giovedì 21 novembre 2013

Occhi ancora senza speranza

In precedenti articoli ho parlato di crisi, guerre  e alluvioni, sono passati due anni, il tempo è volato come in un lampo ma, paradossalmente  tutto è rimasto indissolubilmente immobile e stagnante.
L'uomo si è fermato? O forse è incapace di affrontare i propri problemi? Siamo di fronte ad una recrudescenza della nullità? 
Percorsi tortuosi che non si riescono a superare, tunnel interminabili che come vortici avvolgono tutto e tutti, un buco nero?
Corsi, ricorsi e straricorsi storici che puntualmente si presentano nella vicenda umana, in una società priva di memoria che continua, imperterrita a commettere gli errori del passato.
E' un brutto periodo questo, ma anche le precedenti epoche non lo sono state da meno.
Tutta questa premessa, forse troppo pessimistica, o forse no, per manifestare e affermare l'assoluto immobilismo della nostra epoca, frutto di uno sviluppo troppo rapido che ha travolto come uno tsunami la società. Una gradualità mancata, causata da un processo evolutivo troppo rapido.
In poco più di un secolo, l'uomo ha inquinato cosi tanto da mettere in serio pericolo l'equilibrio dell'intero pianeta, il progresso economico e tecnologico ha creato mostri prevaricatori che hanno fatto mettere in dubbio lo stesso nostro modo di vivere.
Una società dove il denaro la fa da assoluto padrone, a scapito degli strati più deboli della popolazione e in qualunque nazione del mondo, una situazione responsabile dell'attuale crisi planetaria, dove un ridondante sistema dinamico al suo interno ma stagnante verso l'esterno, non riesce più a creare sviluppo, che ha prevaricato l'economia finanziaria sull'economia reale.
L'esempio più grave l'abbiamo in Europa, dove gli Stati sono ormai incapaci di gestire autonomamente le proprie economie a causa di un sistema finanziario non regolamentato e sottoposto al libero arbitrio dei mercati e delle banche, a loro volta veicolati da inafferabili  strapoteri economici.
La globalizzazione continua  a mietere vittime e diverse nazioni d'Europa, Italia compresa, stanno pagando a caro prezzo tutto questo.
Forse sono cose che ho già detto, ma voglio ripeterle.
Se tutto fosse stato ben gestito non l'avrebbe fatto l'uomo, perchè in tutta questa gigantesca vicenda sono stati protagonisti in assoluto l'egoismo e il relativismo umano, tutto in nome del dio denaro.
Un sistema che ha aumentato miseria e povertà, distrutto ecomomie, devastato popoli, in un processo irreversibile.
E' triste dover pensare che l'uomo moderno sia stato un fallimento di sè stesso e che non sapremo cosa lasciare a nostra testimonianza ai posteri.
In questa guerra economica globale, ogni iniziativa per consolidare il tessuto sociale e tutto ciò che è necessario per il buon vivere civile è stata evitata o rimandata.
La recente alluvione della Sardegna stupisce e emoziona, ma era prevedibile e forse almeno parzialmente evitabile se la situazione infrastrutturale di sicurezza abitativa e delle acque fosse stata  buona, ma nonostante le innumerevoli alluvioni italiane, la politica e la burocrazia hanno osteggiato da sempre investimenti strutturali per fronteggiare il dissesto idrogeologico, anzi, taluni scellerati nostri rappresentati hanno da sempre, in quanto collusi con mafie e malaffare, favorito addirittura l'abusivismo edilizio che ha degradato e messo in pericolo il territorio.
Nonostante le entrate dello stato fossero esigue, si è continuato a spendere smisuratamente denari pubblici senza investire nelle infrastrutture necessarie allo stato sociale, strozzando di tasse il popolo.
Si continua a parlare di spending review, una generalizzazione troppo ampia per argomentare la pluralità delle spese statali e il sistema di gestione delle stesse, il bilancio dello Stato è una materia complessa e, come al solito, i media focalizzano ciò che può colpire la suggestione dell'opinione pubblica, il problema non sono solo le auto blu o gli stipendi dei parlamentari, in termini di sprechi c'è molto di più che si insidia in ogni ramo della Pubblica Amministrazione.
A causa di tutto ciò, oggi negli occhi della gente non si vede la speranza, quella speranza che c'era  invece nel dopoguerra quando si voleva ricostruire l'Italia, è tutto estremamente triste.







domenica 29 settembre 2013

Crisi di Governo

In un articolo precedente avevo giudicato la politica italiana più matura; avevo interpretato, con le dovute riserve, che il fatto di aver avuto governi che riuscissero a tenere una legislatura fosse indice, appunto, di maturità politica, non avevo considerato, comunque, il clima acido che si anteponeva fra le varie parti politiche e i risultati che i governi avevano ottenuto.
Mi ero completamente sbagliato anche se, tuttavia, non avevo dato per definitivo il convincimento che la politica italiana fosse diventata un vero dispositivo democratico che potesse dialogare con i cittadini e gli interlocutori stranieri.
Tutto quello che è accaduto finora, fino al grave episodio politico di ieri 28 settembre 2013, dove i ministri del PDL hanno rassegnato le dimissioni, è un indice, grave, di immaturità politica se non, addirittura, la dimostrazione dell'incapacità di autodeterminazione di uno Stato democratico, dove la politica non guarda al Paese ma solo a sè stessa e a proteggere i suoi interessi.
Una crisi di governo di fatto, che non viene aperta mediante i passaggi istituzionali, provocata con pretesti di insufficiente consistenza politica che, a monte, nascondono, nella sostanza, motivazioni ormai datate che hanno caratterizzato tutto il periodo della seconda repubblica.
I passaggi  che rendono incoerente, per non dire assurde, le motivazioni atte a voler incrinare un governo già, peraltro, connotato dall'anomalia di voler voluto unire due forze politiche contrapposte sono le seguenti:
nel novembre 2011, causa la grave crisi economica italiana venne dato mandato a un governo tecnico che aveva il compito, a scadenza, di emanare provvedimenti correttivi al fine di salvare l'Italia da un incombente rischio default o, per lo meno, questa era le motivazione presentata ai cittadini italiani.
Il governo di Mario Monti venne appoggiato dalle due forze politiche contrapposte, che attualmente governano assieme, per senso di unità nazionale  voluta, con tenacia, dal Presidente della Repubblica.
La tecnocrazia, appoggiata dalla Commissione Europea se non altro per indurre l'Italia a rientrare sotto il fatidico 3% nel rapporto tra DEFICIT/PIL, si mise in moto velocemente emanando, in poco tempo, provvedimenti di notevole durezza, mirati esclusivamente a rimpinguare le aride casse statali e correggere i disastrosi conti pubblici.
Un' agenda, quella del governo tecnico, che pur correggendo, comunque relativamente, i conti dello Stato, ha depresso lo stato sociale e le condizioni economiche di imprese e cittadini condizioni, peraltro, che erano già gravi e difficili.
Provvedimenti come quello delle pensioni hanno generato a loro volta gravi problemi sociali quali la maggiore difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro dei giovani, causa inevitabile allungamento del turn-over fra vecchie e nuove generazioni e il gravissimo problema degli esodati.
La reintroduzione dalla vecchia ICI, diventata IMU, per la prima casa e gli aumenti di accise e tariffe dei consumi energetici ed altro ancora hanno vessato, in modo insidioso, i cittadini trasversalmente, senza tenere conto della distribuzione del reddito.
La lotta all'evasione fiscale si è connotata solo di spot quali l'operazione di Cortina o provvedimenti quali la limitazione dell'uso del contante; in generale provvedimenti fini a sé stessi e facilmente eludibili come, appunto la limitazione dell'uso del contante; di fatto quindi azioni di dubbia efficacia, l'evasione fiscale non è stata affatto aggredita e i dati dell'Istat per l'anno 2012 e di questa parte di 2013 parlano chiaro.
Tra i provvedimenti di carattere non economico, sicuramente il più noto, se non altro per l'alto impatto mediatico che ha avuto, è stata la legge Severino, che avrebbe dovuto dare un segnale forte nei riguardi dei politici definitivamente condannati, una risposta a quella richiesta di moralità della politica fortemente voluta dai cittadini.
A fattor comune, sottolineo e risottolineo che il governo precedente era appoggiato dalle maggiori forze politiche di centro destra e centro sinistra, le stesse che in pratica compongono l'attuale governo di unità nazionale; in virtù di questo, provvedimenti di importanza strategica e sociale quali il decreto "salva italia", "cresci italia", la legge Severino, l'istituzione dell'IMU, dell'innalzamento dell'aliquota i.v.a., la riforma delle pensioni vennero votati dalle maggiori forze politiche con spirito bipartisan nel comune senso di responsabilità nei confronti del Paese.
Tutta l'attività del governo tecnico fu così improntata sul rigore dettato peraltro dai burocrati di Bruxelles, con provvedimenti che, nonostante avessero l'effetto desiderato riguardo ai vincoli del patto di stabilità, furono deleteri per la crescita e il rilancio dell'economia nazionale, già gravemente colpita dalla crisi economica.
Ma il governo tecnico ebbe anche lo scopo di non rendere protagoniste in prima persone le forze politiche, fu così che queste ne trassero l'occasione per fare una concitata propaganda elettorale i cui contenuti, di fumoso significato politico, prendevano spunto dalle decisioni impopolari, o ritenute tali, dei tecnocrati.
La successiva crisi del governo tecnico non fece che accelerare l'intenzione politica di portare velocemente ed indiscriminatamente il paese verso le elezioni anticipate che sarebbero state regolate, peraltro, con le discutibili norme del Porcellum, le cui modifiche sono state sempre promesse ma mai apportare, fino ad oggi.
All'indomani del voto, l'Italia più che mai si è trovata in una situazione di incertezza: con una sostanziale parità del centro-destra e centro-sinistra e l'emergere di una forza politica nuova che non era ancora entrata in parlamento.
La vittoria non vinta del centro sinistra, non ha fatto altro che far rimontare il centro destra; la mancanza di una maggioranza al Senato per effetto del Porcellum ha messo in serie difficoltà il contesto istituzionale a partire dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica: un vero pasticcio, destabilizzante e pericoloso.
Dopo svariate e anomale vicende, a partire della rielezione per "senso di responsabilità verso il Paese" del Presidente della Repubblica in carica, è stato nominato l'attuale Governo che con difficoltà ha cercato di gestire e affrontare le serie problematiche del Paese quali il problema degli esodati, della disoccupazione, del rifinanziamento della CIG e, da ultimo, l'abolizione dell'IMU per la prima casa e lo slittamento dell'aumento dell'i.v.a..
Nel frattempo è piombata la sentenza definitiva di condanna del Leader del Centro Destra...
Ho voluto fare la crono-storia della situazione che evolutasi dal 2011 ad oggi, sicuramente nota, sicuramente non approfondita, ma certamente così è stata presentata all'opinione pubblica.
I passaggi, se andiamo ad analizzare questo tragitto politico porta inevitabilmente al paradosso, infatti tutti i provvedimenti del governo Monti sono stati votati da entrambe le forze politiche di centro destra e centro sinistra e questi, in particolar modo alcuni, sono stati messi in discussione dal centro destra.
Una contrapposizione talmente aggressiva che ha portato alla situazione di crisi di governo alla quale ora stiamo assistendo.
Cosa possiamo pensare noi cittadini di tutta questa vicenda? Solo indignarci come, del resto, altre volte.
Il popolo italiano è sconcertato per la paura che un tale evento destabilizzante genera.
Il rischio di ingovernabilità è altissimo e l'Italia non vede luce nel suo stato sociale, la crisi rimane, stagnante.
E se addivenissimo a elezioni anticipate con quale spirito andremmo a votare e per quale risultato?
Infine una domanda che non ha risposta: ma le regole sul conflitto di interessi che fine hanno fatto? la legge non è uguale per tutti?
La nave sta lentamente affondando e chi doveva dirigerla la sta lasciando: analogia con il naufragio della Costa Concordia...in questo momento calza a pennello: una grave mancanza di responsabilità verso il popolo italiano che sta perdendo la propria autostima e la speranza nel futuro.





sabato 21 settembre 2013

Decadentismo culturale

Sono rimasto sbalordito quando, per caso, ho scoperto che la neo senatrice a vita Elena Cattaneo, ricercatrice e scienziata  di fama internazionale al servizio di una università italiana, viene retribuita con uno stipendio di 3.300 Euro al mese: questa è la dimostrazione, inequivocabile, di quanto investa lo Stato Italiano per la ricerca scientifica e, in generale, per la cultura e tutto ciò che è attinente ad essa.
E' stato calcolato che in Italia, per l'istruzione a tutti i livelli, la cultura e la ricerca, viene investito appena l'1% del PIL, tale stima ci porta a fanalino di coda rispetto ai partners europei: un triste primato per un paese che è stato, sin dalla notte dei tempi, culla della cultura, con le città e i paesi ricchi di beni culturali, una letteratura senza pari al mondo e che dire della poi musica!
Tristezza, soltanto tristezza è il sentimento che percepiamo, considerate invece le consistenze in termini di investimenti in altri settori di minore portata e valenza.
Un paese che non investe nella cultura è destinato inesorabilmente a diventare povero, non solo economicamente.
Se visitiamo una scuola pubblica ci imbattiamo in docenti esasperati che devono sfruttare i pochi strumenti messi loro a disposizione per insegnare, percependo uno stipendio mensile che non può ritenersi degno di una nazione europea occidentale.
Il 70% degli edifici scolastici non sono a norma in termini di sicurezza e i tagli nel settore sono stati lineari e profondi, mancanza di fondi: questa è stata la parola d'ordine.
La scuola forma gli italiani del futuro, dovrebbe essere l'eccellenza del settore pubblico, il fiore all'occhiello.
E che dire dell'istruzione superiore e universitaria?
Anche qui carenze di fondi e professori mal pagati, ricercatori insufficientemente retribuiti, risultato? Fuga incessante di cervelli, le migliori menti nate e cresciute nella nostra bella Italia emigrano laddove possono trovare un impiego degno, gratificante e ben remunerato.
Certo: alcuni come la Prof.ssa Cattaneo è rimasta nel suo paese, ma a quali condizioni e con quali sacrifici?
Per non parlare dei ricercatori associati ai dipartimenti: contratti di collaborazione a termine con retribuzioni inique, senza diritti sindacali e senza la possibilità di formare una carriera contributiva: dei veri schiavi moderni con menti brillanti che grazie al loro impegno (spesso nell'ombra) contribuiscono allo sviluppo della ricerca nei più svariati settori che portano a risultati scientifici di livello mondiale a vantaggio dell'umanità intera.
Questo è un periodo di vero decandentismo, in un mondo che gira grazie alla scienza, il nostro paese arretra, inesorabilmente.
Bisogna investire nella cultura e nella ricerca almeno al pari di altri partners europei, fronteggiare la fuga dei cervelli, riattrarli nel nostro paese per creare sviluppo, riformare scuole e università, gratificare docenti e ricercatori, insomma, portarsi a una "normalità" al passo con questi tempi, dove il lavoro intellettuale ha ormai preso il sopravvento su quello manuale.
Investire nella cultura e nella ricerca porterà lavoro e potrà essere un vero volano se associato a politiche economiche adeguate.
E' inutile vantarsi di avere treni ad alta velocità e nel contempo assistere ad un inesorabile decadentismo culturale: è un paradosso. La cultura è un bene prezioso, è il vero bene italiano e non dobbiamo, non possiamo farcelo sfuggire.


 

venerdì 20 settembre 2013

Manca un futuro di speranza

Mentre assistiamo attoniti al carosello mediatico del teatrino della politica italiana, ormai stanchi del susseguirsi di eventi e situazioni guardati all'estero con senso di distacco, noi cittadini italiani continuiamo a guardare dalla finestra semmai possiamo scorgere, in lontananza, un futuro di speranza.
Non lo vediamo. Forse non l'abbiamo mai visto. Forse l'avevamo visto, tanto tempo fa.
Siamo i nipoti della guerra, dopo di essa l'Italia si rimboccò le maniche e si ricostruì, tempi ormai remoti.
Oggi la situazione è cambiata, dopo quella ricostruzione e tutti gli avvenimenti che contribuirono a fare dell'Italia una delle prime potenze economiche del mondo, siamo ormai da anni in una situazione di stallo sia politica, sia economica.
Padrona di questa situazione dalla quale non si riesce a uscire è la perenne instabilità politica e l'incapacità di gestire quell'economia finanziaria che, pesantemente, soffoca l'economia reale, il vero volano di una società.
Legati a logiche europee tecnocratiche, l'Italia si trova ingabbiata con le stesse sue mani: impegni presi e da onorare con, di contro, una disastrosa situazione finanziaria legata la debito pubblico.
La necessaria rigidità e autorevolezza di un governo attualmente manca e ora, come non mai, sarebbe più che indispensabile.
L'Italia non riesce a guardare al futuro, incancrenita dai suoi mali più insidiosi e, agli occhi dei partners occidentali, continua a mostrarsi quale nazione sempre più povera e ingovernabile.
Si ricomincia a parlare di emigrazione e non solo al Sud, tristissimo, aumenta la disoccupazione.
Non si riescono ad attrarre investimenti dall'estero e la recessione dell'industria continua in modo inarrestabile.
In un quadro cosi drammatico, che connota una tipica situazione di stallo, i cittadini continuano a pagarne le conseguenze e non solo in termini economici.
Basta fare dei giri per le fabbriche, quelle piccole e medie, dove esiste ancora una figura fisica di imprenditore spesso legata alla famiglia, guardando negli occhi queste persone si coglie subito un grande stato di disagio.
Clienti che non pagano, specie gli enti pubblici! commesse diminuite, banche che non fanno credito, operai spesso lasciati a casa in cassa integrazione per mancanza di ordini, l'incidenza fiscale sempre più pesante: un quadro a dir poco desolante. Le fabbriche che falliscono fanno morire il lavoro e tutto l'indotto che gira attorno a esse, in un effetto domino devastante, manca la liquidità, manca il denaro, ma questo dov'è? 
Nelle banche, i veri protagonisti dell'economia attuale legate all'economia finanziaria speculativa, lontane ormai da quella missione di credito che originariamente avevano.
Un sistema bancario gestito ad hoc per realizzare facili profitti basati sulla speculazione finanziaria e non al servizio dei cittadini e delle imprese quindi dell'economia reale basata sulle persone e sul loro lavoro; banche che per accedere al credito, semmai venga concesso, pretendono garanzie onerose sui beni delle imprese, in pratica se il debito non viene onorato la banca si prende l'impresa.
Con questo sistema fallace difficilmente l'economia italiana potrà ripartire, specialmente se continueremo ad attuare politiche troppo agganciate alle commissioni europee e alle logiche di bilancio,  lontane dai cittadini che non intravedono nessun futuro di speranza.


domenica 30 giugno 2013

La Croazia nell' U.E..

Come al solito, i media italiani non hanno dato il giusto risalto a questo avvenimento storico, che non solo sancisce l'appartenenza di questo Stato all'Unione Europea, ma pone fine, definitivamente, alla terribile vicenda iniziata con lo sgretolamento della ex-Jugoslavia costata migliaia di vite umane; una terribile guerra civile alla porte di casa nostra alla quale, anche quella volta, l'informazione italiana non diede il giusto peso. La disinformazione non rende giustizia ai 300.000 istriani, che furono costretti ad abbandonare le proprie terre che furono da Tito razziate e annesse alla Jugoslavia, e ai caduti delle foibe.
L'annessione delle Croazia all'UE abbatte un confine che fu eretto mentre l'Europa si univa, un paradosso storico che solo chi l'ha vissuto può realmente comprendere.
Si, perché le popolazioni dell'ex-Jugoslavia oppresse dalla dittatura di Tito fino al 1980 e sottoposte comunque all'egida comunista fino al 1991, hanno conquistato col sangue la libertà. Dopo la Slovenia, che si proclamò indipendente dopo una guerra civile durata dieci giorni, fu proprio la Croazia  teatro di un sanguinoso conflitto che si sarebbe rapidamente esteso in Bosnia-Erzegovina; un conflitto terribile che finì quasi per essere dimenticato dalla comunità internazionale.
Atroci eccidi, profughi, disperazione: tutto questo successe nella ex-Yugoslavia e oggi i mass-media con sintetici articoli e frettolosi interventi televisivi a malapena ci notiziano di un fatto di portata storica, come se tutto quello che è accaduto nella Regione balcanica fosse da dimenticare.
Tutto ciò riempie di grande tristezza.

sabato 22 giugno 2013

Dignità

L'anniversario della strage di Capaci e la morte di Don Gallo, una concomitanza significativa, densa di contenuti e di stimolanti riflessioni.
Da una parte il ricordo, triste, di un attentato orribile contro chi aveva, in prima persona, combattuto la mafia, che aveva dedicato la propria vita, fino a perderla, al nobile fine di liberare la Sicilia e l'Italia da un cancro insidioso che prendeva tutti, a partire dagli ultimi.
Dall'altra la scomparsa di una persona che aveva dedicato la propria vita agli ultimi, col fine di liberarli dalla propria condizione di inferiorità sociale e inserirli, riconsegnando loro la dignità.
In questa società violenta e incapace di trovare una condizione di equilibrio, ci sono persone che hanno coraggio di affrontare il male, che hanno voglia di contribuire personalmente a migliorare le condizioni sociali; spesso sono anche contestate in quanto controcorrente, contro dogmi nati nel passato che nessuno ha voluto aggiornare o adattare alle nuove necessità del mondo attuale.
La dignità dell'uomo è sempre in pericolo, il mondo continua ad essere manovrato per gli interessi di pochi in nome del dio denaro, una situazione che non è cambiata, nella sostanza, rispetto al passato, anche lontano, si è solo trasformata ad adattata ai tempi.
Il mondo era e continua a essere popolato da una massa di poveri enorme, i quali non riescono a conquistare la propria dignità, in moniti lanciati da chi si vuole occupare di loro sono  inascoltati causa un senso di indifferenza generale, la stessa che c'era in passato, in questo la società non si  è affatto evoluta.



venerdì 10 maggio 2013

La continuità della vita.

L'uomo, per sua natura, possiede l'istinto della sopravvivenza che ha quale scopo la continuazione della sua esistenza al mondo.
Si nasce, si vive, si procrea e si muore, il senso di tutto questo è più grande dell'uomo che ha cercato di dare spiegazioni in tutti i campi del suo scibile e l'uomo, con la la sua intelligenza, chiedendosi il perché della sua esistenza ha avviato, sin dalla sua comparsa, un sorprendente processo evolutivo diventando quello che ora è, dando un senso alla vita e all'esistenza.
Tutto questo giustifica e motiva la condizione umana di voler andare sempre avanti, anche di fronte alle difficoltà della  vita e poi alla morte, la fine del percorso biologico.  
E' difficile accettare la morte, come difficile è accettare l'idea di un'esistenza ultraterrena e credere nella resurrezione, in campo spirituale ci sono diversi postulati riguardo al concetto della resurrezione e dell'aldilà.
Io sono convinto che la fine biologica sia l'inizio di una nuova fase della vita, ciò sembra in antitesi con il concetto di vita e morte, ma non lo è.
Ognuno di noi, nel corso della propria vita, lascia indelebili tracce di se stesso: procreando, il suo dna viene donato agli eredi che e ciò viene demoltiplicato nelle generazioni successive, il suo modo di essere viene recepito da chi ha ha vissuto con lui e da chi ha saputo di lui, il suo pensiero e il suo estro, presente in ogni individuo, viene testimoniato da ciò che ha fatto e da ciò che ci ha lasciato.
Ogni individuo ha la sua storia e il  ricordo di essa è la sua riattualizzazione.
Chi ci ha lasciato continua a vivere con ciò che lui è stato, e tutto ciò che rimane di lui, anche il ricordo del suo sorriso, lo renderà vivo dentro di noi per sempre.
Tutto questo rafforza quel bisogno di continuare ad andare avanti nella vita, perché chi resta fa rivivere chi ci ha lasciato, i suoi ideali, i suoi insegnamenti, le testimonianze di sè stesso che vengono cosi riattualizzati e lui continua a vivere in noi.

domenica 24 marzo 2013

SITUAZIONE DI STALLO

Le analogie con periodi oscuri del passato in relazione all'attuale situazione politica e sociale italiana sono evidenti, siamo in un periodo dove non si riesce a vedere al futuro, scavando in un presente sempre più impantanato dove vince la rassegnazione e lo sconforto.
Non riusciamo più ad essere custodi di noi stessi, in un'intricata vicenda umana che sa più di involuzione che di progresso.
L'Italia continua a dimostrarsi incapace di autodeterminarsi sull'onda di una crisi economica dura, una situazione che rischia di aprire scenari infelici frutto di una gestione nefasta del popolo italiano.
Viviamo sotto l'ombra di un'Europa che pretende da noi di stare alle regole, quelle stesse regole la cui ottemperanza era stata solennemente promessa mediante la sottoscrizione di trattati e accordi, nel contempo il dover  ottemperare ai dettami europei in termini di economia ci è costato molto e, purtroppo, non è bastato.
Il risultato delle operazioni di risanamento effettuate in quest'ultimo anno si è manifestato nell'aumento della disoccupazione, dal calo dei consumi, dovuto all'aumento delle imposte indirette e del generale sistema impositivo, la chiusura di migliaia di imprese.
Continua ad esserci una sostanziale incapacità nel fronteggiare le economie asiatiche e nell'attrarre le economie estere nel mercato interno.
Non c'è stata volontà a frenare la delocalizzazione all'estero delle imprese italiane.
Sul piano culturale abbiamo assistito ad una condizione sempre più precaria della scuola e dell'università, tagli netti alle spese per l'istruzione hanno provocato questo.
Pur sbandierando sempre e comunque i tristi dati dell'evasione fiscale (130 miliardi annui n.d.r.) tecnici e politici hanno fatto ben poco, non sono stati emanati provvedimenti efficaci per gli organi di controllo, l'evasione fiscale continua ad essere un cancro italiano che deprime la società civile e rende l'Italia agli occhi del mondo una nazione inaffidabile.
Anche su temi quali la corruzione  poco continua ad essere fatto nel quadro di un ordinamento giuridico troppo garantista e ferruginoso che non riesce a rendere giustizia  nel contrasto a questo grave fenomeno.
Troppe parole continuano a rimbombare nello scenario politico italiano, le promesse elettorali continuano a rimanere tali, mentre l'economia reale continua a recedere, la disoccupazione aumenta e il potere d'acquisto delle famiglie continua a diminuire.
Le ultime elezioni hanno consegnato un quadro di incertezza delle scelte politiche degli italiani, che hanno votato con una legge elettorale che nessuno ha voluto cambiare nonostante ne avesse la possibilità.
Dalle elezioni è cresciuto il voto di protesta verso forze nuove che però, finora, hanno solo creato muri con la forze politiche tradizionali senza dare risposte concrete su quello che vorrebbero fare per il paese e la difficoltà oggettiva di dare un governo stabile e credibile al paese è uno stato di fatto.
Temi quali i costi della politica sono stati sfruttati per far leva sul popolo, ma non si è pensato che per risolvere i problemi urgenti di questi paese, sono necessarie persone capaci che, con la necessaria professionalità, siano in grado di legiferare provvedimenti che diano risposte alla risposta di concretezza che provengono dalla società civile.
Non è solo dimezzando la paga dei parlamentari che si risolvono i problemi, è necessario che i parlamentari siano di  una tale di eccellenza che con trasparenza e senso del dovere verso al nazione, eseguano con onestà di intenti il loro delicato e gravoso compito.
Certo, è apprezzabile l'intento di voler cambiare e ringiovanire il Parlamento con forze nuove ma, purtroppo, non è sufficiente, la ventata di nuovo deve concretizzarsi in effetti concreti e nella composizione di forze che possano avere, altresì, una potente voce in capitolo in ambito europeo e riescano a contribuire trasversalmente per fare quelle riforme istituzionali quanto mai necessarie che vengono decantate da tempo immemorabile e che non mai state fatte.
Comunque il cambiamento dev'essere bipartisan, tutte le forze politiche devono avere volti nuovi, perché i vecchi e soliti argomenti di questi ultimi vent'anni la maggior parte degli italiani non li vogliono più sentire.





sabato 16 marzo 2013

Papa Francesco.

Si, ho aspettato, volevo che mi passasse l'emotività per scrivere un articolo su Papa Francesco, perchè solo stemprando l'eccitazione del momento si riafferma la razionalità e veramente si riesce a scrivere qualcosa di originale.
Certo, questo mese di marzo del 2013 ce lo ricorderemo, almeno noi italiani, per le novità che stiamo vivendo di giorno in giorno.
Tanti articoli fa scrissi di Papa Wojtyla, della sua ombra che soggiace su di noi attraverso il suo ricordo indelebile, della sua personalità che ha colpito tutti: credenti e non credenti, promuovendo il dialogo con le altre religioni in quanto tutti figli di unico Dio.
La figura di Giovanni Paolo II è stata caratterizzata dalla sua essenzialità, dal suo riavvicinamento a noi tutti, alla sua umiltà.
Dopo le dimissioni di Ratzinger, col suo voler nascondersi al mondo in nome di Dio, il mondo è rimasto attonito e si è chiesto cosa stesse succedendo alla Chiesa; ma abdicare è stato un gesto straordinario e di grande umiltà che ha consentito poi l'elezione di un Papa che potesse ridare slancio alla Chiesa, una missione difficile e delicata.
Finito il conclave, ancora una volta i sondaggi hanno fallito clamorosamente da quando il Protodiacono ha pronunciato il nome del Card. Bergoglio, li si è scritta la storia.
Lo stupore e la commozione è però aumentata quando il mondo veniva portato a conoscenza del nome che il nuovo Papa si era dato: Francesco.
Il conclave è stato veramente frutto di uno straordinario lavoro dei suoi cardinali, cercando un Papa che potesse essere segno di rinnovamento e di pace.
Francesco il Santo dell'umiltà e della povertà, perseguitato dalla potente chiesa terrena come un eretico, che voleva essere l'ultimo degli ultimi, servo dell'umanità come era stato Gesù Cristo morto sulla croce.
Le prime immagini di questo Papa difficilmente potranno dimenticarsi, perché il primo, grande messaggio che ha voluto darci chiedendo la benedizione ai fedeli su di sè è stato quello di dirci "voglio stare con voi, unirmi a voi in questo cammino" nel nome di una chiesa povera per i poveri, nel segno dell'umiltà in mondo gravemente predominato dagli egoismi e dalla prepotenza, dove la materialità ha sopraffatto anche i più essenziali valori umani e dove i giovani vagano disorientati verso un futuro sempre più incerto e cupo.
Osservando anche i piccoli gesti di questo Papa in questi pochi giorni del suo pontificato, mi sono reso conto che ci troviamo di fronte all'assoluta novità che serberà tante sorprese positive, in tanti aspetti sovviene il ricordo di Papa Luciani, tra quelli di Papa Giovanni e Giovanni Paolo II.
Papa Francesco ama parlare a braccia, i promemoria scritti sono sempre intermezzati da interventi improvvisati e rivolti alla platea, come fa un buon parroco ai suoi fedeli nella sua semplicità.
A simili manifestazioni d'affetto chi ascolta non può che sentirsi a suo agio.
Ma questa personalità è frutto di una vita dura, perchè Bergoglio arriva dalla trincea, chi sta in prima linea, seppur in posizione più privilegiata, soffre come gli altri.
L'Argentina è stata terra dura, governata da dittature con crisi economiche e  povertà diffusa, laggiù Bergoglio visse con i più poveri, disdegnando e combattendo le ostentazioni di una Chiesa ricca. 
Con Bergoglio cambia un asse secolare della Chiesa Cattolica, il mondo sudamericano, cattolico è ora più vicino all'Europa sempre più laica.
Papa Francesco sono sicuro che ci sorprenderà, anzi, continuerà a sorprenderci, probabilmente con lui assisteremo ad un vero riavvicinamento della Chiesa ai suoi fedeli, in un'epoca dove scarseggiano le vocazioni e le chiese sono mezze vuote.
Nella sua prima Messa celebrata con i cardinali, Papa Francesco ha detto che la Chiesa deve camminare, edificare e confessare; camminare assieme ai suoi fedeli senza tralasciare nessuno come il buon pastore, edificare perchè l'uomo deve essere costruttivo per dare un senso alla sua vita e quindi la Chiesa deve costruire sempre quel percorso spirituale di pace per tutta  l'umanità, confessare perchè solo rendendosi conti dei propri peccati l'uomo può vivere in un mondo migliore.
La missione di Papa Francesco è dura e su questo non vi è dubbio, il mondo ha bisogno di persone come lui, che in  questo periodo storico particolare illuminino il cammino di un'umanità che vaga nel buio.

sabato 9 marzo 2013

Dopo il voto...

Riassumendo,  dopo le elezioni è cambiata la geografia politica dell'Italia, il popolo ha scelto e la sua scelta va rispettata.
C'è stato l'avvento di una forza nuova, mentre all'estero purtroppo i nostri partner continuano a guardarci con diffidenza nonostante le rassicurazioni del Presidente della Repubblica.
Forse sta cambiando qualcosa e questo gli Italiani lo sperano, ma non sperano soltanto che finisca l'austerità, che ci sia lavoro, che l'economia si rimetta in moto, vogliono che la politica sia pulita e che svolga una mission  esclusivamente a favore del popolo.
Siamo tutti angustiati dai continui scandali dove persone elette hanno approfittato della propria posizione per arricchirsi e fare i propri comodi.
Hanno munto tutto quello che potevano, hanno ingannato i propri elettori, hanno infangato l'Italia, la sua reputazione: siamo stati danneggiati tutti.
Adesso si chiede la svolta e le elezioni ne sono state la prova.
Questa situazione ha scosso la classe politica mettendola alla gogna, adesso bisognerà trovare la soluzione, la più coerente per dare un governo al paese e anche in fretta.
Di certo, la soluzione meno appropriata è quella di tornare alle urne perchè:
il voto è stata espressione libera e democratica del popolo sovrano;
non è accettabile che venga chiesto ai cittadini di tornare a votare, chi ha la responsabilità di sciogliere i nodi deve prendere atto delle scelte dei cittadini e fare!
tornare al voto con l'attuale legge elettorale probabilmente non cambierebbe di molto i risultati ottenuti.
Una cosa è certa: che adesso il popolo vuole risposte e non solo parole, la situazione dell'Italia è degradata ma non irrecuperabile, in parlamento si insedieranno persone nuove, magari inesperte, ma piene di entusiasmo e volontà, tutti gli schieramenti sono ringiovaniti e l'ora della buona e sana politica.
La gente non ne vuole più sapere di scandali, corruzione, orge, di gente indegna, è stufa.
Lo so, sono cose dette e ridette, ma penso che ripeterle non faccia mai male.
Bisogna sfatare l'idea che l'Italia sarà sempre cosi: non è vero.
L'Italia è un paese pieno di risorse, la  creatività italiana è invidiata nel mondo, la nostra forza sono le giovani generazioni, coloro i quali stanno vivendo in prima persona il contatto con la società civile.
Al sud i giovani hanno avuto il coraggio di protestare contro la mafia e con lo stesso coraggio contrasteranno il malaffare e la politica sporca, tutto è destinato inevitabilmente a cambiare, tutto.
Il segnale che ha dato il popolo in queste elezioni va considerato attentamente, il popolo ha fatto il suo dovere, ora spetta agli attori della politica democraticamente eletti a  fare il resto.






mercoledì 27 febbraio 2013

Non abbandono la croce

Non c'è dubbio: stiamo vivendo un momento storico che non coinvolge solo i cristiani e i cattolici, alle 20 del del 28 febbraio 2013, su sua libera scelta, Papa Benedetto XVI, dopo un pontificato durato quasi otto anni, sarà Papa dimissionario.
Oggi, nella sua ultima udienza pubblica seguita del mondo intero davanti ad una piazza gremita di fedeli, il Papa ha voluto parlare di sè stesso, delle ragioni delle sue dimissioni, rassicurando tutti sul fatto che "non si ritirerà a vita privata, ma continuerà a vivere per Gesù Cristo e per la Chiesa".
Il fatto storico nasce dalla novità di questa scelta sofferta da parte di un uomo che aveva accettato l'investitura petrina dimostrandosi sin da subito perseverante nella tradizione.
Con la sue dimissioni ha voluto dare un segnale forte, ha voluto dire al mondo che la figura papale deve essere in grado di colloquiare col mondo e che anche il Papa deve essere consapevole se le sue forze siano sufficienti o meno per continuare il suo uffizio.
Da quando è giunta la notizia delle dimissioni del Papa, molte sono state le opinioni al riguardo e la ricerca delle vere motivazioni hanno pervaso.
Essenzialmente i contrari hanno asserito che un Papa non può eticamente dimettersi perchè Gesù non scese dalla croce; le dimissioni sono tuttavia previste dal Diritto Canonico, semplicemente  la norma non era stata ovviamente applicata da secoli.
I favorevoli hanno invece affermato sostanzialmente che sia giusto che un uomo di età avanzata, l'unica motivazione peraltro menzionata dal Pontefice, si metta a riposo anche se Papa.
Ratzinger ha parlato di forze sempre più deboli e il Papa invece queste forze le deve avere per affrontare e farsi carico dei problemi dell'umanità e del rapporto ecumenico con le altre religioni in nome di quell'apertura cosi introdotta dal Concilio Vaticano II.
Senz'altro stupisce il fatto di un conclave in atto con il precedente Papa vivo, di avere nel prossimo futuro un Papa emerito e un Papa in carica, stupisce tutto perchè è stata infranta una convinzione, quella di ritenere che un Papa debba regnare fino alla fine dei suoi giorni.
Come dicevo anche la santità dell'incarico petrino è stato soggetto ad un balzo nel futuro della Chiesa e l'attuale Papa, con il suo gesto, ha esattamente fatto questo.
Il significato di questo fatto nuovo della Chiesa Romana può essere un preludio ad un riavvicinamento al mondo iniziato con Papa Giovanni XXIII, una chiesa vicina alla società che continui a diffondere il verbo evangelico, che continui il dialogo con tutte le altre religioni, che perseveri nella lotta alle diseguaglianze sociali   a favore dei più deboli.
Il successore di Papa Ratzinger avrà il compito di rilanciare la chiesa nella società e di tenere uniti i suoi ministri affinchè possano compiere con serenità il proprio ministero.




venerdì 22 febbraio 2013

Verso il voto

Mai come questa volta il popolo italiano si  troverà in imbarazzo nella scelta di chi dovrà rappresentarlo nel corso della prossima legislatura.
La campagna elettorale che sta per concludersi è stata affannosa e confusionaria, è stata una corsa alle promesse che difficilmente verranno mantenute sin dal giorno dopo le elezioni, nel corso del periodo elettorale sono apparsi diciamo i "soliti scandali" volutamente messi in risalto dai media al fine di influenzare l'opinione pubblica.
Certo, il caso grave di MPS fa riflettere e sconcerta, la vicenda giudiziaria della banca più antica del mondo, se letta nel giusto verso è un po' il riassunto del malaffare finanziario italiano che, purtroppo, non fa che rendere sempre più inaffidabile la nostra immagine nazionale.
Anche qui a  pagarne le conseguenze non saranno, paradossalmente, gli autori dell'oscura  faccenda ma i cittadini, i risparmiatori, coloro che avevo affidato i loro patrimoni costruiti a fatica, frutto del loro onesto lavoro.
I responsabili saranno sottoposti ad una giustizia lenta e ferruginosa non al passo con i tempi, procedimenti annosi che si concluderanno solo al terzo grado di giudizio quando la gente se ne sarà quasi dimenticata e cosi gli artefici l'avranno fatta franca grazie alle prescrizioni, alle attenuanti ed ai mille rivoli delle arringhe giudiziarie.
Ma, tornando alle elezioni, la sensazione percepita riguardo agli scandali che toccano questa o quella fazione politica è che tutto sia finalizzato come sempre alla strumentalizzazione potenziata dai giornali e dalle tv sempre condizionati dalle correnti politiche.
Nel corso della campagna elettorale, tutto è stato detto contro tutto da parte di molteplici correnti politiche personali che hanno frammentato il quadro dei partiti portando solo una grande confusione. 
Annunci clamorosi tali creare suggestione, povertà di contenuti, programmi approssimativi per la maggior parte irrealizzabili a causa della grave situazione finanziaria del paese e delle sue contraddizioni ma, soprattutto, la presenza di una politica non più credibile, ingessata nei suoi preconcetti e nelle sue ideologie, che continua a lanciare quel messaggio di immobilismo di un'Italia che non  riesce a cambiare.
E' intanto il popolo, vessato dall'ultimo governo tecnico, osserva sconsolato senza alcun ottimismo e vede un futuro sempre più incerto e difficile.
Da qui la tendenza a disertare le urne certo: il voto è un diritto non un dovere ma non andare significa, purtroppo, non concorrere a fare del voto larga espressione nel sillogismo di elezioni che non porteranno a rappresentare il vero consenso popolare.
Mai come adesso, rispetto al passato, c'è certezza sui risultati, i sondaggi hanno dato indicazioni ma non  possono fornire le reali intenzioni di voto, una cosa è certa: o continuerà il discorso politico che c'è stato finora che ha portato inevitabilmente l'Italia al declino,  oppure ci sarà un svolta epocale, comunque nulla è dato per scontato.
Purtroppo, attualmente,  in Italia manca una figura, e non c'è nelle attuali offerte politiche, che possa fermamente dare risposte concrete alle richieste dei cittadini e cominciare veramente una nuova era politica, almeno cosi credo.
La politica della protesta, tuttavia, otterrà sicuramente risultati apprezzabili a quanto pare.
Staremo a vedere.