lunedì 16 maggio 2011

Gli italiani e la politica

Dopo una turbolenta campagna elettorale fatti di comizi, baruffe, insulti e coloriti talk show, eccoci al dunque: stanno ormai consolidandosi i risultati delle scelte degli italiani chiamati ad eleggere sindaci e presidenti  di provincia, un significativo numero di elettori che, chiamato ad esprimere il proprio voto, ha ribaltato in taluni casi le previsioni, facendo capire che dentro l'urna tutto può cambiare e nulla è scontato.
Certo le amministrative sono le elezioni più vicine al popolo, infatti è più vicina la percezione di un sindaco che di un ministro, sono tuttavia un segnale che in una democrazia va tenuto in seria considerazione da parte delle forze politiche sia di maggioranza sia di opposizione, è un momento di riflessione che serve a far capire che orientamendo deve prendere la politica nel prossimo futuro. Bisogna sicuramente prendere in seria condiderazione l'affluenza al voto,  un termometro che misura il grado di affezione degli elettori, in questa tornata non è stata esaltante.
Per il resto  l'analisi del voto da parte delle forze politiche non sarà obiettivo, dati i diversi fattori che intervengono specialmente nelle elezioni amministrative.
Sicuramente, si continua a vivere in  un clima di grande incertezza, dove però solo una piccola porzione d'Italia si interessa veramente ai problemi sociali, una grande fetta, invece, è solerte solo alle critiche ed a un modo di vivere isolato basato sul "tanto ci pensa qualcun altro", facendosi condizionare molto facilmente dalle suggestioni collettive; sarebbe molto importante che si diffondesse una cultura dell'informazione e dell'analisi razionale, si dovrebbe leggere molto di più e ascoltare di meno la propaganda, capire anche bene come funziona la macchina politica, le istituzioni, capire che, tuttavia, amministrare uno stato con tutti i suoi problemi non è poi così semplice e che qualsiasi provvedimento in qualsiasi materia non produce mai effetti immediati, inoltre sarebbe interessante avere anche uno spirito comparativo rispetto al passato: fino a vent'anni fa i governi duravano al massimo un anno, adesso tirano verso l'intera legislatura, sembrerà strano ma questo è un fatto sorprendente in uno stato dove l'instabilità politica è sempre stata sovrana, ci lamentiamo che la buracrazia è soffocante, ma ci siamo dimenticati di quando negli uffici c'erano solo rumorose macchine da scrivere e on line c'era solo la cornetta del telefono, diciamo di essere poveri, e in parte è anche vero, ma trent'anni fa eravamo veramente meno poveri? La crisi  imperversa, ma non ci ricordiamo della grande crisi dell'industria degli anni 80 e della terribile svalutazione della lira nel luglio del 1985. Pensandoci bene, tuttavia, tante cose sono migliorate e sotto tanti aspetti siamo maturati anche nella politica, certo non ancora del tutto, una cosa è sicura: che alle volte il pessimismo sfrenato non è proprio salutare e che in Italia, tutto sommato, non si vive poi cosi male come ci vogliono far credere.

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