giovedì 21 novembre 2013

Occhi ancora senza speranza

In precedenti articoli ho parlato di crisi, guerre  e alluvioni, sono passati due anni, il tempo è volato come in un lampo ma, paradossalmente  tutto è rimasto indissolubilmente immobile e stagnante.
L'uomo si è fermato? O forse è incapace di affrontare i propri problemi? Siamo di fronte ad una recrudescenza della nullità? 
Percorsi tortuosi che non si riescono a superare, tunnel interminabili che come vortici avvolgono tutto e tutti, un buco nero?
Corsi, ricorsi e straricorsi storici che puntualmente si presentano nella vicenda umana, in una società priva di memoria che continua, imperterrita a commettere gli errori del passato.
E' un brutto periodo questo, ma anche le precedenti epoche non lo sono state da meno.
Tutta questa premessa, forse troppo pessimistica, o forse no, per manifestare e affermare l'assoluto immobilismo della nostra epoca, frutto di uno sviluppo troppo rapido che ha travolto come uno tsunami la società. Una gradualità mancata, causata da un processo evolutivo troppo rapido.
In poco più di un secolo, l'uomo ha inquinato cosi tanto da mettere in serio pericolo l'equilibrio dell'intero pianeta, il progresso economico e tecnologico ha creato mostri prevaricatori che hanno fatto mettere in dubbio lo stesso nostro modo di vivere.
Una società dove il denaro la fa da assoluto padrone, a scapito degli strati più deboli della popolazione e in qualunque nazione del mondo, una situazione responsabile dell'attuale crisi planetaria, dove un ridondante sistema dinamico al suo interno ma stagnante verso l'esterno, non riesce più a creare sviluppo, che ha prevaricato l'economia finanziaria sull'economia reale.
L'esempio più grave l'abbiamo in Europa, dove gli Stati sono ormai incapaci di gestire autonomamente le proprie economie a causa di un sistema finanziario non regolamentato e sottoposto al libero arbitrio dei mercati e delle banche, a loro volta veicolati da inafferabili  strapoteri economici.
La globalizzazione continua  a mietere vittime e diverse nazioni d'Europa, Italia compresa, stanno pagando a caro prezzo tutto questo.
Forse sono cose che ho già detto, ma voglio ripeterle.
Se tutto fosse stato ben gestito non l'avrebbe fatto l'uomo, perchè in tutta questa gigantesca vicenda sono stati protagonisti in assoluto l'egoismo e il relativismo umano, tutto in nome del dio denaro.
Un sistema che ha aumentato miseria e povertà, distrutto ecomomie, devastato popoli, in un processo irreversibile.
E' triste dover pensare che l'uomo moderno sia stato un fallimento di sè stesso e che non sapremo cosa lasciare a nostra testimonianza ai posteri.
In questa guerra economica globale, ogni iniziativa per consolidare il tessuto sociale e tutto ciò che è necessario per il buon vivere civile è stata evitata o rimandata.
La recente alluvione della Sardegna stupisce e emoziona, ma era prevedibile e forse almeno parzialmente evitabile se la situazione infrastrutturale di sicurezza abitativa e delle acque fosse stata  buona, ma nonostante le innumerevoli alluvioni italiane, la politica e la burocrazia hanno osteggiato da sempre investimenti strutturali per fronteggiare il dissesto idrogeologico, anzi, taluni scellerati nostri rappresentati hanno da sempre, in quanto collusi con mafie e malaffare, favorito addirittura l'abusivismo edilizio che ha degradato e messo in pericolo il territorio.
Nonostante le entrate dello stato fossero esigue, si è continuato a spendere smisuratamente denari pubblici senza investire nelle infrastrutture necessarie allo stato sociale, strozzando di tasse il popolo.
Si continua a parlare di spending review, una generalizzazione troppo ampia per argomentare la pluralità delle spese statali e il sistema di gestione delle stesse, il bilancio dello Stato è una materia complessa e, come al solito, i media focalizzano ciò che può colpire la suggestione dell'opinione pubblica, il problema non sono solo le auto blu o gli stipendi dei parlamentari, in termini di sprechi c'è molto di più che si insidia in ogni ramo della Pubblica Amministrazione.
A causa di tutto ciò, oggi negli occhi della gente non si vede la speranza, quella speranza che c'era  invece nel dopoguerra quando si voleva ricostruire l'Italia, è tutto estremamente triste.