venerdì 28 ottobre 2011

Crisi

Crisi è una parola che ormai imperversa continuamente ovunque, basta aprire un giornale, sfogliare le notizie su internet parlare in giro con la gente.
Crisi nazionale, europea, mondiale, crisi nella crisi, stato di crisi, crisi economica, crisi del lavoro, crisi dei consumi, si può andare avanti all'infinito.
Parlando dell'Italia si fanno, si colgono differenze circa la crisi: il Nord industriale sta subendo gravi ripercussioni sul mercato dovute alla concorrenza di altri emergenti soggetti economici esteri, tuttavia, in determinati settori riesce a sostenere, seppur in parte, la competitività grazie all'esclusività dei prodotti e alla loro qualità, purtroppo la competitività, in termini di offerta sul mercato, è stata ottenuta, anche troppo spesso, allocando unità produttive al di fuori del territorio nazionale laddove la manodopera è a più basso costo, ciò però a inevitabile discapito dell'occupazione nazionale. Molti operatori sono però riusciti a conservare posti lavoro grazie a valide strategie di mercato andando a reperire clientela in paesi in via di sviluppo, spostando quindi gli assi commerciali e con buoni risultati; la crisi del lavoro, tuttavia, si è creata anche per il diverso tipo di richiesta di occupazione, tante aziende non reperiscono operai specializzati, talvolta, pura manovalanza, che viene attinta dalla pletora di cittadini stranieri che entrano nel territorio nazionale; il settore agricolo sopravvive grazie soprattutto alla manodopera straniera, purtroppo e troppe volte sfruttata e gestita, soprattutto al Sud, dalla criminalità organizzata.
Lo stato di crisi dell'imprenditoria  ha favorito il ricorso a rapporti di lavoro ritenuti più convenienti in termini di costo, diversi dal rapporto di lavoro dipendente a tempo determinato, facendo dilagare lo stato di precarietà del mondo del lavoro.
Per gli imprenditori pressione fiscale eccessiva, scarso giro d'affari dovuto alla costante diminuzione del potere d'acquisto e la difficoltà di restare sul mercato a causa della inconstrastabile concorrenza di taluni paesi esteri come la Cina, sono le cause principali di questo stato di stagnazione dell'economia che non rende possibile nuovi investimenti portando ad una inevitabile recessione.
Non sono da sottovalutare inoltre, per l'Italia, l'economia sommersa e il mercato illegale, un'economia parallela che complica notevolmente la situazione nazionale e fa perdere enormi entrate tributarie alle casse dello Stato oltre a favorisce la concorrenza sleale.
Soluzioni? Guardarsi intorno, mettere da parte l'orgoglio nazionale e cogliere soluzioni dai nostri partners europei a partire da una vera riforma del sistema tributario ed emanare seri provvedimenti che consentano un vero ed efficace contrasto all'evasione fiscale anche in termini di sanzioni, perchè solo se tutti contribuiranno alle entrate erariali sarà possibile diminuire conseguentemente la pressione fiscale, favorendo cosi le imprese e i consumi, migliorando lo stato di crisi economica.
Discorsi scontati e utopici? Qualcuno lo penserà sicuramente, soprattutto pensando che in Italia basso è il senso civico e chi evade le tasse è stato considerato finora sempre "un furbo" e non "un ladro".



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