venerdì 10 giugno 2011

Gli anni '70

Dopo tanti anni forse la gente dimentica: i ricordi si affievoliscono, le nuove generazioni lo studiano solo a scuola. Parlo di un periodo che poteva essere esaltante sotto certi aspetti ma mortificato, infangato, insanguinato, parlo degli anni '70, anni di piombo.
All'epoca quelli della mia generazione erano ragazzini, erano anni bui, la televisione ogni giorno raccontava dei tragici fatti di cronaca del terrorismo, un qualcosa di oscuro, feroce, sovversivo che ingrigiva le nostre giornate, il cui eco rimbombava in modo assillante anche nei nostri cuori di bambini.
Come dimenticare gli attentati a magistrati, poliziotti, istituzioni, le stragi e le rivendicazioni che puntualmente apparivano dopo ogni singolo atto terroristico?
Le vittime del terrorismo cadevano nell'adempimento del dovere per uno Stato colpito al cuore, uno Stato che forze oscure volevano sovvertire con frange armate, organizzate, la strategia della tensione attuata da un nemico invisibile e in casa nostra, che coltivava le sue reclute nelle università guidata da ideologie antidemocratiche e sovversive.
Erano tempi molto duri per tutti, dei quali ricordiamo immagini in bianco e nero, dove non poteva essere più garantito al cittadino il suo diritto alla sicurezza e alla incolumità personale; tutto si vorrebbe dimenticare, archiviare per sempre, ma come dimenticare le vittime e come dimenticare quei magistrati e quelle forze dell'ordine che in quegli anni combatterono tenacemente, duramente e al caro prezzo della propria vita?
Non dimentichiamo, cerchiamo di mantenere vivi i ricordi e onorare la memoria di tutti i caduti e che non si dimentichino le loro famiglie che ancora oggi rivendicano giustizia.
La nostra attuale società distratta troppo spesso dal suo frenetico e compulsivo stile di vita, non è più in grado di fermarsi a riflettere e di dare uno sguardo al passato, nella proiezione cosmica e assoluta verso un futuro dove però è necessaria una riaffermazione dell'uomo e dei suoi valori, dove è necessario uscire dal relativismo dei nostri tempi.
Riflettere e comparare ieri e oggi per dare un giudizio più obiettivo sulla qualità della nostra società, dovrebbe far assurgere alla conclusione che la società di oggi, e mi riferisco questa volta a quella italiana, sia migliorata rispetto a quella di quarant'anni fa, tuttavia si deve fare ancora tanto e solo con il contributo di tutti si può sperare in un futuro non conosca più, per sempre, periodi come quello degli anni di piombo.
Ora che la società è proiettata nel terzo millennio, forse non si vuole pensare troppo al passato, specialmente alle cose tristi, resta però il fatto che tanti fatti tragici di quel periodo sono rimasti impuniti e i familiari delle vittime non hanno ottenuto la dovuta giustizia, misteri che rimarranno tali o un giorno si saprà tutta la verità?

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