domenica 14 agosto 2011

Il nostro mondo è veramente evoluto?

Il nostro mondo lo riteniamo evoluto, ma ne siamo veramente sicuri?
Forse ci ha accecato il numero "2000", una porta che sembrava ci sbalzasse direttamente nel futuro, che sembrava ci lasciasse alle spalle e per sempre un millennio iniziato in pieno medioevo.
Tante cose sono state dette ma poche cose sono state fatte dopo il 1° gennaio 2000: doveva essere una data storica, le generazioni che la vivevano erano tra coloro che potevano dire di essere vissuti a cavallo di due millenni, una cosa fantastica a quanto pare.
Si pensava che tutto il mondo, dopo il 2000, si sarebbe vestito di quell'aria futurista, forse anche un po' sterile, ma innovativa, moderna dove l'uomo avrebbe vissuto vestito della sua tecnologia un pò come nei cartoni de "I Pronipoti", con gente scintillante, ricca, città piene di torri e macchine volanti, la definitiva conclusione del passato, vissuto nella fatica, nella povertà e con le guerre.
Si, ho divagato, con lo stesso stato emotivo che vivevo da bambino, quando pensavo al futuro, a quel mondo in cui sarei vissuto da grande, da vecchio, erano sogni sorretti dalla speranza di un mondo diverso che aveva risolto, finalmente, i suoi problemi di povertà, fame, disuguaglianza, ingiustizia, malattie, guerre: un'utopia; si, perchè l'umanità non si è avvalsa affatto delle esperienze della storia dalla quale trarre insegnamento, ha continuato a seguire i suoi istinti senza voltarsi indietro e senza andarsi a guardare dentro, cieca e sorda.
Il risultato è stato che ora, all'undicesimo anno dell'era 2000, il mondo continua a patire sofferenze come in passato, dilaniato da conflitti, miseria e ingiustizie, et etiam, continua a viaggiare a velocità diverse: un mondo composto da mondi diversi nei quali, con modalità altrettanto diverse, c'è una continua violazione dei fondamentali diritti dell'uomo e la negazione dei suoi  bisogni primari.
Che ci sia una parte, quella dominante, di mondo, tecnologicamente progredita in grado di gestire grandi interessi come quelli economici e di mercato non significa affatto che il mondo, nel suo complesso abbia raggiunto un grado apicale, in relazione al tempo, della sua evoluzione.
A prescindere dai singoli contesti culturali,  ritengo che fino a quando l'umanità intera non garantirà fino all'ultimo dei suoi componenti i più elementari diritti, questo nostro mondo non potrà mai ritenersi progredito, ma questo si sa, è utopia.
Nel mondo continua ad insistere un sottobosco di sofferenza enorme con un un occidente opulento e sprecone in contrapposizione al Sud del mondo misero e affamato, indignarsi non basta.
Ma tutto passa segnato dall'indifferenza e, in parte, dalla rassegnazione, forse è l'assenza di speranza dettata dall'impotenza soggettiva di poter cambiare le cose, correlata ad una crescente generale mancanza di rispetto della dignità umana, questa una costante che nel nuovo millennio doveva definitivamente decadere.

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