venerdì 11 novembre 2011

Alluvione: perchè?

Era l'ottobre del 1970 ero dai miei nonni, loro abitavano al secondo piano di un vecchio palazzo dopo Staglieno, sotto il viadotto dell'autostrada, iniziò a piovere, dalla finestra della cucina vedevo il sentiero a gradini che saliva verso il monte trasformarsi in un torrente.
Era la cupa sera dell'alluvione di Genova.
Nel buio la pioggia incessante stava ingrossando il Bisagno e tutti i suoi affluenti, mio nonno aveva chiuso tutte le finestre, nella notte mi nascosi nel letto, impaurito,  mentre il boato dell'acqua del fiume che invadeva tutto mi penetrava, un rumore sinistro che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita, io, bambino, pensavo che finisse il mondo, inghiottito da un mostro invisibile.
In quella notte terribile l'acqua invase tutta la valle del Bisagno, violò la sacralità del cimitero di Staglieno, irruppe ovunque trascinando automobili, alberi, ponti e persone; l'onda arrivò fino al centro della città: un mare di fango assassino inghiottì, nel cuore, Genova.
Come dimenticare la vista, dall'alto della tromba delle scale, dell'acqua che aveva invaso il portone, il rumore della gente che camminava nel fango, il vociare dei vicini di casa che in dialetto si chiedevano cosa stesse succedendo, mentre in lontananza si sentiva il suono delle campane delle chiese che si confondeva con lo scrosciare sinistro dell'acqua.
Come dimenticare le auto accartocciate una sull'altra, le strade piene di fango, i ponti crollati e la disperazione di chi aveva perso tutto in quella notte maledetta.
Eravamo in casa, prigionieri, fortunati solo per non essere al piano terra come tanta altra gente.
E' un ricordo tremendo che non dimenticherò mai.
Quando il 4 novembre ho sentito le prime notizie arrivare da Genova ho detto: ecco ci risiamo, in 41 anni le cose non sono cambiate, il mondo si evolve, ma certe cose restano sempre le stesse, immobili.
Mi sembrava di rivedere le stesse scene del '70 ma a colori, ma il grigio della tragedia e gli occhi della disperazione erano gli stessi: Genova, una delle più importanti e moderne città italiane, era di nuovo in ginocchio dall'alluvione.
Inutile, a mio avviso, addossare le colpe all'ultimo sindaco o all'ultimo responsabile, perchè, semplicemente, si continua a far finta di non sapere che le cause delle alluvioni a Genova, come nel resto della Liguria, sono ricunducibili all'incuria manifesta dei greti dei torrenti, nell'aver coperto gli alvei ed averli trasformati in strade, nell'avere selvaggiamente edificato ecomostri ai tempi d'oro della speculazione edilizia; l'acqua si riprende i suoi spazi, tutto qui.
Il torrente Fereggiano ne è l'esempio, tra l'altro, ancora più assurdo: dal Monte di Quezzi scende questo torrente strozzandosi letteralmente in una conduttura e proseguendo tutto il resto del suo percorso sotto la strada, anche chi è ignorante in idraulica può capire che la portata d'acqua non può essere costante da una sezione grande ad una piccola, provocando la diminuzione della velocità del fluido con l'esondazione dello stesso: è il principio dell'acqua in un imbuto.
Ma le colpe non vanno solo a chi ha dissestato l'ambiente per fini economici e politici, vanno anche a chi non ha provveduto ad affrontare la problematica delle acque e a chi ha iniziato a realizzare opere pubbliche per cercare di risolvere questi problemi utilizzando quantità enormi di denaro pubblico, lasciando poi i lavori incompiuti  per mancanza di ulteriori fondi, per assurdi problemi burocratici o perchè stoppati dalla magistratura in quanto correlati ad oscuri fatti penalmente rilevanti dovuti a corruzione, appalti illeciti ed infiltrazioni della criminalità organizzata.
Alla fine chi ne paga le conseguenze di tutto ciò?
I cittadini onesti che pagano le tasse, che dovranno ricominciare tutto da capo perchè l'alluvione ha distrutto tutto, consapevoli dell'inerzia di un sistema, tipicamente italiano, che una volta finito il clamore del momento, tornerà a non interessarsi, per asseriti problemi economici e di chissà quale altro tipo o altre scuse, del dissesto idrogeologico e l'acqua, bene di tutti, elemento prezioso della nostra vita, continuerà a trasformarsi in un feroce mostro devastatore ad assassino.



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