mercoledì 14 dicembre 2011

Clima natalizio?

In un pomeriggio di questi giorni, camminavo, a fatica, tra le gente nel cuore di una città italiana in una fiera natalizia. Era una folla schiacciante, rumorosa, che senza nessun pudore assaliva le bancarelle, travolgendo tutto; si, è un quadro esagerato, sicuramente, ma volevo dare un'idea come quando si osserva la Guernica: il colpo d'occhio è pervaso da un movimento caotico dove Picasso voleva far comprendere le atroci sofferenze dalla guerra civile spagnola.
La folla dove ero immerso non era una guerra, ma la gente era violenta come in una guerra, dove uno è contro l'altro avvolto nel suo microcosmo personale, sordo, ceco, stretto nel suo egoismo.
Ad un certo punto, dentro questa folla, scorgevo un'anziana donna, era storpia, con una tazza in mano chiedeva l'elemosina dicendo "buon natale"; in quel mentre un'altra donna con le mani piene di regali, alla richiesta di carità le si rivolgeva bruscamente dicendo "ma vada via e si vergogni!", io le mettevo un euro nella tazza e la povera donna mi ricambiava con un sofferente sorriso.
In quel preciso istante, assistendo a quell'episodio così incivile volevo urlare a tutti i presenti nella via dicendo "ma che Natale volete festeggiare? Che significa per voi clima natalizio? Vi ricordate cosa si ricorda con il Natale e cosa dovrebbe essere?
Perchè quella donna si sarebbe dovuta vergognare? Perchè era povera e sfortunata, ridotta all'elemosina, motivi ritenuti validi per spogliarla della sua dignità?
In questa società dove l'indifferenza e l'egoismo hanno esautorato l'amore verso il prossimo, rendendoci partecipi ad episodi come come quello che ho narrato, come possiamo essere degni di parlare del Natale?
Questa società ha costruito un Natale basato sul consumismo, l'egoismo e l'ingordigia, dove l'uomo ha dimenticato i propri valori e il senso dell'amore; ognuno si è arroccato nel proprio individualismo, errando senza meta nella più assoluta cecità.
Dire a Natale siamo tutti più buoni è pura demagogia, è il trionfo dell'ipocrisia, tutto l'anno dovrebbe essere Natale perchè l'amore e al solidarietà non hanno tempo, dovrebbero essere presenza costante in noi stessi  ogni giorno, ogni ora.
La magia del Natale non dovrebbe essere insita nel regalo materiale, nel sorriso di circostanza, negli auguri obbligatori, ma nella solidarietà, nel conforto morale e materiale, rivolgendosi a chi è più sfortunato di noi, conferendogli dignità e rispetto, perchè siamo tutti uguali su questa terra.


domenica 11 dicembre 2011

Meritocrazia

La meritocrazia dovrebbe essere un qualcosa di ovvio, figlia della trasparenza e della coscienza civile globale; dovrebbe insidiarsi per ogni dove in Italia come nel mondo, appartenerci, restituendoci quel senso di fiducia, di sicurezza che purtroppo non abbiamo.
Il problema del considerare la meritocrazia un aspetto secondario è il male più deleterio, che ha avvolto come un cancro la società civile, rendendola instabile, debole.
Premetto che la meritocrazia è venuta meno non solo in Italia, ma anche all'estero; ovviamente la percezione diretta l'abbiamo  nello stato in cui viviamo: l'Italia.
Il problema riguarda, purtroppo e soprattutto, la pubblica amministrazione all'interno della quale è stata da sempre attuata la politica clientelare e delle raccomandazioni per incarichi di ogni livello, inserendo nell'apparato pubblico personale inadeguato e incompetente.
E' un malcostume, quello delle raccomandazioni, che ha contribuito ad una costante e graduale perdita di efficienza dell'apparato pubblico diretto esclusivamente a servizio dei cittadini.
Un concorso pubblico vinto da meritevoli, non sarebbe solo un sicuro investimento per la pubblica amministrazione,  ma la risposta in tema di efficienza e professionalità che il cittadino attende,  infondendogli  fiducia e sicurezza nei confronti dello Stato.
La meritocrazia si associa spesso al nepotismo, in quanto determinate categorie professionali rimangono di esclusivo appannaggio in nome di distorte tradizioni che ricordano l'epoca feudale.
Nel tessuto sociale moderno e occidentale, purtroppo, si riconosce ancora l'esistenza, seppur non canonizzata, di caste ben definite che prevaricano le regole meritocratiche.
La soluzione per smantellare un sistema cosi radicato non deve essere considerata utopistica ma certo non ha effetti immediati, se si vorrà avere in futuro una società più giusta bisogna aver fiducia nei giovani, i quali devono comprendere e frenare i comportamenti anti etici, capire che il futuro si costruisce con l'impegno e la serietà d'intenti senza dover ricorrere ad abietti stratagemmi e comprendendo che ognuno, qualunque sia l'estrazione sociale, ha diritto di elevarsi ai massimi ranghi.
Se avvieremo sin d'ora iniziative atte a disfare un sistema viziato e pericoloso ai fini della costruzione di una società che sia capace di dare il giusto alle persone meritevoli e degne, consegneremo ai nostri successori un mondo sicuramente migliore e più libero.


lunedì 5 dicembre 2011

Solitudine

In questo nostro mondo, una piccola sfera vagante nell'universo infinito, ci rapportiamo spesso ad esso nella solitudine del cosmo; non sappiamo se in quello spazio immenso, del quale difficilmente comprendiamo la vastità, non riuscendo a validare nella nostra mente il concetto di infinito, siamo veramente soli e se vi siano altri mondi con altre vite ed altre dimensioni.
E' una solitudine, la nostra, che entra nel nostro io ed abbraccia la nostra esistenza; per questo nell'arco della vita siamo continuamente portati a cercare relazioni sociali causa la paura, inconscia, di restare soli; quindi: solitudine del genere umano nella vastità dell'universo e solitudine individuale dentro il nostro mondo, da qui la costruzione di un nostro personale microcosmo che parte dalla famiglia d'origine e, se questa non c'è, da noi stessi, a volte questo processo non nasce o si interrompe nella sofferenza della solitudine, sofferenza perchè l'uomo, essere sociale come la gran parte degli esseri viventi è spinto per sua natura ad intrecciare relazioni sociali ai fini della sopravvivenza.
La solitudine è stato tema costante trattato da tutti: filosofi, letterati, musicisti, pittori; è stata studiata dagli scienziati, il Leopardi ne fece il baluardo della sua esistenza e della sua produzione letteraria, per Beethoven fu una compagna costante nelle sue struggenti vicende amorose trasfusa nelle sue opere musicali.
Solitudine è sinonimo di sofferenza, abbandono, oblìo, dove l'uomo non trova più sè stesso; raramente l'uomo si ritrova nella solitudine.
Non essere soli equivale a dare senso alla propria vita, a dare quello stimolo che rende viva l'esistenza.
La persona sola va aiutata, considerata, al fine di consentirle di riacquistare la propria autostima e per questo bastano piccoli gesti che per il destinatario hanno però grande valenza per ricostruire quel microcosmo che riteneva perduto per sempre.