mercoledì 14 marzo 2012

Volare

Volare, sogno dell’uomo, sogno di ogni uomo, nella simbologia del comportamento umano vuol dire cambiare il punto di vista del nostro mondo.
Volare significa anche chiudere gli occhi e lasciare la realtà divagando con la fantasia, lasciando alle spalle le vicende della vita con le sue preoccupazioni e le sue angosce.
Volare è dare spazio alla nostra creatività dalla quale scaturisce il bello, il geniale, la parte migliore di ogni individuo in assoluta libertà, rimettendo a se stessi ogni decisione, è un viaggio verso l’ignoto e l’irraggiungibile, è la sfida dei limiti.
Quando l’uomo si accorse degli uccelli, nacque forse la prima invidia, perché loro riuscivano a raggiungere luoghi irraggiungibili, forse era la prima volta che l’uomo primitivo, seppur nella sua grettezza di primate, capiva che esistevano delle limitazioni, degli handicap.
Il peso di sé stesso costringe l’uomo a muoversi orizzontalmente sulla faccia del pianeta ma non verticalmente: è la limitazione della libertà, è la negazione di quel sentimento di onnipotenza che tutte le civiltà hanno sempre attribuito ad esseri sovrannaturali, ad un dio.
Per questo il volare meccanico è stato distinto dal volare allegorico dove l’uomo simboleggia il suo bisogno di dare alla vita un approccio diverso spinto dalla voglia quasi fisica di andare oltre la realtà, nel surreale e nell’utopico.
Il bisogno di volare verso un mondo diverso, forse effimero, nasce essenzialmente dall’angoscia che insiste nella realtà della vita, il volare è inteso quale fuga verso un vivere diverso che nell’immaginario sia una sorta di eden consci della sua irraggiungibilità, ma in questo contesto converge anche il bisogno, già accennato prima, di dare sfogo alla fantasia e alla creatività che contribuiscono in modo determinante ad alleviare il presente con i suoi problemi e le sue angosce: è il senso delle arti in tutte le loro espressioni.
Leggere un libro nel silenzio di una stanza, ascoltare o addirittura suonare un notturno di Chopin, incantarsi davanti ad un’opera d’arte fa volare, perché, anche per pochi attimi, ci stacchiamo dalla realtà liberandoci dai suoi pesi; dare sfogo alla nostra creatività e fare qualcosa che ci dia soddisfazione, che ci piaccia, ci libera dalla schiavitù di una società sempre più frenetica e grigia, che ha perso il senso di centralità dell’individuo.
L’uomo contemporaneo ha bisogno di volare, in un mondo sempre più corrotto dall’oscurità e dal dolore in una continua sovrapposizione di bene e male; è un bisogno di luce, di colori, di profumi e di amore, un mondo che dovrebbe essere la realtà ma è, invece, un sogno.

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