venerdì 20 settembre 2013

Manca un futuro di speranza

Mentre assistiamo attoniti al carosello mediatico del teatrino della politica italiana, ormai stanchi del susseguirsi di eventi e situazioni guardati all'estero con senso di distacco, noi cittadini italiani continuiamo a guardare dalla finestra semmai possiamo scorgere, in lontananza, un futuro di speranza.
Non lo vediamo. Forse non l'abbiamo mai visto. Forse l'avevamo visto, tanto tempo fa.
Siamo i nipoti della guerra, dopo di essa l'Italia si rimboccò le maniche e si ricostruì, tempi ormai remoti.
Oggi la situazione è cambiata, dopo quella ricostruzione e tutti gli avvenimenti che contribuirono a fare dell'Italia una delle prime potenze economiche del mondo, siamo ormai da anni in una situazione di stallo sia politica, sia economica.
Padrona di questa situazione dalla quale non si riesce a uscire è la perenne instabilità politica e l'incapacità di gestire quell'economia finanziaria che, pesantemente, soffoca l'economia reale, il vero volano di una società.
Legati a logiche europee tecnocratiche, l'Italia si trova ingabbiata con le stesse sue mani: impegni presi e da onorare con, di contro, una disastrosa situazione finanziaria legata la debito pubblico.
La necessaria rigidità e autorevolezza di un governo attualmente manca e ora, come non mai, sarebbe più che indispensabile.
L'Italia non riesce a guardare al futuro, incancrenita dai suoi mali più insidiosi e, agli occhi dei partners occidentali, continua a mostrarsi quale nazione sempre più povera e ingovernabile.
Si ricomincia a parlare di emigrazione e non solo al Sud, tristissimo, aumenta la disoccupazione.
Non si riescono ad attrarre investimenti dall'estero e la recessione dell'industria continua in modo inarrestabile.
In un quadro cosi drammatico, che connota una tipica situazione di stallo, i cittadini continuano a pagarne le conseguenze e non solo in termini economici.
Basta fare dei giri per le fabbriche, quelle piccole e medie, dove esiste ancora una figura fisica di imprenditore spesso legata alla famiglia, guardando negli occhi queste persone si coglie subito un grande stato di disagio.
Clienti che non pagano, specie gli enti pubblici! commesse diminuite, banche che non fanno credito, operai spesso lasciati a casa in cassa integrazione per mancanza di ordini, l'incidenza fiscale sempre più pesante: un quadro a dir poco desolante. Le fabbriche che falliscono fanno morire il lavoro e tutto l'indotto che gira attorno a esse, in un effetto domino devastante, manca la liquidità, manca il denaro, ma questo dov'è? 
Nelle banche, i veri protagonisti dell'economia attuale legate all'economia finanziaria speculativa, lontane ormai da quella missione di credito che originariamente avevano.
Un sistema bancario gestito ad hoc per realizzare facili profitti basati sulla speculazione finanziaria e non al servizio dei cittadini e delle imprese quindi dell'economia reale basata sulle persone e sul loro lavoro; banche che per accedere al credito, semmai venga concesso, pretendono garanzie onerose sui beni delle imprese, in pratica se il debito non viene onorato la banca si prende l'impresa.
Con questo sistema fallace difficilmente l'economia italiana potrà ripartire, specialmente se continueremo ad attuare politiche troppo agganciate alle commissioni europee e alle logiche di bilancio,  lontane dai cittadini che non intravedono nessun futuro di speranza.


Nessun commento:

Posta un commento