentalità

E' cosi difficile capire gli altri, alle volte è come se si parlassero lingue diverse o, addirittura, si fosse sordi; ognuno di noi ha una sua mentalità, differente, unica che distingue inesorabilmente ognuno di noi nell'ambito di un contesto sociale.
Per questo è sempre difficoltoso accomunare le idee e realizzare qualcosa di costruttivo.
Ogni aggregazione umana è propria a se stessa in ragione di un qualcosa in comune: un ideale, una disciplina sportiva, un'istituzione, l'amore; ma anche qui negli stessi contesti dove ognuno condivide qualcosa con l'altro, emergono i conflitti causa la diversa mentalità.
I pensieri, i sentimenti, le emozioni sono molteplici: ogni donna o uomo sulla base dell'istruzione a del contesto sociale vissuto e, più a latere, della cultura di provenienza si costruisce, nel corso della propria vita, la propria mentalità, composta da convinzioni, pregiudizi, idee, giudizi e anche ossessioni; la mentalità la assimilerei alle impronte digitali: ogni individuo le ha diverse dall'altro, anche tra gemelli; ecco, i gemelli sono un tipico esempio che meglio far comprendere cosa vuol dire mentalità differente.
I gemelli appaiono apparentemente uguali, per gli omozigoti, i due bambini sembrano identici, ai primordi della loro età evolutiva però già si notano le differenze riguardo al loro comportamento ad esempio uno dorme di giorno e l'altro di notte, questo è il senso: la differenza.
E' difficile mutare la propria mentalità anche se sostenuta dal raziocinio, il pensiero è libero, la mentalità è il frutto del pensiero, quindi è libera e come tale va rispettata fino a quando tuttavia non sia contraria ai diritti universalmente riconosciuti alla condizione umana, la mentalità può essere però condizionata, specie se tale condizionamento è basato su una imposizione.
L'uomo, essere sociale, vive della sua mentalità, spesso addirittura si identifica un periodo storico con una mentalità comune, sbagliando ovviamente, perchè è una generalizzazione.
Il generalizzare induce spesso in errore, è un atteggiamento tipico di tutti noi che si basa sul giudizio, se il giudizio è errato, la generalizzazione è errata, soltanto che generalizzare è errato.
Il condizionamento della mentalità può avere effetti devastanti se diretto verso molteplicità di individui : oggi esiste un forte condizionamento proveniente dai media, i mezzi di comunicazione di massa influiscono pesantemente sulla mentalità  senza però, fortunatamente, alcuna possibilità di farla mutare.
La mentalità quindi, se pur condizionata, anche con l'imposizione, difficilmente  si accomuna con le altre; per questo sono difficili i dialoghi costruttivi, mentre è molto più facile esercitare l'ostruzionismo; tipico esempio lo troviamo nel dibattito politico, le forze antagoniste, anche per questioni di interesse generale che dovrebbero prescindere dalle ideologie politiche, trovano con difficoltà un punto d'incontro, preferendo giungere ai compromessi.
Il dibattito, la discussione, il litigio sono tre tipici esempi di confronto tra mentalità diverse, dove i punti di vista sono sempre più lontani in relazione all'animosità del discorso e le opinioni che possono essere personali o a sostegno di una determinata ideologia si sovrappongono tentando la prevaricazione e, spesso, arrivando alla violenza.
Tutto ciò per affermare, con convinzione, che l'uomo è particolare, è complesso, la sua natura di essere pensante lo ha portato a creare un mondo virtuale, fatto di idee, di discipline di scienze, di religioni che lo hanno sostenuto nel tempo, dandogli l'opportunità di sopravvivere e di evolversi nella sua creatività.

lunedì 13 febbraio 2012

Grecia

La Grecia della filosofia, della democrazia, dell'arte: questa è la Grecia che noi abbiamo studiato nei libri di scuola, una terra affascinante il cui popolo antico aveva fondato gli assiomi della società moderna.
Dopo il suo passato antico, quello classico, glorioso, la Grecia è stata dimenticata, per secoli.
Se ne ricordò Mussolini che voleva "spezzarle le reni" e ci è tornata in mente oggi, tragicamente, a causa della sua gravissima situazione economica.
Oggi e ormai da tempo, si parla sempre di Grecia, del suo rischio "default", fallimento, una parola orribile che fa trasparire disperazione, negazione del futuro, azzeramento, tutti i partners europei, Italia compresa, la stanno guardando dall'alto in basso, diffidenti e timorosi per le conseguenze che potrebbero derivare dalla bancarotta greca.
Ma fino adesso che cosa era la Grecia per noi, in generale?
Una meta turistica, conveniente, prima, con la Dracma, ancora più conveniente, con un particolare riguardo alle isole, si perché per la maggior parte dei casi la Grecia viene ricordata per le isole nelle quali vivono solo il 5% dei greci; ma se si chiede chi sono veramente i greci, pochi risponderanno di conoscerli, se non forse per il Sirtaki o per il cambio della guardia degli Euzoni ad Atene o altre cose da gite organizzate.
La Grecia, stato membro a tutti gli effetti dell'Unione Europea, è sempre stata in disparte, isolata dal resto d'Europa causa la sua posizione geografica stretta tra la Turchia e la ex Jugoslavia, nel suo silenzio, nel tempo, ha subito la dominazione turca, vissuto sanguinose guerre civili e dittature, fatti storici che hanno inciso profondamente sull'assetto sociale e politico greco.
Ma, alla fine, dei greci se ne sa poco, questo è il problema, perchè del popolo greco tutti hanno avuto completa disattenzione, sempre.
Il greco è persona orgogliosa e dignitosa, come pochi altri popoli dell'Europa, ho avuto modo di viaggiare in Grecia da nord a sud, ho visto paesi molto poveri dove però la gente non perdeva la propria dignità, si perchè  i greci per la maggior parte non sono mai stati ricchi, il tenore di vita è sempre stato basso, non è una novità di oggi, per questo sorge spontanea la domanda ma chi ha mai pensato veramente ai greci?
La Grecia moderna è sempre stata governata da persone indegne anche dopo il 1974, quando l'oligarchia prese il posto della dittatura; al potere andarono governanti corrotti sostenuti da personaggi  spinti solo da fame di ricchezza e interessi personali, a scapito del popolo greco.
La Grecia è una nazione che non ha un'industria propria, la maggior parte delle attività imprenditoriali sono concentrate ad Atene e Salonicco, per il resto sono armatori e operatori turistici, ma chi gestisce queste attività non hai mai pensato alla sua patria evadendo indiscriminatamente le tasse, corrompendo funzionari pubblici, deturpando l'immagine della Grecia, un'oligarchia potente e insidiosa che con le sue speculazioni ha portato la nazione verso il baratro.
Il popolo greco sta adesso pagando pesantemente tutte le conseguenze provocate da quell'oligarchia e tutto questo è molto triste, i greci non meritano questo.
Il popolo greco, quello dei restanti 9.900.000 cittadini greci, è tutt'altra cosa e saranno loro con la loro forza e l'orgoglio che li contraddistingue a salvare la Grecia, cosi come fecero nel passato con la cacciata dei turchi e la proclamazione dell'indipendenza.
In Grecia ho incontrato persone colte, gentili e orgogliose che hanno diritto a pieno titolo di sentirsi europei e non venir relegate ad un popolo di serie B  per colpa di indegni governanti, ma anche l'Europa dovrà fare la sua parte perchè l'Unione Europea deve tornare ad essere strumento di cooperazione ad aiuto fra i suoi popoli e non soltanto un'insindacabile imperio di troike e burocrati di Bruxelles.


domenica 12 febbraio 2012

Addio Whitney

In una gelida mattina d'inverno, mentre un incessante vento sferza le nostre anime togliendo il respiro e le mani, che vorrebbero volare sulla tastiera del pianoforte, mi si irrigidiscono come se anche la musica soffrisse per questo freddo che con prepotenza infierisce nella nostra voglia di vivere, è giunta, rimbalzata dalla rete, una tristissima notizia: Whitney te ne sei andata; si, in punta di piedi, nel silenzio di una camera d'albergo, improvvisamente.
Tante volte si è portati a giudicare, troppo e in fretta sulle vicende di una persona, di te si è detto di tutto, troppo e male, ma chi ti ha amato, chi ha vissuto con la tua musica, noi, quella generazione, della quale tu facevi parte, che sognava come te un mondo d'amore e pace, non ti giudichiamo. I miti non si giudicano, perchè te li senti dentro, mentre il fuoco che hai nell'anima si libera con una potenza formidabile facendoti librare nell'aria, perchè te, Whitney, eri semplicemente straordinaria. 
La tua voce, in quegli anni, passava attraverso le radio facendoci sognare, le tue canzoni hanno segnato il passo nella vita di tanti giovani di allora assieme alle loro speranze, incessantemente.
Ora come allora, chi ti ha amato non ti ha mai abbandonato, non ha gettato via i tuoi dischi, li ha conservati gelosamente in quanto testimonianza indelebile di dolci ricordi del passato, d'ora in poi saranno invece un ricordo di te, per sempre.
Ora non ci sei più, portata via in una gelida notte d'inverno, forse da qualche altra parte hai trovato finalmente la pace, ma qui, sulla terra, non sei morta, non lo sarai mai, perchè la tua voce continuerà a librarsi nell'aria, continuerai ancora a scaldare i nostri animi, non verrai persa nell'oblìo, saremo sempre con te. Sempre.
Addio Whitney.





lunedì 30 gennaio 2012

Desiderio

Leggere, informarsi, criticare, discutere: in questi modo si può capire ciò che abbiamo intorno a noi, l'esercizio mentale è sale della vita, elemento indispensabile per acquisire consapevolezza del mondo e comprenderne l'essenza.
La conoscenza deve essere un desiderio per noi stessi, una spinta a rinnovarci, ma cosa si intende per desiderio?
Il desiderio è l'aspettativa di godimento di qualcosa, se il qualcosa è il sapere saremo sempre e comunque spinti da una pulsione interna che ci porti al soddisfacimento del bisogno di conoscenza, anzi si considera che il soddisfacimento del desiderio sia già passato quando inizia e, nel mentre, si riaccenda il desiderio per ciò che vogliamo dopo, se succede questo, noi avremo sempre sete di sapere che ci terrà sempre pronta la mente a nuove conoscenze.
Nella società contemporanea si sta notando un calo generale del desiderio, l'uomo sembra assuefatto dagli ormai infiniti stimoli esterni che lo raggiungono: ogni cosa sembra virtualmente disponibile, pertanto l'assenza di aspettativa fa venire meno il desiderio, ingrigendo la vita nella monotonia.
La condizione per evitare questo è insita nella capacità di selezionare gli infiniti stimoli esterni ascoltandone solo poche voci: quelle che meglio soddisfano le nostre aspettative, tra queste è indispensabile cogliere quelle che ci possono migliorare culturalmente, che siano in grado di aumentare il nostro sapere al fine di affinare la capacità di giudizio critico su vari punti di vista e questo significa, sostanzialmente, apertura mentale, uscita dal microcosmo personale, capacità di analisi e buon senso.
Per queste ragioni è importante nutrire il nostro intelletto, sempre, con il desiderio costante di sapere, magari indotto dalla semplice curiosità, il nostro cervello è un qualcosa di perfetto, capiente e sfruttabile, la media umana di sfruttamento del nostro cervello è pari a solo ad una piccola porzione, un vero peccato!
Un importante strumento intellettuale è la lettura, da sempre.
Da quando l'uomo fu in grado di codificare la propria lingua in grafia, sentì il bisogno di trascrivere il proprio pensiero, di registrare ciò che diceva: era la fine della tradizione verbale, ogni scibile era per sempre memorizzato e poteva quindi essere diffuso ad altri uomini con la lettura.
La scrittura è l'unico e intramontabile mass media dalla notte dei tempi fino ai giorni nostri dove invece c'è un mondo che legge poco: oggi c'è un pregnante bisogno di rieducare alla lettura, in questo mondo digitalizzato e veloce è ancora estremamente importante avere in mano un libro, immergersi in esso e assorbire ciò che contiene al fine di appagare quel desiderio di sapere che favorisca l'esercizio mentale, unico e reale sale della nostra vita.




domenica 29 gennaio 2012

Idea pragmatica

Guarderemo con nostalgia il nostro passato, un giorno, quando ci saremo resi conto che l'uomo si è divorato da solo, catastrofismo? Forse, meglio definirlo pragmatismo teso alla verifica obiettiva di ciò che l'umanità vuol fare di se stessa, tenuto conto della scarsa propensione per l'essere umano di cogliere le opportunità disponibili al momento, di prevenire con azioni efficaci deleterie conseguenze e di evitare gli errori del passato, ricorrendo sempre al tempo ciclico dei corsi e ricorsi storici.
L'uomo ha in sé l'istinto di conservazione della specie, diventato un dogma in tutte le religioni; la specie, il mondo, devono andare avanti nell'alternanza delle generazioni; ma c'è un lato opposto di quest'istinto e per farlo comprendere ricorro alla chimica, in modo semplicistico naturalmente, non sono del campo.
Tutto ciò che ci circonda, la materia, è composta da molecole a loro volta composte da atomi fatti di neutroni, protoni ed elettroni, a loro volta composti di quark, bosoni, mesoni....un mondo ancora in parte da scoprire; dall'osservazione dell'universo, dall'analisi della sua struttura, effettuata essenzialmente per capire da dove tutto è cominciato, da che cosa è cominciato e verso dove sta andando, è stato teorizzata l'esistenza non solo di altri universi, ma di universi opposti: qui la scienza si confronta con la filosofia e la religione nel bisogno pregnante di capire che cosa siamo, che senso ha tutto ciò, che cos'è la vita e cosa c'è oltre la vita, è la ricerca della quarta dimensione, è la teoria dell'antimateria, fantascienza? Può darsi.
Tale riferimento era per far meglio comprendere l'antitesi dell'uomo, essere concreto, che si distingue dagli altri esseri viventi grazie alla sua intelligenza, uno strumento sorprendente che gli ha dato la consapevolezza dell'esistere e di scoprire il suo io nella lunga via dell'evoluzione; tuttavia tutto ciò non è stato sufficiente, l'uomo non è stato in grado di dominare e guidare i propri istinti, conservando quelli positivi e indispensabili come quello, già accennato, della conservazione della specie, sia quelli negativi, talvolta esaltandoli.
La propensione al peccato è eminentemente posta in risalto dalla Bibbia, dove di narra che l'uomo e la donna, spinti dalla tentazione vengono cacciati dall'Eden e condannati a condurre una vita di lavoro e sacrifici che verrà poi trasmessa alle generazioni successive; il peccato inteso come comportamento negativo fatto in danno di altri e anche di sé stessi, anche questo è un tema comune in tutte le religioni, nel Corano viene timorato chi commette peccato e gli viene negato il  paradiso.
Tra gli istinti negativi, per riagganciarmi al pensiero iniziale, quello dell'autodistruzione è equivalente alla negazione alla vita, dono di ogni uomo che l'uomo stesso non può negare, neppure a se stesso.
E' inconsapevole l'istinto di autodistruzione, lento e inesorabile, ma presente, da sempre; nell'etica il concetto autodistruttivo, nel senso più generale, trova posizioni controverse legate alla morale ma, tuttavia, sempre o quasi, è stata espressamente condannata dagli osservatori ma giustificata dagli artefici sulla base di ideologie di diversa natura.
L'istinto di autodistruzione è stato tragicamente presente nel XX secolo, caratterizzato da due sanguinose guerre mondiali, delle quali la seconda macchiata dai crimini più infami verso l'umanità intera, la corsa alla guerra nucleare, poi, è stata, finora, la massima espressione palese, di quell'istinto.
Ma la moderna e sofisticata società di oggi è ricca di insidie invisibili che non sono necessariamente armamenti o blocchi di potere contrapposti negli equilibri mondiali, oggi facciamo i conti con  fenomeni se vogliamo silenziosi, ma che penetrano profondamente nei nostri microcosmi personali, sconvolgendoli.
La vera guerra autodistruttiva che stiamo vivendo nel mondo attuale non è territoriale nè violenta perchè attuata con l'economia; un'economia evolutasi troppo in fretta allargatasi a livello globale in modo disordinato, un macrosistema che, di fatto, non è un sistema, ma un ribollente processo economico-finanziario non basato  sui fatti generatori di base dell'economia reale: il lavoro e la produzione.
Questo sistema finanziario sta facendo destabilizzare realtà come l'Euro, che doveva essere uno dei capisaldi dell'Unione Europea, gli orgogli e le pretese nazionali sono rimasti a dominare in Europa, gli Stati sono influenzati dalle potenti lobby finanziarie, per questi motivi si stanno innescando guerre non dichiarate di predominio economico a scapito di partners più deboli.
Come detto all'inizio, tutto ciò è stato causato dalla completa assenza di volontà da parte dell'uomo di controllare i fatti finanziari e i mercati, è stata la deregulation generale a creare, da subito, forme di oligopolio, ristrette a poche e potenti figure capaci di influenzare a contrapporre fra loro gli stessi Stati.
Tutto questo per affermare che la grande finanza in questa guerra senza quartiere, attuata senza tener conto dei bisogni e della stessa esistenza della società civile, non basandosi sul lavoro e quindi sulla vita, ma solo ed esclusivamente alla produzione di ingenti quantità di ricchezza sotto riprovevoli forme speculative, invero non indirizzate per investire nella crescita della collettività, divorerà l'uomo, perché non sarà stato in grado di usare le proprie ricchezze per il bene dell'umanità ma solo e soltanto per l'egoismo e gli interessi di un ristretto numero di pochi ma potenti gruppi, erodendo, tra l'altro tutte le risorse a disposizione, un realtà questa che ci tocca molto da vicino, perché sono i cittadini che ne subiscono gli effetti subendo un graduale impoverimento causa pesanti manovre finanziarie, perdita di potere d'acquisto e disoccupazione, un esempio? La Grecia, culla del mondo antico, madre della democrazia, oggi a rischio default, Socrate si sta sicuramente rivoltando nella tomba.

domenica 22 gennaio 2012

Speculazione mediatica

Riguardo alla sciagura del Giglio, come per altre disgrazie, i media si sono scatenati, per l'ennesima volta il diritto di cronaca si è mischiato con l'avida speculazione mediatica, un guazzabuglio incontrollato di notizie sparate in tempo reale su internet e televisione, partito da quella gelida notte mentre quella grande, immensa nave, orgoglio e vanto della marineria nostrana, si accasciava con il ventre ferito a pochi metri dall'isola.
Non voglio raccontare quello che è successo, io intendo analizzare in che modo l'opinione pubblica è stata informata sulla tragedia, rilevando con tristezza come sia stato selvaggio e frettoloso il modo in cui i mass media abbiano portato subito alla gogna mediatica il capitano della nave, come ci sia stata poca ponderatezza nel diffondere le notizie senza rispetto per nessuno, a partire dalle vittime e dai dispersi.
Dalla disgrazia i media hanno colto l'immancabile occasione per alzare i profitti di networks e testate giornalistiche; mentre la gente moriva, tutte le televisioni modificavano i loro palinsesti, introducendo talk-shows pullulanti di esperti, burocrati e politici, portando alle stelle i loro shares e le tirature dei giornali, che alla faccia della crisi, aumentavano a vista d'occhio, uno sciacallaggio veramente disgustoso e indegno per una società civile.
Partendo dalla vicenda professionale e personale del comandante, che è stato annullato subito come uomo,  a differenza dei cauti inquirenti che lo considerano quale "persona sottoposta ad indagini con gravi indizi di reità a suo carico", i giornalisti hanno preso e sbattuto in pasto dell'opinione pubblica qualsiasi indiscrezione, qualsiasi dichiarazione, qualunque cosa, insomma, che potesse essere appetibile per lo stato di emotività collettivo del momento, quando non è necessario approfondire e analizzare i fatti ma è importante e fondamentale tenere alta l'attenzione e lo stato di suggestione generale.
L'immenso potere mediatico dell'informazione sposta sempre il polo d'attrazione del pubblico, portandolo a giudicare condannare con immediatezza ogni fatto di cronaca e i suoi presunti responsabili, dico presunti, perchè nel nostro ordinamento democratico esiste un'Autorità Giudiziaria la cui prerogativa più importante è quella di "non fare processi sommari" ma di eseguire indagini accurate che portino all'acquisizione di fonti di prova certe atte ad accertare le responsabilità e la verità.
Con questo non voglio assolutamente assolvere o giustificare i comportamenti irresponsabili che avrebbe posto in essere il comandante di quella nave, ma cercare di far capire che non sono gli spot giornalistici a portare le prove, ma il paziente lavoro degli inquirenti, ed in casi tragici come questo, la precisione nell'accertamento dei fatti è indispensabile; aggiungo, inoltre, che ci sono sicuramente altri corresponsabili e tanti interrogativi ancora senza risposta.
La vicenda è stata per ora ricondotta ad una sorta di telenovela da somministrare all'opinione pubblica, provocando pericolose reazioni a catena deleterie per l'immagine dell'intera marineria italiana che è, non dimentichiamolo, una parte importante dell'economia nazionale.
La ragione nella eccessiva solerzia da parte dei mass media di assurgere le tragedie comunque denominate quasi come a fatti necessari che devono prima o poi accadere, è tutta dietro quella facciata giornalistica che noi vediamo o leggiamo, ossia un immenso potere corporativo strutturato in diverse lobby, nel quale sono inseriti a sua volta altri poteri che condizionano il libero diritto di cronaca, censurando tutto quanto sia  "poco appropriato" divulgare perché non conveniente ai medesimi, soprattutto se intaccano interessi economici, politici e personali.
Il messaggio di quando detto finora è riuscire ad analizzare e ponderare le notizie che ascoltiamo e cercare di vedere le cose da più punti di vista tralasciando, per quanto possibile, le emozioni; la suggestione copre la ragione e non fa cogliere la realtà.
Il giudizio dell'opinione pubblica è estremamente importante ma non va in nessun modo condizionato, dovrebbe essere libero come libera dovrebbe essere l'informazione in un paese democratico ma, forse, non è cosi.

domenica 15 gennaio 2012

Verso la libertà

Spesso si ricerca un aspetto precipuo di una determinata epoca per giudicarla nel bene e nel male; così è stato per tutti momenti storici.
La storia narra le vicende del nostro mondo, sin dal suo inizio lontano, è stata raccontata dalla geologia attraverso la quale si è cercato comprendere l'inizio di tutto, poi arrivò l'uomo, un essere dotato di caratteristiche così speciali rispetto a quelle degli altri esseri viventi che gli hanno permesso di elevarsi nel contesto naturale e di progredire avvalendosi della ragione.
Con il suo progresso l'uomo ha lasciato tracce, testimonianze del suo passato, plasmando l'ambiente che lo circondava in una logica di necessaria sopravvivenza e di bisogno.
Ma cosa ha caratterizzato veramente il XX secolo?
E' stato il secolo di importanti conquiste scientifiche di cambiamenti radicali, di contraddizioni, di lotte sociali, nel '900 c'è stata sicuramente una presa di coscienza determinante che ha dato la voce anche a chi in passato non aveva diritti, è finita, almeno in occidente, una società composta di rigidi schemi, di autoritarismi repressivi, c'è stato il trionfo della libertà e della democrazia; anche se travagliato da periodi nefasti, come le dittature ante seconda guerra mondiale nelle quali sono stati commessi crimini di assoluta gravità nel nome di ideologie perverse e incontrollate, il '900 è sicuramente il secolo che ha creato l'uomo moderno, è stato un passaggio che comunque ci consente, oggi,  di respirare la libertà e di godere di diritti, è certamente un processo ancora in corso,  solo una parte di mondo  è oggi libera e democratica, ma la direzione ormai dell'umanità intera porta  a sancire che l'uomo dev'essere libero, solo con la libertà si può arrestare il processo di degrado di certe zone del mondo; milioni di persone sono ancora oggi private della libertà e dei più elementari diritti, è compito dei paesi abbienti e democratici e delle organizzazioni sovranazionali intervenire per consegnare la libertà a chi ce l'ha negata, ma questo si deve fare assolutamente senza la spinta degli interessi economici, deve essere un comune sentimento di libertà e giustizia a portare il mondo intero verso il completamento del processo in corso, questo è l'unico ed universale indirizzo.

Buon 2012

Gli auguri per un anno nuovo doverso e migliore di quello che si è appena concluso, non tengono conto che le vicende umane non conoscono la rigida misura del tempo al quale l'uomo cerca invano di dare un inizio e una fine, in realtà il tempo cronometrico scandito dai calendari non esiste, è un'invenzione.
Si vorrebbe chiudere una porta a San Silvestro ed aprirne un'altra, ma il contenuto della stanza dell'anno finito filtra come un gas inquinando il tempo futuro, perchè noi siamo gli stessi e non è certo lo scoccare della mezzanotte di capodanno a mutare come per magia la nostra condizione.
Il tempo è circolare, come se l'umanità, con le sue vicende, non cambiasse mai.
Se si ascolta un telegiornale di trent'anni fa si capisce che poco, in sostanza è cambiato: le crisi che vanno e vengono, la politica che si trasforma ma non cambia, il malaffare, il denaro, gli interessi; si, è cambiata la tecnologia, la comunicazione, ma questi sono mezzi, progrediti sempre più senza dubbio, che però non hanno cambiato di fatto l'uomo con le sue fragilità, le sue paure, i suoi problemi; in sostanza nulla è radicalmente mutato rispetto al passato.
L'umanità continua, nel passare degli anni, dei decenni, a vivere allo stesso modo, questo tempo ridondante è deleterio per la vita di ognuno, per questo siamo portati ad una continua ricerca di qualcosa di nuovo: è un'illusione, certo, ma sicuramente è il vero sale della nostra vita essere spinti a credere in qualcosa che dia un senso all'esistenza.
Per questo ogni nuovo anno si è portati a festeggiarne l'arrivo, perchè vi è sempre la speranza che un nuovo capitolo contribuisca a migliorare la nostra vita perchè il futuro, seppur incerto, è un qualcosa che deve ancora realizzarsi e può avere un corso diverso rispetto che un altro grazie anche al nostro agire e alle nostre decisioni.